Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Trentodoc, sono i giorni di “Bollicine sulla città”. E Zanoni fa il punto sul futuro

04 Dicembre 2014
trentodoc_bollicine_sulla_citt trentodoc_bollicine_sulla_citt

Si sta svolgendo a Trento, la manifestazione “Trentodoc Bollicine sulla città”, l'evento voluto da Istituto Trento Doc e Camera di Commercio con il supporto della Provincia autonoma di Trento per far scoprire a operatori, wine lovers e turisti il metodo classico trentino.

 
Per diciotto giorni, (dallo scorso 27 novembre e fino al 14 dicembre), le bollicine di montagna saranno protagoniste indiscusse (leggi l'articolo in questa pagina per saperne di più). Fulcro della manifestazione le sale di Palazzo Roccabruna, oggi Enoteca provinciale del Trentino, un tempo nobile dimora al centro delle vicende del Concilio di Trento.
Per saperne di più e per avere ulteriori aggiornamenti sulla realtà dell’Istituto Trento Doc, ne parliamo con il presidente Enrico Zanoni. La chiacchierata è stata l'occasione per fare il punto delle prospettive di questo spumante italiano. 

Un evento di grande risonanza in prossimità delle feste natalizie. Cosa rappresenta per l’Istituto e cosa prevede nello specifico?
“È un appuntamento annuale arrivato alla decima edizione organizzato per mettere in giusto risalto un’eccellenza vitivinicola trentina: il Trentodoc, le bollicine di montagna. L’evento è articolato in vari momenti indirizzati al consumatore che può approfondire la sua conoscenza attraverso degustazioni, laboratori enogastronomici con chef del territorio ed altri riservati ad operatori come “Trentodoc” e “Muse””: nella cornice del nuovo Museo delle Scienze, sono proposti 103 Trentodoc di 38 case spumantistiche”.

Quindi bollicine non solo a Natale e Capodanno?
“Il periodo festivo rappresenta ancora un importante momento per il consumo, ma il Trentodoc nelle sue diverse espressioni si presta sia come aperitivo importante che a tutto pasto. E la crescente destagionalizzazione ne è la prova”.

Un po’ di numeri e cifre per inquadrare la realtà Trento Doc.
“L’Istituto rappresenta 41 case spumantistiche trentine che ogni anno producono circa 7 milioni di bottiglie di Trentodoc: il 90% è destinato al mercato italiano e il restante 10% all’estero. Il marchio collettivo territoriale voluto nel 2007 da Provincia Autonoma di Trento, Camera di Commercio e produttori si trova apposto su ogni singola bottiglia”.

Ci sono difficoltà maggiori con il mercato estero? Quali iniziative per penetrarvi maggiormente?
“Riteniamo ci siano ampi spazi per far crescere la notorietà e l’immagine del Trentodoc nel mercato italiano, dove ad oggi concentriamo i nostri sforzi. In alcuni paesi esteri notiamo un crescente interesse per la qualità dei nostri spumanti Trentodoc e stiamo valutando azioni mirate ad opinion-leader del settore”.

Le difficoltà meteorologiche della stagione trascorsa hanno creato disagi alla vendemmia?
“A dire il vero no, dato che le uve di Chardonnay e Pinot nero per le basi Trentodoc sono coltivate in zone collinari o montane, dove, notoriamente, abbiamo terreni ben drenati e magri, tali da mantenere le viti in condizioni di scarso vigore, meno soggette ai marciumi. In collina e in montagna il clima ventilato e le temperature relativamente basse hanno consentito le produzioni di mosti con acidità importanti, adatti a produrre delle riserve molto longeve. L’unica differenza rispetto agli anni scorsi è stato il posticipo della vendemmia nelle zone collinari più alte (dai 450 m s.l.m. in su ), dove abbiamo dovuto aspettare il giusto grado di maturazione, fino a fine settembre/inizi di ottobre”.

Il clima è imprevedibile. Ma se ricapitassero stagioni difficili come questa? Vi state attrezzando per mantenere sempre livelli alti di qualità?
“In realtà siamo già attrezzati. In Trentino la professionalità dei viticoltori e degli agronomi è molto elevata, anche grazie all’aiuto della ricerca della Fondazione Mach di San Michele all’Adige, che dal 1874 contribuisce a trasferire esperienza sul territorio. I Viticoltori del Trentodoc sono sempre molto attenti a calibrare gli interventi agronomici a seconda dell’andamento stagionale, e quest’anno hanno eseguito sfogliature più severe per esporre meglio i grappoli al sole e all’aria e hanno operato in vendemmia attraverso una selezione molto attenta per raccogliere, in diversi momenti, solo uve sane e mature. Da circa un decennio però il cambiamento climatico e l'innalzamento delle temperature sono una costante. Tutto ciò ha un impatto sulla viticoltura degli spumanti”.

In previsione di un continuo progredire del fenomeno, ormai certo, come pensate di attrezzarvi?
“In Trentino, qualora necessario, sarà possibile elevare la coltivazione delle vigne a una altitudine maggiore. Trentodoc è l’unico metodo classico che nasce in montagna e le vigne traggono giovamento dal crescere in questo ambiente, dato che sono coltivate fino a 800 metri di quota. Questo rende il territorio strategico in prospettiva, da più punti di vista, soprattutto per il rispetto degli standard qualitativi”.

Ci grandi nomi dentro Trentodoc, questo può mettere in ombra le altre cantine più piccole nel tentativo di rafforzare il marchio collettivo?
“No, le case spumantistiche più blasonate aderiscono con convinzione, veicolando il marchio collettivo e sostenendo il progetto promozionale a beneficio degli altri produttori – ugualmente validi ma in alcuni casi meno conosciuti – del territorio stesso”.

Trentodoc e territorio. In una parola, quale legame?
“Inscindibile, il Trentino è il valore aggiunto del Trentodoc, l’unico metodo  classico che nasce in montagna, con caratteristiche ideali per i vitigni Chardonnay e Pinot nero alla base dei nostri prodotti. Proprio nell’ambito di Trentodoc Bollicine sulla Città, sono stati illustrati i risultati di una ricerca di alto profilo scientifico, che ha dimostrato come ci siano ben 196 componenti che rendono unico e caratterizzato il Trentodoc, e che tutti questi componenti siano dati dalle caratteristiche del territorio”.

Francesca Landolina