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L'intervista

Martin Foradori: “Non ci sono più le mezze stagioni. Progetti? Un Riesling da 12 euro”

03 Dicembre 2015
Martin_Foradori_Hofsttter Martin_Foradori_Hofsttter


(Martin Foradori Hofstätter)
 

da Milano, Giovanna Moldenhauer

Incontriamo Martin Foradori Hofstätter in occasione di una cena presso la Terrazza Baglioni, nel pieno centro di Milano dove ha presentato di persona alcuni suoi vini delle selezioni. Un’occasione quindi per potergli chiedere cosa pensa del cambiamento climatico di cui si parla recentemente al punto che è stato fatto un convegno su questo tema in occasione del recente Merano Wine Festival. 

“A tal proposito noto – afferma Martin – che il microclima della nostra regione è cambiato lievemente, ma per il momento non in maniera preoccupante. I temporali, le grandinate sono certamente più toste rispetto a una volta. Secondo me non ci sono più le mezze stagioni. Dove la situazione è veramente diversa è invece in Mosella dove ho da qualche tempo una proprietà Dr. Fischer – Bocksteinhof in società con Nik Weis dell'azienda Urbans-Hof e dove produciamo 6 diversi vini selezione da riesling tra cui un secco, uno Spatlese, un Auslese. Lì c’è molto più sole, più caldo e il riesling matura meglio. La produzione di vini Spatlese e Auslese, con predicati alti, è decisamente più frequente rispetto a tempo fa dove venivano prodotti non in tutte le annate. Per poter introdurre nel miglior modo possibile il Riesling tedesco nel mercato italiano stiamo puntando molto sulla categoria di entrata del “trocken”, secco, con un buon rapporto qualità prezzo in modo da proporlo in vendita al pubblico tra i 12 e 14 euro non di più. Molte bottiglie di produttori tedeschi presenti sugli scaffali italiani escono a 60/70 euro, esagerato per il consumatore comune e per chi volesse avvicinarsi a questo splendido vitigno. Lo stile dei vini in Alto Adige ha avuto un progressivo aumento di gradazione alcolica per il maggior grado zuccherino delle uve dato dal rialzo delle temperature in estate, ma anche per una richiesta precisa da parte dei consumatori che preferiscono vini più corposi indipendentemente dalla competenza. Nella mia azienda è cambiato negli ultimi 5 anni il lavoro in vigna. Quello che vorrei dire è che soprattutto per certi vigneti tra cui quelli a Pinot Nero, stiamo portando la resa da 60/70 quintali per ettaro a 80/90 a seconda delle annate, con un allungamento dei tempi di maturazione alla ricerca di corposità e di eleganza al tempo stesso. Per la varietà Gewürztraminer in particolare facciamo frequenti cimature che allungano il periodo di maturazione. La cimatura costituisce per la vigna uno stress ma la portano ad avere, al momento della vendemmia, una migliore maturazione fenolica in rapporto al corpo del vino”.


(Hofstatter Kolbenhof)

Il nostro incontro con il noto produttore di Termeno è avvenuto nel corso di una cena dove lo studio del menù creato da Rosita Dorigo food designer, ha esaltato i vini in abbinamento. Il primo piatto, un Flan di asparagi su specchio di stracchino e speck croccante era abbinato al Cereseto Sauvignon 2014. Le uve provenienti dalla zona di Salorno sul lato est della valle hanno conferito al vino una sua varietalità particolare, diversa. L’uva spina, il ribes precedevano lievi note di sambuca fiorita, di ortica sfumando poi sulla pietra focaia. La bocca fresca e minerale era equilibrata con il piatto che esaltava il retrogusto di frutta e fiori. Una piacevolezza da 4 su 5.

 


(Tenuta Kolbenhof)

Un risotto alla zucca con parmigiano 24 mesi è stato proposto con il Kolbenhof Gewürztraminer 2014. Il racconto di Martin sulle scelte adottate in vigneto hanno reso più chiara la lettura degustativa di un vino dalla notorietà acclarata. La frutta gialla soprattutto di pesche, albicocche, stemperava nel mango, lychees, frutto della passione. L’assaggio era elegante, equilibrato sull’acidità che rende il vino non troppo corposo nonostante l’evidente concentrazione. L’abbinamento con il risotto ha esaltato la tipicità e la persistenza del Gewürztraminer. Voto 5 su 5.


(Terrazza Baglioni a Milano)

Un’anatra tartufata con purea di patate è stata servita insieme allo Steinraffler Lagrein 2012 dalla tonalità rosso granato profondo che sfumava sullo “scuro” come viene detto in Alto Adige. Hofstätter ha per questo lagrein adattato un sistema particolare d’innesto per questo vitigno sui declivi della tenuta. Nel 1990 è stata dissodata una porzione di vigneto per reintrodurre un clone di Lagrein a picciolo corto quasi dimenticato in Alto Adige innestato su ceppi nanizzanti (ovvero con un portainnesto debole che fa crescere la pianta lentamente e la fa rimanere più piccola del normale. Questo per il Lagrein è positivo, in quanto è una varietà abbastanza vigorosa e quindi crescere meno riduce da una parte il lavoro di potatura, dall’altra aumenta la qualità perché produce meno) allevandolo a Guyot. I profumi tipici del vitigno autoctono sono passate da note tra il minerale e il terroso prima di virare sulla frutta di un susina matura. L’assaggio è morbido, con un piacevole retrogusto fruttato e minerale. Voto 4,5 su 5.


(Termeno)

Una torta sbrisolona con scaglie di fondente è stata sublimata da un Gewürztraminer vendemmia tardiva 2009. Di un affascinante colore giallo dorato aveva profumi di frutti esotici tra cui la papaia, il mango che sfumavano sull’ananas, il lychee. Il palato intensamente varietale con un finale di spiccata piacevolezza si abbinava molto bene alla variante della sbrisolona. Una piacevolezza da 4,5 su 5.