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L'intervista

Georg Riedel, “l’architetto” del calice: “Il bicchiere è importante tanto quanto il vino”

27 Settembre 2016
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(Georg Riedel – Ph Vincenzo Ganci)

di Giorgio Vaiana

Ricerca costante, quasi quotidiana, del calice perfetto, “che in realtà non esiste e che dipende molto dai gusti”.

Georg Riedel, patron dell’azienda austriaca che produce calici esportati in 127 paesi del mondo, oggi è a Palermo. Insieme ad alcuni produttori di Nero d’Avola dell’Isola, sceglierà il calice perfetto per il vitigno autoctono. In “ballo” ci sono 10 diversi bicchieri, “alcuni prototipi, altri che sono già in commercio”. Domani e dopodomani, Riedel sarà sull’Etna con alcuni produttori per scegliere il calice per i viti del Vulcano.
Una passione ereditata dal padre, “che aveva tanto talento, naso e palato – dice Riedel – e mi ha trasmesso questa voglia continua di studiare, approfondire, fare ricerca”. Si definisce un architetto del calice, “uno che non ha voglia di insegnare nulla, ma di confrontarmi con chi i vini li produce. Ecco perché – spiega Riedel – ho sempre un confronto continuo e pressante con i vigneron”.

La sede di Riedel si trova a Kufstein, con una fabbrica a Nachtmann in Baviera e produce oltre 55 milioni di pezzi l’anno e dà lavoro ad oltre mille dipendenti. “Tutto è prodotto nelle nostre due sedi – spiega Riedel – Il nostro mercato numero uno sono gli Stati Uniti, il paese dove si beve più vino al mondo”. Cosa è cambiato nel calice negli ultimi anni? “Poco – dice Riedel – quasi nulla. E’ cambiato il vino. Cinquant’anni fa i vini, per esempio i Bordeaux, erano meno alcolici di oggi. Cambia quindi il modo in cui si presenta il vino nel calice stesso”. La Riedel produce tre linee di bicchieri: da quelli artigianali, soffiati a mano, a quelli destinati alla ristorazione, passando per quelli soffiati meccanicamente. “Tre linee verticali e poi gli sviluppi orizzontali – spiega Riedel – I calici sono pochi, dedicati ai principali vitigni del mondo, come il Syrah, il Pinot Nero, il Sauvignon, Chardonnay o Riesling. Inoltre abbiamo realizzato, in Italia, dei calici specifici, come quelli che faremo per il Nero d’Avola e i vini dell’Etna: mi riferisco a quelli per l’Amarone, per il Sangiovese e per il Nebbiolo”.

Riedel, insomma, guarda con interesse alla Sicilia e ai suoi vitigni autoctoni: “E’ sempre stata una regione importante per il mondo del vino – dice Riedel – I suoi vitigni autoctoni sono un’espressione importante del mondo enologico italiano”.