Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Angelo Maci (Due Palme): “Il futuro sono le bollicine. La mia Puglia? Ora ha un’identità”

07 Ottobre 2016
angelo_maci angelo_maci

Nostra intervista al presidente della cantina pugliese che racconta la vendemmia 2016, traccia un bilancio della storia enologica pugliese e parla dei progetti futuri


(Angelo Maci)

di Giorgio Vaiana

“Non sono mai stato così felice di essermi sbagliato”. Angelo Maci è il presidente di Cantina Due Palme. Oggi racconta l’ultimo giorno di vendemmia ufficiale. 

“Posso dire che avevo sbagliato le mie funeste previsioni e sono davvero contento”. Ultima uva in cantina, dunque, con “qualità regolare e punte di eccellenza – dice Maci -. In termini di quantità ci attestiamo sui livelli dello scorso anno – sottolinea – Una piccola perdita dovuta alle piogge c’è stata, ma quasi irrilevante”. Dopo le piogge, che hanno funestato la Puglia, infatti, si temeva il peggio. Ma funghi e marciume non si sono sviluppati così tanto da distruggere il raccolto. “Lo scorso anno avevamo previsto un incremento di quantità del 10 per cento – dice Maci – Abbiamo perso solo quest’aumento previsto raccogliendo grosso modo la stessa quantità di uve dello scorso anno. Cosa è successo? Qualcuno dall’alto ci ha pensato tanto, visto che dopo la pioggia è arrivato il sole e tanto vento di tramontana che ha asciugato tutto”. Ma gran parte delle uve erano già finite in cantina per fortuna: oltre 60 mila quintali, tra cui tutti i bianchi (tranne la Falanghina), gli internazionali, l’80 per cento del Primitivo e le uve per gli spumanti. “Quelle rimaste in vigna, dopo le piogge – spiega Maci – sono state accuratamente selezionate. Abbiamo scelto solo le migliori per mantenere elevata la nostra qualità”. Anche se Maci precisa: “Non possiamo parlare certo di grande annata – dice – ma ci sono punte di eccellenza interessantissime”.

La Puglia del vino, però, continua a fare passi da giganti: “Dico sempre ai miei colleghi che è bene sempre guardare indietro a 20 anni fa e ricordarci chi eravamo – sottolinea il presidente – Chi non credeva in questa regione e in questi vini si è dovuto ricredere. E parlo anche di molti colleghi del posto. In 20 anni, qui, abbiamo fatto veri miracoli. Ha vinto chi ha avuto il coraggio di investire tanti soldi e ci ha creduto”. Ma non sono tutte rose e fiori: “Purtroppo continuiamo a rimanere una sorta di serbatoio per le altre regioni, dove attingere vino – spiega Maci – ma ora abbiamo una vera identità, riconosciuta in tutto il mondo. Sono finiti i tempi in cui caricavo le navi di Negroamaro o Primitivo per i cugini francesi e spagnoli. I francesi, in particolare, con le nostre uve poi facevano i grandi vini della Borgogna. Ora li facciamo da soli. E tutti ci riconoscono questa eccellenza”.

Per Maci l’Italia sta crescendo dal punto di vista enologico, anno dopo anno, ma il problema, anzi come lo definisce lui, “il male oscuro”, rimane la burocrazia: “Assurdo che per un’autorizzazione debba fare 14 richieste a 14 enti diversi. Così non si va avanti”. Sui vini italiani, Maci dice: “Le bollicine, Prosecco in testa, stanno trascinando il Made in Italy. Non è una moda perché i numeri continuano a crescere. Ci crediamo anche noi. Abbiamo investito 1,5 milioni di euro per un impianto tutto nostro. E i risultati si vedono: il nostro spumante Amaluna vende 500 mila bottiglie l’anno. Un risultato straordinario”. Raggiungere la Francia non è utopia per Maci: “Siamo ad un passo – dice – Anzi, faccio un azzardo. Alcuni nostri metodi classici non hanno nulla da invidiare ai grandi champagne francesi. Il futuro sono le bollicine”. Maci ama i rossi, “il nostro Selvarossa in particolare”, dice. Ma se deve citare un vino, “dico Sassicaia, il top dei top”. Ama sperimentare, assaggiare e conoscere. “In Sicilia l’Etna mi ha sempre affascinato. I rossi, con questa carica di sapidità, sono davvero unici. Li adoro”.

Angelo Maci è il presidente di Cantina Due Palme: mille soci provenienti da 18 comuni delle province di Lecce, Brindisi e Taranto; oltre 2.500 ettari di vigneto; 50 collaboratori, 25 etichette in produzione; sei cantine; dieci milioni di bottiglie prodotto all’anno per un fatturato da 30 milioni ed un export del 75 per cento.