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L'intervista

Martina si dimette da ministro. Scarci (Il Sole 24 Ore): “I fondi Ocm il suo più grosso disastro”

14 Marzo 2018
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L'analisi del lavoro fatto in questi ultimi anni con il giornalista Emanuele Scarci. “Ora c'è la massima incertezza. Gentiloni? Lui non è decisionista. Farà l'ordinario. E non è un bene. Il mio voto a Martina? Darei…”


(Maurizio Martina – ph Vincenzo Ganci)

di Giorgio Vaiana

Maurizio Martina non è più ministro dell'Agricoltura. Oggi ha presentato le sue dimissioni. Ad assumere l'interim, il presidente del consiglio Paolo Gentiloni. 

Insieme a Dario Franceschini, è il ministro più longevo degli ultimi anni. Una piccola parentesi da Sottosegretario nel Governo Letta nel 2013, poi la prima nomina a ministro nel Governo Renzi il 22 febbraio del 2014 (insieme a Franceschini). Quasi tre anni dopo, il 12 dicembre 2016 è stato nominato Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del Governo Gentiloni. Oggi le dimissioni. Per dare un giudizio complessivo di questi anni da ministro, abbiamo sentito uno dei giornalisti più esperti in materia di agroalimentare, Emanuele Scarci de Il Sole 24 ore. 

Allora Scarci partiamo da alcune considerazioni generali. Che tipo di ministro è stato Martina?
“Devo dire che ha fatto delle cose di buon livello, e penso al registro elettronico anche se tutti non lo hanno apprezzato, ma anche meno buone. Penso al caos dei fondi Ocm”.

E' stata questa la cosa che ha fatto precipitare le quotazioni di Martina?
“Tutto poteva essere gestito meglio. Bastava chiamare i ricorrenti e cercare in qualche modo di aggiustare tutto. Credo però che questo disastro sui fondi ocm sia alla base della stasi che sta attraversando il mondo dei vini italiani fermi all'estero. Lo sappiamo che il mercato è drogato dal dato delle bollicine che trainano l'intero comparto. Ma credo che complessivamente questa vicenda sia stata un grave danno, anche di immagine, per il vino italiano all'estero. Ed è stata una grave pecca che ricordano perfettamente i produttori, soprattutto quelli che fanno capo a FederVini”. 

Però Martina è stato uno di quelli che si è battuto per l'obbligo di indicare l'origine sull'etichetta di latte, pasta, riso…
“In realtà non si riesce a capire bene se questo provvedimento abbia penalizzato o meno i produttori italiani. Perché i produttori stranieri non erano tenuti a rispettare questa normativa. Si è imposto ai produttori italiani di rispettare delle regole, per carità legittime, ma solo a loro. Insomma si è creata una distonia competitiva e tra l'altro, proprio sul grano, questa storia sarà superata a breve, visto che la comunità europea imporrà presto le sue regole. Quindi quello di Martina sarà un regolamento nazionale che vivrà per poche settimane. Molti si sono chiesti se Martina rispondesse ad un suo criterio di valutazione o a quello di Coldiretti”.

Forse non a tutti è piaciuto questo stretto rapporto Martina/Coldiretti?
“No, è vero. In passato tutti i ministri sono stati “amici” di Coldiretti. Mi ricordo un ministro di Forza Italia che sul Brennero fermava i tir che portavano in Italia carne e latte tedeschi (si riferisce a Nunzia De Girolamo, ndr). Ok, lui non è andato al Brennero. Ma tra i “nemici”, ha sempre avuto l'industria alimentare, quella che fa capo a FederAlimentare che in realtà si è opposta lasciando sempre una porta aperta e quella che faceva capo a varie associazioni, come quella dei pastai, che gliel'hanno giurata fino alla fine. Infatti prima hanno fatto ricorso al tar e poi alla comunità europea per fare in modo che il provvedimento sul grano venisse rigettato”.


(Emanuele Scarci)

Quindi ci attende un Vinitaly senza ministro?
“C'è la massima incertezza. Credo che anche alla conferenza di presentazione del Vinitaly, prevista a Roma il 27 marzo, difficilmente potrà esserci Paolo Gentiloni. Il mondo dell'agroalimentare è azzoppato. Anzi doppiamente azzoppato dalle vicende di Governo. Non credo che Gentiloni, ministro ad interim, sarà un decisionista: si limiterà solo all'ordinario. Ed è un danno per tutti”. 

E le elezioni che strascichi lasciano?
“Partiamo dagli industriali. Come loro consuetudine non si sono schierati con nessuno, dicendo che valuteranno ogni singolo provvedimento. Una scelta che si può o non si può condividere. Sui 5 Stelle, invece, traspaiono tanti dubbi, soprattutto sulla tenuta europea. Sono proprio le Federazioni e le Associazioni a non essere convinti. Il mondo del vino è ormai globalizzato. Esportiamo prodotto per 6 miliardi di euro e sarebbe strano che l'Italia prendesse le distanze dall'Unione Europea e dall'Euro. Anzi sarebbe una catastrofe. Sono tutti lì, in attesa di capire cosa succederà. Se si manterrà una linea europeista, oppure no. Ma auspicano per il sì. Chi parla di lira, oggi, mi fa soltato ridere”.

Chi potrebbe essere il prossimo ministro dell'Agricoltura?
“Ci vuole un tecnico competente. E io penso subito a Paolo De Castro (Primo Vice-Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale). Ma c'è un problema. Fa parte della sinistra che ha detto che non vuole responsabilità di governo. Se invece si dovesse fare un governo del presidente, credo che lui potrebbe essere l'uomo adatto, perché è bravo, è tecnico ed è saldamente legato ai valori europei. Non possiamo chiuderci nell'ambito italiano e pensare che ci sia spazio per noi nel resto del mondo”. 

Per concludere Scarci, ci dica: che voto da a Martina?
“6,5. Mi sembra un giudizio onesto”.