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L'intervista

Soave, stop alle anteprime tradizionali. Aldo Lorenzoni: “Si cambia e vi spiego perché”

19 Aprile 2019
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(Aldo Loenzoni)

di Giorgio Vaiana

E’ una rivoluzione. O meglio, è un’iniziativa che probabilmente farà scuola. Anche se Aldo Lorenzoni, direttore del consorzio del Soave, precisa: “Non vogliamo insegnare niente a nessuno, non è nel nostro stile”.

Sarà, eppure la nuova iniziativa pensata dal consorzio veneto rischia di diventare la prima di una lunga serie. Appuntamento il 17, 18 e 19 maggio al Palazzo del Capitano di Soave per “Soave Stories”. Non più l’anteprima della nuova annata (quella si terrà a Verona a settembre in occasione di Soave Versus), ma un modo per presentare a giornalisti, appassionati ed addetti ai lavori il “mondo Soave”. “Ci siamo resi conto – spiega Lorenzoni – che era assurdo mettere in degustazione vini che magari non sono pronti. E dovevamo farlo perché nelle anteprime si fa così. Ecco allora l’idea di organizzare un evento che potesse comunicare con maggiore efficacia i valori e le caratteristiche del nostro territorio”. 

Tre giorni dedicati al Soave a 360 gradi, per analizzare al meglio le potenzialità di longevità di questi vini bianchi, scoprire e conoscere a fondo questi paesaggi e approfondire l’importante tematica della sostenibilità.  “Ad un certo punto – spiega Lorenzoni – abbiamo avuto l’esigenza di rigenerare il concetto di anteprima come era stato fin qui declinato, anche alla luce della tanta attenzione che la nostra denominazione sta riscuotendo in tutto il mondo”. Già, perché chiuse le fiere ProWein e Vinitaly con larghissimi consensi, per il Soave è venuto il momento di mettere a regime tutti i suggerimenti avuti in questi mesi. “I soci del consorzio sono estremamente motivati a Soave Stories – dice Lorenzoni –  e non è una cosa scontata avere questi pareri favorevoli, perché spesso gli stessi produttori sono restii ai cambiamenti e alle novità”.

Tre giorni che saranno vissuti sotto vari aspetti. Una giornata sarà dedicata alla scoperta del territorio, con la visita ai vigneti riconosciuti dalla Fao come patrimonio agricolo di rilevanza mondiale. Ci sarà anche “Soave Seven”, delle mini verticali organizzate da alcuni produttori che metteranno in degustazione un loro vino di punta confrontato con lo stesso vino imbottigliato sette anni prima: “E’ l’occasione per dimostrare la longevità dei nostri vini – dice Lorenzoni – Chi ha creduto in questo nostro progetto dei sette anni, ha le bottiglie da far degustare. Gli altri le avranno molto presto”. Si parlerà di Trebbiano del Soave e saranno ospiti alcuni produttori del Verdicchio, “i nostri amici che come noi credono nelle potenzialità dei vini bianchi e racconteranno le loro interessanti storie”, spiega Lorenzoni. Nella seconda giornata si parlerà delle 33 unità geografiche aggiuntive del Soave con varie degustazioni specifiche. Poi il progetto “Volcanic Wines”, che compie dieci anni. In occasione di “Soave Stories” un’anteprima dell’evento che coinvolge i produttori di questi vini unici che si terrà a New York: “Ci sembrava corretto celebrare non solo questi dieci anni del nostro progetto dedicato ai vini vulcanici – spiega Lorenzoni – ma anche costruire un ponte virtuale che unisse Soave con New York, città perfetta per celebrare questi territori unici italiani che hanno saputo fare sistema e rete per promuovere le loro produzioni”. 

L’idea di realizzare Soave Stories non è recente. “Abbiamo sempre organizzato le anteprime in maniera tradizionale – spiega Lorenzoni – Ma dopo aver fatto varie esperienze ci siamo resi conto che presentare i vini che magari non erano pronti e al massimo della loro espressione non era certo un fattore positivo per il nostro consorzio. Ecco perché abbiamo spostato l’anteprima a settembre e ci siamo dedicati a questo evento per celebrare il Soave in tutte le sue sfumature”. Il Soave è ormai una realtà consolidata del sistema-vino italiano. Settemila ettari vitati, 50 milioni di bottiglie prodotte, un export dell’85 per cento che raggiunge 65 paesi nel mondo, 300 grandi famiglie coinvolte (la metà di queste organizzate in cooperazione virtuosa), il primo fra i vini italiani ad essere riconosciuto come vino “tipico e pregiato” nel 1931, la prima Docg del Veneto (il Recioto del Soave nel 1998), il primo paesaggio di interesse storico riconosciuto nel 2016 dall'Osservatorio nazionale del Paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali del Ministero delle Politiche agricole e il primo sistema vitivinicolo riconosciuto dalla Fao nel 2018 di rilevanza mondiale. 

“Il merito del Soave è che è una denominazione tra le più storicizzate del panorama italiano – dice Lorenzoni – che ha interpretato quasi da subito (anticipando mode e modi) questa manifestazione come un’occasione per testimoniare i risultati raggiunti e le visioni sulle prospettive future del sistema vitivinicolo e della denominazione. Le sfide però per un sistema coeso ed articolato come il Soave, non possono dirsi tutte vinte ed anche il format delle Anteprime così come concepito attorno alla sterile analisi di una stagione vendemmiale ed alla sua caratterizzazione enologica è diventata molto limitata per una realtà in costante evoluzione”.