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L'intervista

“Il mio Abruzzo non è solo Montepulciano”. Di Campli, tra progetti, una Docg e visione futura

24 Aprile 2019
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(Valentino Di Campli)

di Giorgio Vaiana

Altri tre anni alla guida del consorzio dei vini d'Abruzzo per Valentino Di Campli. 

Che mette in agenda e in cantiere tantisimi progetti per una denominazione in fortissima ascesa e in grande spolvero. “Sono stati tre anni molto impegnativi e intensi – dice il presidente – Ci siamo impegnati sui due fronti principali del consorzio. D aun lato quello della tutela e del controllo e dall'altro quello della promozione”. Dalla parte di tutela e controllo, è stato chiuso finalmente il contenzioso con il Nobile di Montepulciano: “Si chiude una questione spinosa che ci portavamo da anni – dice Di Campli – Finalmente è stato acclarato che in Italia esistono due denominazioni che possono usare la parola “Montepulciano”. Noi perché Montepulciano è il nostro vitigno e loro, quelli del Nobile, per appartenenza territoriale”. Sulla questione controlli e tutela, è stato anche inserito il contrassegno di Stato, “per garantire la credibilità della nostra denominazione – specifica Di Campi – Lo abbiamo fatto nel corso dei festeggiamenti dei 50 anni. Oggi sui controlli, non abbiamo rivali. Riteniamo che dobbiamo offrire al nostro consumatore un prodotto di altissima qualità e super-controllato”.

La seconda voce dei progetti del presidente si chiama “promozione”: “Ora credo ci sia un sistema più strutturato che ci consente di portare fuori dai nostri confini regionali e nazionali la nostra denominazione – dice il numero 1 del consorzio – Alle ormai consolidate attività canoniche come ProWein e Vinitaly, abbiamo aggiunto una serie di eventi in Italia e all'estero che ci consentono di parlare non solo dei nostri vini, ma anche del nostro territorio”. Un territorio composto da 4 province e un consorzio che mette insieme 400 soci e tutela i vini Doc Abruzzo Doc, Montepulciano d’Abruzzo Doc, Trebbiano d’Abruzzo Doc, Cerasuolo d’Abruzzo Doc, Villamagna Doc e i vini Igt Colline Pescaresi Igt, Colline Teatine Igt, Colline Frentane Igt, Colli del Sangro Igt, Del Vastese o Histonium Igt, Terre di Chieti Igt, Terre Aquilane o Terre de L’Aquila Igt. 

“L'Abruzzo del vino sta facendo grandi passi in avanti – dice il presidente – ma soprattutto sta diventando sempre più capace di organizzarsi e fare propria l'intera filiera”. Oggi la produzione continua a rimanere appannaggio delle grandi cantine cooperative, “ma le aziende familiari – dice Di Campli – si sono organizzate meglio per promuovere i loro vini. Il percorso è stato avviato. La qualità dei nostri vini c'era, c'è e ci sarà sempre”. Abruzzo vuol dire Montepulciano, certo, ma anche i vitigni autoctoni meno conosciuti, come Pecorino, Passerina, Cococciola: “Siamo sempre più orgogliosi dei nostri prodotti – dice Di Campli – Con il tempo stanno emergendo le notre produzioni autoctone meno conosciute, come i bianchi”. Ma non solo. Perché l'Abruzzo, terra di grandi rosati fatti con il Cersauolo d'Abruzzo, è entrato a far parte del gruppo “Rosa autoctono” che coinvolge i principali territori italiani dove si producono rosati: “Ci siamo incontrati lo scorso 30 gennaio 2019 – racconta il presidente – essendo noi l'unica Doc riconosciuta per i rosati, e abbiamo spinto affinché nascesse questo gruppo coeso. Ci siamo sempre quando si tratta di promuovere le nostre eccellenze italiane”.

Ora è tempo di rimettersi al lavoro. In questi tre anni il presidente Di Campli vuole portare a termine alcuni progetti iniziati lo scorso anno: “Completeremo la discussione e il dibattito relativo alla razionalizzazione e riorganizzazione dei nostri disciplinari di produzione che soffrono un po' di anzianità. Cercheremo di sistemarli guardando con occhi attenti a come nel frattempo è cambiata la vitivinicoltura in Abruzzo. Gli obiettivi sono importanti. Nel futuro ci potrebbe essere una Docg. Ma prima ci vogliamo concentrare sull'aumento dei quantitativi”. Oggi il consorzio produce 1,3 milioni di ettolitri di vini fra Doc e Igt, “ma abbiamo un potenziale superiore e nel giro di 5/10 anni vogliamo portare avanti ambiziosi programmi di crescita”.Il Montepulciano rimane il vitigno preferito da Di Campli, “un'uva incredibile, eclettica che può e deve essere ancora valorizzata – dice – Penso alla vinificazione in rosa”.