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L'intervista

Chianti Docg, “la nostra Gran Selezione sarà diversa da quella del Gallo Nero”

11 Novembre 2019
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(Marco Alessandro Bani)

di Giorgio Vaiana

E' una vera rivoluzione. E lo raccontavamo in questo articolo>

L'assemblea dei soci del consorzio del Chianti Docg ha approvato a larghissima maggioranza (media del 90 per cento, ma su alcuni articoli plebiscito del 100 per cento), le modifiche al disciplinare del consorzio toscano. Adesso inizia l'iter burocratico che impegnerà gli uomini del consorzio fra uffici regionali e ministeriali per avere l'ok definitivo e quindi poter rendere valide lemodifiche per almeno due anni. Era dal 2014, ossia da quando venne introdotto l'obbligo di imbottigliamento del Chianti Docg esclusivamente in Toscana (una sorta di zona di produzione leggermente allargata), che al consorzio non si viveva una rivoluzione simile. Tanti i punti discussi. Quello più importante e di impatto mediatico, è certamente l'introduzione della Gran Selezione, che fa il pari con quella già prevista dai “cugini ” del consorzio Chianti Classico (o Gallo Nero). “Abbiamo pensato ad una revisione generale del nostro disciplinare per renderlo più snello e moderno – spiega il direttore del consorzio Chianti Docg Marco Alessandro Bani – Tutti gli anni di solito facciamo alcuni ritocchi. Quest'anno abbiamo pensato ad un intervento più drastico che è stato accolto in maniera positiva dai soci”. Circa sei mesi di discussione in consiglio, prima di arrivare in assemblea, lo scorso 8 novembre: “Non c'è stato il plebiscito – spiega il direttore – ma in media il 90 per cento dei soci ha detto di “sì” a queste importanti modifiche al disciplinare. Ora i produttori potranno contare sulla Gran Selezione, un prodotto che io definisco di “fattoria” che ci permette di portare il livello dei nostri vini al top”. 

La Gran Selezione sarà realizzata solo da uve di altissima qualità e con un alto grado zuccherino, farà 30 mesi di invecchiamento e prima di essere immessa sul mercato dovrà superare controlli e assaggi scrupolosi di un'apposita commissione che dovranno dichiarare quel vino idoneo. “E' un prodotto di nicchia – dice il direttore – Non tutti i produttori potranno permettersi il lusso di tenere fermo il vino per così tanto tempo. Non sarà un normale Chianti, ma spostiamo l'asticella della qualità verso l'alto, con un vino che ci permetterà di essere ancora più presenti e competitivi sul mercato”. E' impossibile non fare il paragone con il Gran Selezione del Chianti Classico: “Saranno due prodotti diversi – dice il direttore – A partire dalla zona di produzione, come Rufina e Colli fiorentini solo per citarne due. Loro fanno un grande vino, ma il nostro sarà altrettanto di qualità e riconoscibile”. Se tutto andrà bene, le prime bottiglie in commercio (si stima una produzione compresa fra 5 e 10 milioni di bottiglie) le vedremo e le potremo assaggiare fra il 2024 e il 2025. 

Ma per il consorzio le novità non sono finite qui. Intanto va in pensione il vecchio fiasco, “una scelta dettata dai tempi moderni”, dice il direttore. Poi la novità della menzione geografica aggiuntiva Chianti Terre di Vinci e la gradazione alcolica minima delle uve destinate a produrre vino chianti Docg, nonché del prodotto finito, destinato all'immissione al consumo, come vino Chianti Docg, innalzata a 12 gradi. Novità anche per il Chianti sfuso. Prima di “uscire” dalla cantina dovrà ottenere l'ok da parte di una commissione. “Insomma stiamo puntanto tutto sulla qualità”, spiega il direttore. Il Chianto Docg è un colosso da 100 milioni di bottiglie l'anno. Del consorzio, che produce uva in oltre 15 mila ettari di vigneto, fanno parte 3 mila produttori, 1.400 vinificatori e 600 imbottigliatori.