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L'intervista

Alberto Tasca d’Almerita: “Sì, la Sicilia può essere un’isola green e vi dico perché”

24 Giugno 2021

di Giorgio Vaiana

Un anno già compiuto e l’occasione perfetta per fare il punto della situazione.

La fondazione SOSstain in Sicilia adesso entra nella fase operativa. Da 365 giorni, il gruppo ha spronato i produttiri vitivinicoli siciliani ad avviare l’iter della certificazione. E lo ha ribadito nei giorni scorsi nel corso di un webinar organizzato dalla fondazione e moderato dalla giornalista Fernanda Roggero (ce ne saranno altri nei prossimi mesi). Gli obiettivi della fondazione sono ambiziosi. E anche il presidente, Alberto Tasca d’Almerita non si nasconde più: far diventare il programma di sostenibilità per la viticoltura siciliana un unicum nel panorama nazionale ed internazionale. “Da ormai un anno – dice il presidente – stiamo analizzando il disciplinare SOStain cercando di calarlo nel contesto della nostra Isola, per avere un riferimento unico per tutti”. In questo periodo, la fondazione ha fatto vari sondaggi con i proprietari delle aziende vitivinicole siciliane, cercando di comprendere quale fosse lo stato delle cose, ma anche quali suggerimenti utili per migliorare il tutto. “Insomma – dice Tasca d’Almerita – volevamo partire da una base, e abbiamo definito sia il disciplinare che la governance. E credetemi, non sono state cose da poco”. Poi è stato definito il bando interno per la divulgazione e applicazione del disiciplinare. Se ne sta occupando Panagri, con un impegno di certo non da poco. “Abbiamo iniziato un percorso – dice Tasca d’Almerita – Credo sia venuto il momento di contribuire tutti alla sostenibilità. E non farlo è un po’ da stolti. La Sicilia ha dimostrato di essere pronta e di avere tutte le carte in regola. Ma lo fa da tempo ormai. Non ho visto, in altre parti del mondo, riuscire ad aggregare un sistema simile riferito alla sostenibilità. Per questo credo che qui sia stato fatto un passo in avanti importante. La Sicilia è pronta, dunque, per questa svolta green anche se questi percorsi, mi pare chiaro, hanno bisogno di tempo. Ma ritengo sia davvero una opportunità unica”.

La Sicilia si dimostra regione virtuosa dal punto di vista biologico, non solo perché è la regione con la maggior estensione del vigneto Bio, ma anche per la cultura delle best practice. “La nostra Isola ha un vantaggio incredibile rispetto ai competitor – dice Tasca – Basta leggere i dati sui vigneti bio. I vantaggi competitivi dal punto di vista agricolo sono noti, adesso è tempo di chiarirsi le idee per valutare l’impatto a 360 gradi su un’azienda di un disciplinare simile, sulla tutela del paesaggio, sulla redditività dei vari vigneti sull’impatto sociale. Per questo c’è una comunità scientifica costantemente al lavoro”. Già, perchè come spiega Tasca d’Almerita, sostenibilità non significa solo “equilibri della Natura”: “Assolutamente – dice – Il concetto di sostenibilità va inteso sotto vari aspetti. La sostenibilità come progetto olistico non si limita solo al territorio, alle pratiche agricole e all’ambiente ma abbraccia anche la sostenibilità sociale ed economica e si basa fortemente sullo scambio e confronto tra le aziende. Si tratta di un cambio radicale di mentalità per le aziende, un ennesimo passo avanti mosso grazie a un cambiamento di tipo culturale del comparto vitivinicolo siciliano, che porta ad una nuova consapevolezza e visione ma nel concreto anche a benefici, a un sistema decisionale più veloce e genera risparmi a lungo termine”.

Nata anche grazie alla volontà di Assovini Sicilia e il Consorzio Vini Sicilia Doc, la Fondazione SOStain è il risultato di anni di lavoro svolto in sinergia con la comunità scientifica ed accademica delle Università di Palermo, Milano e Piacenza. Ad oggi, hanno aderito quattordici aziende vitivinicole siciliane, cinque hanno ottenuto la certificazione e cinquanta sono in fase di analisi. Nicola Francesca, ricercatore dell’Università di Palermo e membro del Comitato scientifico SOStain, ha elencato i dieci requisiti per ottenere la certificazione: gestione sostenibile del vigneto, divieto di diserbo chimico, protezione della biodiversità, utilizzo di materiali eco-compatibili nel vigneto, materie prime locali, calcolo degli indicatori Viva, tecnologie energicamente efficienti, riduzione del peso delle bottiglie, trasparenza nella comunicazione, assenza di residui nei vini. “L’azienda che abbraccia questa visione deve farsi guidare – commenta Francesca – Non è un iter complicato, in media si conclude in un mese. Molte aziende adottano già queste pratiche ma hanno bisogno di essere organizzate in maniera organica”. “La Fondazione SOStain getta le basi per una solida sostenibilità nella vitivinicoltura siciliana – dice Dario Cartebellotta, dirigente generale dell’Assessorato Regionale Agricoltura – Inequivocabile la direzione tracciata dalla strategia comunitaria in linea con il Green Deal europeo e il Farm to Fork. Il primo, presuppone un ripristino dell’agroecologia e il rispetto della vocazione degli ambienti, mentre il Farm to Fork implica una connessione tra produttori e consumatori, in termini di sicurezza, trasparenza, qualità”.