Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Ballotta: il vino italiano (buono) resiste a guerre e virus. Ma restiamo uniti. E in Cina…

09 Marzo 2022

Neanche il tempo di tirare un (momentaneo) sospiro di sollievo per la battaglia sulle etichette e subito ripiombiamo in un’altra crisi scatenata dalla guerra in Ucraina.

Tutto questo mentre siamo ancora lì a leccarci le ferite dell’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio l’economia del pianeta. Per Silvana Ballotta, patron di una società, Business Strategies, che cura l’internazionalizzazione del vino italiano è come essere da due anni sulle montagne russe (e qui la Russia è solo un modo di dire). Senza tregua. Parlare con lei è sempre utile perché malgrado tutto riesce a tenere tra le mani la bussola delle cose. Comincia da questa fase turbolenta la nostra chiacchierata. Esordisce cosi: “Passato (si fa per dire) il pericolo del virus la nuova sfida per il nostro vino – e non solo – è quella di riuscire a tenere malgrado questi fattori provochino turbolenza sui mercati e fanno crescere l’ansia e l’instabilità. L’unica soluzione che vedo è che il settore resti unito e compatto, senza pericolosi individualismi”.

Intanto pero dovremmo essere contenti. L’Italia del vino ha tirato un sospiro di sollievo dopo il voto del Parlamento Europeo che scongiura l’inserimento di frasi sulle etichette del vino contro l’uso del vino stesso. Pensa che l’attività di moral suasion italiana abbia avuto efficacia? O dobbiamo ringraziare qualcun altro? E poi crede che il pericolo di tendenze salutistiche crescenti da applicare sul vino è superato del tutto?
“Fortunatamente è stata riconosciuta la linea dell’approccio moderato, senza demonizzare il consumo consapevole di vino e delle altre bevande alcoliche. Sicuramente la forte pressione esercitata dalle organizzazioni di filiera vitivinicole italiane ha prodotto i risultati sperati; ricordiamoci inoltre che la misura in cui il vino e le altre bevande alcoliche possono costituire un fattore di rischio per la salute dipende in modo significativo dalla quantità e qualità del prodotto consumato, ma anche dalla predisposizione genetica e dal modello dietetico in cui vengono consumate le bevande alcoliche. Credo che non sarà l’ultima volta che il comparto enoico subirà attacchi di questo tipo, bisognerà stare in allerta e rispondere compatti”.

Come ne usciamo dopo due anni di emergenza sanitaria?
“Gli imprenditori italiani, in seguito alla pandemia, hanno preso coscienza che non c’è più spazio per la “quantità” ma solo per la “qualità”; le vendite più sostanziose si sono spostate sul canale Gdo e Retail, di conseguenza anche le attività di promozione sono state cucite ad hoc da parte di tutte le cantine del Belpaese. C’è stata quindi la volontà di rimodulare l’assetto distributivo dei prodotti sul mercato, in poche parole: rimettersi in discussione. Sono certa che l’imprenditoria italiana potrà senz’altro adattarsi a questo, e ai prossimi cambiamenti che il futuro ci riserverà”.

L’export, a vedere i numeri, non ne ha risentito. Siamo stati bravi o è merito di qualcun altro?
“Prendiamoci i meriti che ci spettano, una volta tanto. Come ho detto precedentemente, abbiamo saputo riorganizzare la distribuzione, puntando sempre sulla qualità dei vini e tralasciando dietro i vini dozzinali e di quantità, posizionandoci sul mercato come leader; analizzando i risultati di vendita dei vini Made in Italy possiamo dire che i dati parlano a nostro favore”.

Ocm Promozione. C’è qualcosa da migliorare? Le aziende adesso sanno gestire i soldi bene?
“Sicuramente le aziende hanno bisogno di una maggiore consapevolezza di cosa rappresenta l’Ocm Promozione; Business Strategies negli anni ha aiutato molte piccole e medie imprese a modulare i propri obiettivi in base alle esigenze, a raggiungere risultati realizzando l’obiettivo prefissato. Sicuramente l’incertezza che ha aleggiato negli ultimi due anni non ha migliorato la situazione, le aziende si sono trovate in difficolta nel rimodulare le attività di promozione all’estero, ma sono state seguite passo dopo passo”.

La vostra attività è molto “China oriented”. Come sta il vino italiano da quelle parti?
“Sul mercato cinese, l’Italia è uno dei paesi cresciuti maggiormente in questo 2021, secondo dati pubblicati da Wbo, nei primi 9 mesi del 2021 l’aumento del valore dei vini italiani esportati in Cina è stato del 57 per cento. Insieme a Francia e Cile, l’Italia è uno dei Paesi che ha saputo meglio approfittare del vuoto di mercato lasciato dai vini australiani. Ma occorre anche dire che questo aumento ha interessato soprattutto aziende che avevano già un rappresentante o importatore sul luogo. Questo è un tasto dolente che l’Italia si porta avanti oramai da anni, il fatto di non avere un’istituzione che possa rappresentare il paese a livello vinicolo e che non abbia una sede permanente in Cina. L’assenza di un ente di questo tipo fa sì che vengano a mancare sinergie e strategie di lungo periodo studiate e pensate appositamente per la Cina. Questa carenza si sta facendo sentire piu che mai con gli impedimenti causati dalla pandemia globale. I produttori non potendo viaggiare non hanno l’occasione di incontrare i buyer cinesi, dall’altro lato, i buyer cinesi faticano nella ricerca di nuovi prodotti e nel tentativo di fare gruppo. Business Strategies continua nel lavoro di ponte tra l’Italia e la Cina, il nostro obiettivo, attraverso la nostra sede cinese Taste Italy, è di fungere da piattaforma di incontro tra cantine italiane e importatori e distributori cinesi. Selezioniamo le cantine che secondo la nostra esperienza sono adatte al mercato cinese e attraverso il nostro team cinese organizziamo attività di promozione con l’obiettivo di trovare un partner commerciale per la cantina in Cina”.

La voglia di e-commerce delle cantine vi sembra cambiata dopo due anni? O invece tutto sommato le vendite on line restano più o meno quelle di sempre?
“Il 2020 è stato un anno spartiacque per molto aspetti: sono emerse chiaramente delle nuove possibilità di crescita e di vendita, in una parola abbiamo assistito al boom dell’e-commerce. La digitalizzazione delle aziende vitivinicole ha rappresentato uno strumento per favorire la ripartenza e sopperire alle vendite del canale Horeca. La pandemia ha messo il turbo agli acquisti online degli italiani, le vendite di vino sui nuovi canali online hanno visto raddoppiare il fatturato, molto probabilmente, senza la pandemia, per arrivare a quelle cifre ci sarebbero voluti anni”.

Sta crescendo molto il settore delle aste rivolte a vini pregiati. Cosa ne pensa?
“Il settore Luxury è molto in crescita è quindi normale che sempre più acquirenti si rivolgano anche a sistemi di aste per ottenere bottiglie esclusive ed uniche; al giorno d’oggi comprare e poter sfoggiare un vino unico è uno strumento per garantirsi uno status quo; quindi è normale che ci siano le aste come su altri beni di lusso, tipo quadri, perché alcuni vini sono opere d’arte”.

Parliamo di Business Strategies. Quali progetti per il 2022?
“Siamo sempre in movimento. Il nostro lavoro ci piace ed anche nei momenti più complicati abbiamo trovato ispirazione per innovare e crescere. La barra del timone è sempre puntata su fornire servizi allo sviluppo del made in Italy nel mondo anche attraverso la creazione di sinergie concrete con altri settori come moda, design, patrimonio artistico culturale… e perché no, con qualche altro player dell’Unione europea”.

Le aree del vino italiano che guardate con interesse in questo momento?
“Ho sempre avuto un debole per le bollicine, la Franciacorta rappresenta un punto di riferimento per la spumantistica italiana; qui il metodo classico si chiama Metodo Franciacorta, proprio per esaltare l’unicità del prodotto: elegante, fresco e dotato di un’incredibile fragranza. La Franciacorta rappresenta il modello perfetto di “comunicazione vinicola”, qui l’intraprendenza e la tenacia di un gruppo di imprenditori lombardi ha dato vita a un prodotto che può competere con lo Champagne. Franciacorta Saten… dice niente?”

Siete contenti di tornare al Vinitaly?
“Vinitaly ha sempre rappresentato un punto di incontro per gli operatori del settore enoico internazionale, sono molto felice di poter tornare di persona e ritrovare le aziende clienti e gli amici del settore”.

F.C.