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L'intervista

“Da Pascal al Moët & Chandon, le mie passioni per lo Champagne”

20 Settembre 2012
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In vista dell’evento Panelle & Champagne abbiamo deciso di dedicare alcuni articoli agli appassionati delle bollicine francesi e alle degustazioni di alcune etichette protagoniste il prossimo 14 ottobre a Palermo al Circolo Telimar.

Sto assaggiando le stelle. Disse Dom Perignon ai suoi confratelli benedettini degustando il vino della gioia. Chissà cosa avrebbe pensato se lo avesse abbinato alle panelle: “cibo semplice, povero e comprensibile a tutti”.

E’ ormai alle porte (domenica 14 ottobre ore 19) la manifestazione Panelle e Champagne organizzato dal giornale on line Cronache di gusto e dal prestigioso circolo Telimar, sul lungomare Cristoforo Colombo a Palermo. Un’occasione, questa, per “imparare” a gustare lo champagne e per dar vita a commenti, valutazioni e apprezzamenti sul figlio prediletto delle terre di Francia. Un vino che non vuole essere un rito, un nutrimento, ma puro piacere. Forse perché (hanno scritto) nasce già con un’indole letteraria (sono infinite le fonti che celebrano le bollicine francesi) o perché è in grado di far sorridere le persone con le sue infinite sfaccettature nel bicchiere. “E’ il vino dell’allegria, della felicità” dice al telefono Mauro Remondino autorevole firma del Corriere della Sera e narratore instancabile, appassionato, curioso.

Perché piacciono così tanto le bollicine francesi?
“Perché è un vino che fa sognare! Una passeggiata tra i filari dello Champagne è un’esperienza indimenticabile che sembra non finire mai in una varietà di terreni straordinaria. E’ davvero difficile resistere al fascino di Epernay e della Champagne, terre vocate da sempre per la produzione delle bollicine. Rimangono impressi nella mente quei filari ordinati e percorsi da uomini che lavorano, come ho scritto tempo fa, in un silenzio mosso soltanto dal vento. Qui c’è sempre qualcuno pronto a sorriderti e ad offrirti un bicchiere di champagne: davvero un’eleganza che tocca direttamente l’anima. C’è poi naturalmente una straordinaria capacità da parte di chi lo assembla di creare un prodotto eccellente”.

Qual è il momento migliore per bere lo champagne?
“In realtà non c’è un momento particolarmente adatto per berlo. Va bene servirlo come aperitivo, ma secondo me possiamo tranquillamente affrontare una colazione o un’intera cena a base di champagne. Io prediligo quelli dove c’è una maggiore componente di Pinot Noir”.

Cosa pensa dei piccoli produttori che producono lo champagne?
“E’ un mondo molto laborioso quello dei piccoli produttori di champagne. Rimango sempre stupito del loro modo di fare sistema, di fare squadra. Mi viene in mente, a questo proposito, Franck Pascal, un vero paladino della nuova concezione di produrre sano. Sarei rimasto ore ad ascoltarlo. E’ un giovane ingegnere e valoroso produttore che sta puntando tutto sul Pinot Meunier, facendo delle cose splendide. Si è poi superato presentandomi la Cuvée Prestige che si caratterizza per la complessità, l’eleganza e la finezza e dove sono rappresentate le tre forze dello Champagne per un terzo ciascuna: Chardonnay, Pinot Noir e Meunier”.

Una bottiglia che le è rimasta nel cuore?
“Un vero tiro al cuore è stato il Baradon – Michaudet, degustato in un famoso ristorante di Ischia, per il suadente blend di Chardonnay e Pinot Noir. Sono state prodotte poche bottiglie a Le Mesnil-sur-Oger e mi  ha molto colpito per la sua sapidità, consistenza e personalità. Ho avuto modo di conoscere questo champagne di cui avevo già sentito parlare durante una cena in un famoso ristorante di Ischia dove un valente chef, Nino Costanzo, lo ha piacevolmente abbinato a dei piatti che ne ha esaltato il gusto ed i sensi”.

E’ stato uno dei pochi giornalisti presenti nel caveau di Moët & Chandon per l’unica degustazione dello Champagne Esprit du Siécle, la bottiglia da 40 milioni delle vecchie lire. C’è un aneddoto che ricorda legata a quella esperienza?
“Nel 2000 sono stato invitato, a Parigi, insieme a 1500 giornalisti di tutto il mondo per questa degustazione legata alla fine del secolo. In quell’occasione, però, non diedero da bere neppure un millimetro di questo prezioso bottiglia. Ognuno tornò poi nelle proprie redazioni scrivendo un pezzo su questa super bottiglia. Qualche settimana dopo però fui contattato per andare ad Eperney presso le cantine della Moët & Chandon. E qui finalmente insieme ad altri cinque giornalisti ho potuto assaggiare due millimetri di questo vino speciale. Un autorevole collega olandese chiese poi timidamente se fosse possibile fare un secondo assaggio e fummo piacevolmente accontentati. Questa seconda bottiglia non portava l’etichetta ma nessuno aveva modo di dubitare che non fosse quella assaggiata precedentemente. Davvero un’avventura straordinaria”.

Rosa Russo