Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini fino al 2015

09 Luglio 2013
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Oggi l'elezione a Roma. “Nella mia agenda priorità all'Expo 2015 e al sostegno per l'export”

Domenico Zonin, come nelle previsioni, è stato eletto presidente di Unione Italiana Vini.

Rimarrà in cabina di regia per tre anni, fino al 2015. Come tutto il mondo del vino sa bene, la sua nomina a presidente dell'associazione, che raggruppa oltre 500 aziende, è arrivata appena alcuni mesi fa per sostituire Lucio Mastroberardino a pochi giorni dalla sua prematura scomparsa. L'elezione, quella che gli consentirà un mandato di tre anni, arriva oggi. Il consiglio in parte rinnovato con nuovi volti dovrà eleggere anche tre vice presidenti e i vertici delle altre federazioni (dalle cooperative ai viticoltori).  Vicepresidenti di Uiv-confederazione sono stati eletti:  Decordi Quirico e come vicario Ernesto Abbona. Alla vigilia dell'election day ecco cosa ci dice in una intervista il figlio di Gianni Zonin (anche lui è stato presidente di Uiv oltre venti anni fa) che affianca nella conduzione della casa vinicola vicentina.  Annunciando che se c'è una cosa da fare subito è certamente un incontro con i vertici dell'Expo 2015 a Milano per definire come il vino dovrà essere protagonista per quest'importante appuntamento per l'Italia. “Sì – dice Domenico Zonin – è un incontro da fare immediatamente. Non c'è tempo da perdere. Sono pronto ad occuparmene”.

Parliamo intanto di bilanci. Quale esperienza hai maturato in questi pochi mesi da presidente di Unione Italiana Vini?
“Sicuramente è stata l’occasione per approfondire tantissime tematiche del settore vitivinicolo, un mondo, quello del vino, che mi sono reso conto di non conoscere in tutte le sue sfumature, abituato com'ero a vederlo da un solo punto di osservazione. L’esperienza mi ha offerto una visuale sul settore molto più ampia e approfondita. Raccogliendo così una serie di valutazioni, talvolta positive, altre volte negative”.

Quella positiva?
“Per me una cosa positiva è l’avere visto un attaccamento delle aziende al settore vitivinicolo. Molto spesso leggi sui giornali o senti dire che c’è una crisi dell’associazionismo, devo invece confutare tutto questo. Nelle ultime settimane ho fatto un giro delle aziende associate durante il quale ho avuto modo di confrontarmi con presidenti e amministratori delegati. E ho notato che  l’attaccamento al settore vino nella nostra associazione è molto forte, molto sentito. Cosa che mi ha dato una grande soddisfazione e una grande carica”.

E quella negativa?
“È difficile lavorare insieme per il vino italiano, fare sistema, anche all'estero. Nelle cose pratiche e nell’operatività ognuno va per conto suo. Questo non riguarda solo l’associazione ma in generale tutta la filiera. Probabilmente l'individualismo fa parte della cultura italiana e quando lo tocchi da vicino ti rimane impresso, perché non ha senso, soprattutto per gente abituata a viaggiare per il mondo che sa come si muovono gli altri. Per esempio il Ministero, se avesse una voce unica con cui interfacciarsi, riuscirebbe a lavorare meglio. Invece arrivano voci diverse, a quel punto il Ministero mette in capo cose che lasceranno scontenta per forza la filiera, e la colpa è della filiera stessa”.

Fare il presidente di Unione italiana vini non vuol dire anche restare lontani dalla gestione dell'azienda di famiglia?
“Certo, bisogna saper conciliare le due cose ma devo dire che si è aiutati dal fatto che si investe il proprio tempo parlando sempre di vino. L'attenzione rimane focalizzata sul settore. E questo ragionamento non vale per ogni ruolo. Ricordo qualche anno fa un’esperienza totalmente diversa in Confindustria: anche se impegnava meno, portava via tempo all’azienda perché si parlava di cose molto diverse rispetto al mondo del vino”.

Consumi pro capite in calo in italia, crisi del mercato interno, scarsa propensione verso i mercati esteri.  Eccessiva burocratizzazione. Quali in ordine di priorità i temi da affrontare per Domenico Zonin?
“Metto al primo posto la necessità di guardare ai mercati esteri, più in generale l’attenzione all’export.  Perché la battaglia nel futuro sarà lì, perché i mercati con la crescita dei consumi sono fuori dall’Europa e ci si scontrerà di più con altri Paesi produttori, e lì bisogna arrivare armati e uniti. Al secondo metto la crisi del mercato interno  e il consumo pro capite. Le due cose sono legate. Il mercato interno soffre per due motivi. Da una parte un calo dei consumi, dovuto a un cambiamento dello stile di vita. E’ cambiato il modo di mangiare, il tipo di alimentazione, anche l’occasione di consumo è cambiata. C’è bisogno in questa fase di un lavoro di acculturamento, di istruzione per fare capire che il vino fa parte della nostra alimentazione, che bere moderato non fa male, e che fa parte della dieta mediterranea, una delle diete che funzionano di più dal punto di vista salutistico. Dall’altra parte c’è la crisi e lì si può far poco.  Si risparmia su tutto. Ma il vino è uno dei settori che la sta sentendo un po’ meno, perché la tradizione del bicchiere di vino c’è, perché il vino italiano è buono”.

Al terzo posto?
“La burocratizzazione. Si può fare tantissimo, c’è un ammasso di leggi e leggine che spesso si sovrappongono. Le aziende muoiono di burocrazia. La concentrazione di leggi molto spesso ti paralizza e il produttore fa fatica a lavorare. Poi c’è anche la questione dei controlli. Devono esserci e devono essere efficaci, leggeri, con pochi paletti messi nei punti giusti. Invece le aziende spendono cifre incredibili per gestire nel modo migliore il regime di questi  controlli. E poi ci sono tanti enti che vengono a fare i controlli sulle stesse cose. Questo non deve essere più possibile. Ci batteremo anche per questo obiettivo”.

Fabrizio Carrera 


Domenico Zonin, classe 1973, è vice presidente di Casa Vinicola Zonin, dal 2006, con delega alla supervisione tecnica e produttiva. Con una laurea in Giurisprudenza decide di specializzarsi in Enologia, prima in California e poi specializzandosi in Francia, e nei mercati del vino. Fin dalla prima giovinezza partecipa all’attività di famiglia, ma è solo con il rientro in Italia che dal 2000 inizia ufficialmente la sua collaborazione aziendale, occupandosi specificatamente della produzione e di tutte le attività ad essa connesse presso le realtà produttive sia della Casa Vinicola Zonin sia delle Tenute di famiglia. Ha ricoperto le seguenti cariche: Presidente Confederazione Italiana della Vite e  del Vino (da febbraio 2013 – già Vice Presidente da giugno 2010 fino a febbraio 2013 ); Presidente dell’Unione Italiana Vini (da febbraio 2013 – già Vice Presidente da giugno 2010 fino a febbraio 2013); Vice Presidente Valoritalia (da maggio 2012); Presidente Federazione Nazionale dei Viticoltori e Produttori di Vino Consigliere dell’Ente Mostre Enologiche (marzo 2005). Il suo impegno in Confindustria iniziato a Vicenza altà di 26 anni lo porta a ricoprire la carica di Vice Presidente nazionale Confindustria Giovani per il triennio 2008-2011.