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L'intervista

Fabio Lantieri, la Franciacorta e l’Erbamat: “In Italia grandi prospettive per le bollicine”

19 Novembre 2019
Fabio_Lantieri Fabio_Lantieri


(Fabio Lantieri)

Un affare di famiglia per scimmiottare il nome di un noto programma televisivo. Ma serve a raccontare perfettamente la storia della famiglia Lantieri de Paratico, proprietaria dell'omonima cantina che si trova a Capriolo in provincia di Brescia. 

Oggi al timone c'è Fabio Lantieri. Ma anche lui ne ha fatto un affare di famiglia, seppur tutto molto più organizzato. Fabio Lantieri ricorda benissimo i tempi in cui andava al liceo ed era “costretto” dal padre Giancarlo a fare la vendemmia: “Era mio padre che gestiva questo vigneto e questa cantina. A quei tempi erano una cosa prettamente amatoriale”, racconta Fabio Lantieri. La passione per il vino, però, prende anche Fabio. Che si dedica prima agli studi in economia e poi diventa pure professionista. “Ma avevo compreso che volevo diventare un produttore di vino”, racconta. E così la svolta. Prende in mano le redini della cantina. E la trasforma. Non più un luogo che produce bottiglie per pochi intimi, ma una vera cantina che riesce a produrre bottiglie da poter vendere. “Ho seguito una scia di attenzione che c'era nei confronti delle nostre produzioni – dice – e ho compreso che quello era il momento giusto per fare degli investimenti e iniziare davvero ad essere dei produttori di vino”. 

Cinque anni cruciali tra il 1995 e il 2000 in cui Lantieri diventa una bella ed affermata realtà della Franciacorta. “Questa zona sta vivendo un importante cambiamento – spiega Lantieri – che però avviene da circa 20 anni. Scontiamo il fatto di non essere riusciti fin da subito a far conoscere il nostro territorio e i nostri prodotti al di fuori della nostra zona”. Infatti la produzione del Franciacorta, in media rimane all'interno del mercato nazionale per l'85 per cento. Il resto va all'estero. “Noi, con grandi sacrifici e investimenti – spiega Lantieri – siamo riusciti a costruire un mercato estero che raggiunge quota 20 per cento. Ma c'è ancora molto lavoro da fare”. I produttori di questa zona, infatti, si sono posti l'obiettivo di superrare quota 30 per cento di export nei prossimi 10 anni “e non mi sembra un obiettivo irraggiungibile – dice Lantieri – Ora che tutto è organizzato e che i produttori remano tutti nella stessa direzione, si può fare”.

Secondo Lantieri, seppur la Franciacorta produca vini unici e di altissima qualità, “sconta il fatto che deve inserirsi in un segmento difficile – dice – quello occupato da Champagne, Prosecco e Cava”. E parla con i numeri: “In Italia la cultura delle bollicine è prettamente da metodo Charmat – dice – e il confronto con i cugini e francesi è impietoso. Lì stiamo parlando di un mercato interno da 150 milioni di bottiglie per il metodo classico, mentre da noi si viaggia tra 30/40 milioni. E' pur vero che questi numeri stanno crescemndo, che adesso si sceglie sempre di più una bollicina metodo classico, rispetto ad un'altra e soprattutto finalmente si sta destagionalizzando il nostro prodotto che prima veniva venduto proncipalmente nel periodo delle feste o servito, in maniera sbagliata, proprio come fine pasto di Natale con il panettone. Ma sono convinto che la cultura della bollicina di qualità nel nostro paese debba fare ancora grandi passi”. Lantieri ormai è una realtà importante del territorio con 20 ettari di vigneto e una produzione di 140 mila bottiglie l'anno. I loro mercati esteri di riferimenti sono Germania, Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Belgio e Australia. Hanno avuto la soddisfazione di essere messi in vetrina da Harrod's a Londra e qualche giorno fa hanno anche vinto il prestigioso premio “World Champion”, campione del mondo, nella categoria Classic Brut Non-Vintage Blend, con il loro Franciacorta Brut NV nella versione magnum al concorso “The Campagne & Sparkling Wine World Championship 2019”.


(Tom Stevenson, Patrizia e Gaia Lantieri ed Essi Avellan)

E le novità non finiscono di certo: “Abbiamo presentato il nostro primo vino biologico che si chiama Gemme – dice Fabio Lantieri – e stiamo iniziando a farlo conoscere un po' in punta di piedi. Crediamo molto nel biologico e siamo in regime bio da oltre sette anni anche se in realtà abbiamo sempre lavorato con questa filosofia del rispetto della natura. Un lavoro molto impegnativo, ma che da parecchie soddisfazioni”. E dal punto di vista dei nuovi impianti, Lantieri ha messo a dimora delle nuove uve in una zona, come la definisce il titolare abbastanza impegnativa: “Si tratta di alcune terrazze in cui abbiamo piantato Pinot Bianco, Pinot Nero e soprattutto l'Erbamat – dice Fabio Lantieri – Contiamo di fare la prima vendemmia di questo vitigno storico e autoctono già nel 2020 per produrre un vino. Non sarà in purezza, ma sto pensando a una cuvée (Chardonnay 70 per cento, Erbamat 30 per cento, oppure Chardonnay 60 per cento, pinot bianco 10 per cento ed Erbamat 30 per cento). Lo valuteremo quando il prodotto sarà in cantina”. Si potrà assaggiare nel 2023. “Il problema di fare le bollicine con il metodo classico è proprio questo – dice Lantieri – La lunga attesa e le difficoltà nel fare un prodotto di altissima qualità. Ma nel calice, poi, si viene sempre ripagati dai propri sforzi. L'erbamat, secondo me, è un'arma in più per veicolare il messaggio del nostro territorio, dove si producono bollicine riconoscibilissime e dalle caratteritiche uniche. Ora tocca a noi produttori il compito di far conoscere ancora di più i nostri vini fuori dai confini nazionali. E un vitigno autoctono, che non c'è da nessun'altra parte può darci una mano importante”. 

Giorgio Vaiana