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L'intervista

Giovanni Greco (Cva): “Un nuovo progetto per il vigneto che si trova nella Valle dei Templi”

24 Gennaio 2019
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Intervista al presidente della cooperativa che si trova a Canicattì in provincia di Agrigento che quest'anno festeggia i suoi 50 anni: “Una festa in cantina il prossimo 1 maggio”


(Giovanni Greco)

Il 2019 sarà l'anno di Cva, la cantina sociale che ha sede a Canicattì in provincia di Agrigento.

Non solo perché festeggerà i suoi primi 50 anni con una grande festa in cantina il prossimo 1 maggio, ma perché è stato avviato un importante progetto insieme all'Ente parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento per ampliare la produzione del vino Diodoros, che si produce proprio in un vigneto che si trova all'interno della Valle dei Templi. Lo scorso anno, infatti, Cva, insieme al Parco, ha messo a dimora barbatelle in altri tre ettari di vigneto messo a disposizione all'interno dell'area archeologica. Nei prossimi anni, dunque, saranno quattro in totale gli ettari in cui, attraverso la produzione di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nero d'Avola, si potrà produrre questo vino: “Una produzione, quella del Diodoros – dice Giovanni Greco, presidente di Cva – fino ad oggi troppo piccola per soddisfare le tantissime richieste che abbiamo di questo vino diventato una vera chicca (se ne producono circa 3 mila bottiglie l'anno). Ora Diodoros entra a far parte di un progetto commerciale e siamo certi che diventerà in poco tempo il vino-simbolo ed icona della Valle dei Templi”.

Cva si lascia alle spalle un 2018 abbastanza positivo, nonostante il maltempo e le difficoltà di una vendemmia resa complessa non solo dalle piogge, ma anche delle varie conformazioni dei vigneti della cooperativa, disseminati lungo 850 ettari (350 i soci coltivatori) su 12 comuni nelle province di Caltanissetta ed Agrigento: “Per questo abbiamo al lavoro per noi tecnici super-qualificati che seguono le fasi del vigneto dalla fioritura e fino all'arrivo delle uve in cantina – spiega Greco – perché ogni porzione di vigneto è diversa, ogni terreno ha le sue caratteristiche: ci sono vigneti che si trovano al livello del mare e terreni ad oltre 500 metri di altezza. Ecco perché qui abbiamo 4 tipologie di Nero d'Avola e 3 di Grillo, ognuna con le sue caratteristiche”. Alla fine del 2018, il bilancio per Cva è positivo: + 15 per cento per quanto riguarda la produzione, sfiorando il milione di bottiglie e un fatturato che supera i 5 milioni di euro. “Siamo partiti con poche bottiglie – dice Greco – vendute solo nei nostri punti vendita. Poi circa dieci anni fa abbiamo iniziato un percorso di valorizzazione e di qualità. Oggi i risultati ci stanno dando ragione. Le nostre bottiglie vengono vendute per il 50 per cento all'estero (l'Europa il mercato di riferimento insieme a Stati Uniti e Canada). Siamo una cooperativa relativamente giovane e per noi sono ancora gli inizi nel mondo della commercializzazione, ma siamo contenti di quello che abbiamo fatto fino ad adesso. Ora il 2019 è un anno importante, di nuovi progetti e di consolidamento di quello che abbiamo fatto in questi anni”. 

Ma com'è cambiato il modo di fare vini della cooperativa? “Io non credo che sia migliorata la qualità, perché quella c'è sempre stata – dice Greco – ma parlo in generale. Tutte le cooperative producono ottimi vini. Solo che si badava di più, o quasi solamente allo sfuso, a vendere vini a quell'imbottigliatore che poi commercializzava con un altro nome. Adesso, invece, come nel nostro caso, ci si mette in proprio. Facciamo tutta la filiera e ci siamo guadagnati anche importanti premi. L'1 maggio, quando festeggeremo i nostri primi 50 anni, ribadiremo il nostro nuovo concetto: ripartire da un anno zero, da quello che abbiamo fatto, ma cercheremo di spingerci oltre, per migliorarci sempre e ancora di più. Non è facile mettere d'accordo tante teste, ma è questa la sfida di una cooperativa: radunare sotto una sola ala protettrice tanti produttori”. Una ripartenza, come detto, anche nel segno della produzione di nicchia, come nel caso del vino Diodoros: “Un progetto nato per caso – dice Greco – con il Parco della Valle dei Templi, ma che è cresciuto tantissimo. Ora vogliamo farne un'attività commerciale vera e propria. D'altronde questo vino è davvero molto interessante”.

La Sicilia del vino cresce e Greco ha le idee chiare su quali saranno i territori nei prossimi anni, a trainare l'economia enologica siciliana: “Etna prima di tutto – dice – un territorio assolutamente straordinario che si vende da solo a prescidere dal vino, non a caso viene paragonato ai grandi territori francesi o al Barolo. Credo che sia il simbolo della rinascita del vino siciliano; poi credo che il territorio di Marsala dirà la sua; e il nostro ovviamente, perché tutta la zona centro-meridionale della Sicila ha delle eccellenze e delle peculiarità molto particolari e i migliori Nero d'Avola dell'Isola si producono da queste parti. E non lo dico solo io”. Chiusura sulla Doc Sicilia: “Siamo totalmente d'accordo sulle iniziative volute dal consorzio – dice Greco – come l'imbottigliamento di Grillo e Nero d'Avola solo a vini Doc. E poi le fascette, se è vero che saranno altre pratiche noiose burocratiche per le aziende, lo è altrettanto per dare ai consumatori finali la certezza di un prodotto super-controllato. E nei mercati internazionali questo serve tantissimo”. 

G.V.