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L'intervista

L’Etna, la Valle dei Templi e il futuro. Greco (Cva): “Sì, le cooperative ora fanno eccellenze”

02 Ottobre 2020

di Giorgio Vaiana

Obiettivi chiari per il futuro. Ma prima c’è necessità di chiudere questa vendemmia, che ormai volge al termine.

Giovanni Greco, presidente della Cantina cooperativa Cva Canicattì, in provincia di Agrigento, si confida alla nostra redazione. A partire dalla vendemmia, ormai finita (“se non proprio qualche ultimo grappolo, dice), passando per l’Etna, il progetto Diodoros e le nuove iniziative, “si spera in presenza”. “Abbiamo finalmente chiuso questa vendemmia – dice – ed è stata molto, ma molto faticosa. Abbiamo iniziato già a fine luglio e siamo arrivati fino praticamente alla fine di settembre e c’è ancora qualche socio che sta raccogliendo gli ultimi grappoli”. La cooperativa di Canicattì non è certo un colosso, ma dice la sua nella regione siciliana. Stiamo parlando di 300 soci che lavorano 750 ettari (in media ogni socio possiede circa 2,5 ettari di vigneto). La produzione si attesta sul milione di bottiglie. Metà di queste va all’estero, nei mercati europei soprattutto. E quest’anno, in controtendenza al resto del panorama vitivinicolo italiano, da queste parti i segnali sono positivi. “Non solo in termini di qualità – dice Greco – forse tra le annate migliori, ma anche in termini di quantità”.

E allora facciamo ordine, a partire proprio dalle considerazioni sulla qualità delle uve. “E’ stata una bella vendemmia, in pieno stile Cva – dice Greco – Non siamo una cooperativa da grandi numeri, lavoriamo in maniera artigianale e già nella raccolta riusciamo a fare una importante selezione dei grappoli. Per i bianchi, e lo posso dire senza timore di essere smentito, è stata un’annata pazzesca. Invero anche per i rossi che sono già in fermentazione. Le sensazioni sono positive. C’è stata un’estate lunghissima e calda, ma non torrida, mai sotto ai 30 gradi, un buon equilibrio idrico nei terreni, le uve non hanno sofferto, maturazione lenta, ma abbastanza costante. I rossi saranno importanti, con un grande equilibrio e longevi. Non ho i dati precisi, ma posso dire che abbiamo aumentato la produzione del 15 per cento”. Cva rappresenta alla grande quel territorio della Sicilia, la zona centro-meridionale che si sta imponendo sui mercati per la qualità della produzione. “E’ un territorio storicamente vocato per i rossi – dice Greco – qui il Nero d’Avola esprime il meglio. Ma abbiamo investito anche sui bianchi, Grillo e Catarratto solo per fare un esempio. E vengono fuori dei vini eccezionali. Ci sono escursioni termiche importanti e poi questa freschezza la senti nella bottiglia. Il Grillo da noi si raccoglie i primi di agosto, mentre in altre zone della Sicilia alla fine di agosto. C’è proprio una tecnica di fare vini diversa, un modo di pensare su alcune uve in maniera unica. Però, credo che le scelte che abbiamo fatto in questi anni siano state abbastanza ripagate in termini di qualità dei prodotti che facciamo”.

“C’è un solo cruccio – dice Greco – per permettere a questo territorio di sfondare ancora di più, quello di riuscire a fare sistema e creare in questa parte dell’Isola una maggiore riconoscibilità del territorio. Un po’, per esempio come avviene sull’Etna”. E a proposito di Vulcano, Greco racconta il progetto di Cva avviato proprio da queste parti. “L’epidemia ha scombussolato un po’ i nostri piani – dice – Dovevamo uscire quest’anno sia con un rosso (Nerello mascalese in purezza) che con un bianco (Carricante in purezza)”. Il rosso è in affinamento “e sarà messo in bottiglia nelle prossime settimane. Dovrebbe uscire nel 2021. Il nome? Top secret, ma ci sarà la parola Cva in etichetta. Il bianco uscirà l’anno prossimo”. La cooperativa ha preso in concessione, a seguito di un accordo commerciale con un’azienda di Zafferana Etnea, un vigneto di 2,5 ettari. “Ma non vogliamo scimmiottare nessuno o fare operazioni commerciali come hanno fatto altri – dice – Noi abbiamo visto sull’Etna una possibilità di crescita, un’opportunità per portare il nome della nostra cooperativa ancora di più sui mercati internazionali. E in fondo l’Etna può essere la spinta perfetta, visto il successo che ha nel mondo. Ma non solo per noi. Credo e ritengo per tutto il vino siciliano. Stiamo parlando di un territorio unico al mondo che ci consentirà di aprire, anzi di allargare le nostre opzioni commerciali”.

L’emergenza sanitaria ha un po’ frenato la corsa di Cva che aveva iniziato l’anno con + 20 per cento per le vendite nei canali Horeca. Poi la chiusura e la brusca frenata. “Un calo notevole per quelle aziende come la nostra che lavorano nei canali della ristorazione – dice Greco – Ora è l’occasione per pensare a cose nuove, all’e-commerce per esempio. Ma anche di entrare nella Gdo, a condizioni che ci si possa posizionare in quella fascia medio-alta che meritiamo. La pandemia ci sta facendo riconsiderare tante cose. Da un fatto negativo, stiamo cercando di tratte un insegnamento positivo per il futuro. Stiamo ripensando ai mercati, a come organizzarci, facendo rete soprattutto”. E tra i progetti da rilanciare, c’è anche quello di Diodoros, il vino prodotto da un vigneto coltivato al’interno dell’area archeologica della Valle dei Templi di Agrigento. “Abbiamo impiantato altri tre ettari di vigneto al’interno del Parco – dice Greco – Lo abbiamo fatto visto il grande successo ottenuto da questo vino, prodotto in poco più di 4 mila bottiglie. Allora abbiamo ritenuto, in sinergia con il Parco archeologico, che questo vino può diventare il testimonial perfetto per la provincia di Agrigento e quindi può diventare anche un fatto economico. Con l’Ente Parco stiamo sviluppando una serie di progetti per presentare questo prodotto come simbolo della rinascita della provincia agrigentina legata non solo più all’archeologia, ma anche al turismo enogastronomico. E’ complicato e difficile, ma ce la faremo”. Poi la chiusura con il Greco-pensiero: “Ogni volta che bevo il nostro Aynat penso a quanti passi in avanti abbiamo fatto – dice – Questo vino è diventato l’emblema delle cose che si possono fare. Eravamo ancora increduli quando è stato premiato come vino rosso migliore d’Italia. Abbiamo dimostrato che le cooperative possono fare grandi eccellenze. In questi anni abbiamo fatto dei grandissimi passi in avanti, per dare valore alla nostra produzione e quindi reddito ai nostri soci. E ci tengo a dirlo, in questa provincia nessuno dei nostri soci ha fatto vendemmia verde. Questo vuol dire molto”.