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L'intervista

L’estate di Giovanni Scarfone: “Doc Faro, la viticoltura eroica e i vigneti a picco su due mari”

02 Agosto 2017
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Parla il patron della piccola azienda Bonavita: “Vorrei che questa zona avesse il blasone dell'Etna”


(Giovanni Scarfone)

Uno degli esempi di viticoltura eroica in Sicilia è sicuramente Faro. Questa minuscola Doc nel messinese, che si estende in un promontorio a picco sul Mar Ionio e mar Tirreno, è stata ripresa grazie alla visione illuminata di un produttore illuminato Salvatore Geraci con il suo Faro Palari. 

Si deve a lui la rinascita di una viticoltura che da queste parti stava scomparendo a favore di una sempre più aggressiva edilizia. Qui fare il vigneron non è per niente facile. Visto che ci sono vigneti che hanno anche il 70 per cento di pendenza. E si tratta di appezzamenti spesso lontani anche tra di loro. Ne sa qualcosa Giovanni Scarfone, giovanissimo produttore messinese che ha deciso di investire nell'uva e nel vino e porta avanti con orgoglio la sua azienda a gestione familiare, la Bonavita, 2,5 ettari di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera per 12/13 mila bottiglie di produzione. Animo sincero il suo, così come i suoi vini, due sole etichette, il Faro Doc e il Rosato Igt. C'è tutto quello che ci deve essere in questi vini che riportano nell'animo di chi li beve le brezze marine che si incanalano qui e i sapori di teritori unici, a volte sabbiosi, altri argillosi, altri calcarei. Le uve sono le stesse che si coltivano sull'Etna, ma i vini sono diversi. Unici. 

Insomma Giovanni, niente estate per lei…
“I mesi più caldi sono quelli più impegnativi per chi fa questo mestiere. Bisogna dedicarsi alle chiome delle piante e praticare qualche trattamento. Quest'anno i trattamenti, vista la stagione eccessivamente calda, li abbiamo ridotti all'osso”.

E quindi è rimasto in cantina?
“Come ogni anno riunisco un bel gruppo di amici e colleghi produttori e si sta via una settimana. Il tempo giusto per ricaricare le pile. L'anno scorso tappa in Calabria. Quest'anno abbiamo scelto di rimanere in Sicilia e siamo andati a Marzamemi, la frazione di Pachino, in provincia di Siracusa”. 

Come procede la maturazione delle uve?
“Vedo vegetare le piante in maniera corretta e anche le uve mi sembra che stiano bene. Spero che cada qualche pioggia in questi due mesi che anticipano la vendemmia. Sarebbe una vera manna dal cielo. Da queste parti non piove, come Dio comanda, da febbraio. E a memoria non mi ricordo una simile siccità”.

Tra l'altro la sua zona è stata devastata dagli incendi…
“Infatti. Ogni estate è la stessa storia. Preghi sempre che non si verifichi, ma poi puntualmente accade. Quest'anno le fiamme hanno sfiorato un nostro vigneto. Solo grazie alla via tagliafuoco ed ad un cambio di direzione del vento, le nostre uve si sono salvate. Ma vorrei che il governo sanzionasse i proprietari dei terreni che non effettuano la normale manutenzione. Possono devastare il lavoro e i sacrifici di gente che con l'agricoltura ci campa”.

Che annata sarà la 2017?
“Non mi piace fare previsioni. Noi, anche nelle annate caldissime, vedi 2011 e 2015, non raccogliamo mai prima della fine di settemrbre. E sarà così anche quest'anno. Ci sono ancora due mesi davanti e tutto può succcedere. Spero in un settembre più fresco. Vini meno complessi e strutturati per il caldo? Non credo”.

E la Doc Faro come sta?
“Sono molto ottimista. La Denominazione si sta pian piano sviluppando anche se siamo ancora pochissimi. Ma ci sono enormi potenzialità, sia dal punto di vista del terroir che dal punto di vista dei vitigni. Dobbiamo tutto a Geraci che ha aperto la strada ed ha tracciato la via da seguire. Adesso servirebbe maggiore collaborazione per parlare ancora di più di questo territorio e sponsorizzare una zona unica della Sicilia. Credo che la bravura dei miei colleghi dell'Etna sia stata questa: quella di riuscire a valorizzare il territorio. Ed è su questa strada anche la Docg del Cerasuolo di Vittoria grazie alla mia amica Arianna Occhipinti. Da soli si può andare certo, ma è molto più bello fare qualcosa per il proprio territorio”. 

Faro come Etna, allora?
“No, per niente. Paragone azzardatissimo. Uve uguali, certo. Ma vini completamente diversi. Mi auguro, però, che il Faro possa avere un giorno il blasone che ha l'Etna”

Progetti per il futuro?
“Vorremmo ingrandire la cantina, pur rimanendo sempre un'azienda a conduzione familiare. Poi vorrei acquistare dei nuovi vigneti, ma non troppo grandi e difficili da gestire”.

Il viaggio che le piacerebbe fare?
“La Francia del vino in generale, ma in particolare la Borgogna”

E l'ultima bevuta che ricorda con piacere?
“Una di pochissime settimane fa: un Barolo Rinaldi del 2007”

G.V.

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