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L'intervista

L’estate di Riccardo Ricci Curbastro: “L’Italia del vino al top, ma servono meno denominazioni”

31 Agosto 2017
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(Riccardo Ricci Curbastro)

di Giorgio Vaiana

Vendemmia 2017, riduzioni delle denominazioni, una “stoccatina” al ministro Maurizio Martina. 

Riccardo Ricci Curbastro è la solita persona gentile e disponibile alle interviste. Sempre garbato, chiarezza nei suoi contenuti, tra le righe riesce sempre a comunicarti una notizia inaspettata. Vera manna dal cielo per noi giornalisti. Poche ferie, “già dimenticate”, come dice Ricci Curbastro, testa già proiettata alla prossima vendemmia

Cosa si aspetta da questa 2017? 
“Non ho la sfera di cristallo e non è possibile fare delle stime sicure. Di certo, però, c'è che i numeri saranno in calo, questo dovuto da un lato alle gelate, dall'altro alla siccità. Due fattori che non ci regaleranno una vendemmia abbondante”. 

Ma la qualità?
“Anche qui è difficilissimo esprimere un giudizio. L'Italia è stretta e lunga. Il Nord, poi, è molto largo. Tanti territori diversi dentro i territori. La mia sensazione, però, è positiva e si basa su due esperienze di vendemmia. Ma non sono attendibile statisticamente”. 

Il vino italiano come sta?
“Io vedo solo il lato positivo. Certo, ci sono tanti problemi,. Uno di questi è il fatto che per il secondo anno consecutivo non riusciremo a spendere in tempo i soldi dei fondi Ocm. E' questo non è certo colpa del mondo del vino, ma di chi ci amministra”.

Quindi ministro e assessori…
“Sono loro che hanno il compito di farci spendere questi soldi che per noi sono fondamentali per la nostra competitività nei mercati esteri. Loro hanno il dovere di fare il proprio lavoro in maniera diligente scrivendo dei decreti che dovrebbero essere inattaccabili, che non siano da approvare dentro le aule di un tribunale. Non li abbiamo obbligati di certo noi a fare i ministri o gli assessori”.

Competitività e credibilità anche. Invece gli attacchi al mondo del vino italiano continuano. Tipo quello dei media inglesi al Prosecco…
“Una notizia vecchia, trita e ritrita e rilanciata in maniera ancora una volta inopportuna. La colpa è anche di voi giornalisti. Così non si fa informazione, ci si spara addosso. Se uno dice una cavolata non è detto per forza che lo dobbiamo stare a sentire e magari farci un pezzo sul giornale. Basterebbe ignorarlo”.

Come vede l'Italia del vino? Le regioni che stanno lavorando meglio?
“Difficile fare una classifica. E non lo dico certo per fare il diplomatico. Credo che ogni regione, ed è una cosa oggettiva, si stia muovendo nella direzione giusta per fare il bene del vino che produce. Certo tutto è migliorabile, ma non vedo più i cosiddetti “furbetti del vino”. Vedo invece famiglie che stanno facendo investimenti importanti. E i risultati non li avremo certo in un paio di giorni, ma in tanti anni. Ma sono sicuro che si vedranno”. 

Eppure manca qualcosa…
“Manca il remare nella stessa direzione. Ma non è totalmente colpa nostra. Abbiamo un sistema amministrativo che favorisce il frazionamento. E poi la mentalità italiana è un po' del cavolo, perché ad ognuno di noi piace essere i presidenti del nostro campanile. Questo è un aspetto su cui possiamo migliorare”

In che modo?
“Per esempio eliminando delle denominazioni. Ne abbiamo troppe in Italia. Credo che ormai sia arrivata la necessità di individuare un sistema di aggregazione, per mantenere questo eccesso di ricchezza, certo, ma soprattutto per utilizzare Doc più grandi con maggiori sottozone. Un minimo di sintesi intelligente, secondo il mio parere, è possibile farla”.

Ma ferie ne ha fatte?
“Ho staccato una settimana. Con la mia famiglia siamo andati in Corsica”

C'è un viaggio che le piacerebbe fare?
“Dell'Oceania conosco solo la Nuova Zelanda. Mi pacerebbe andare in Australia. Anche se ho ancora due terzi di mondo da visitare… E poi in Italia ho tanti luoghi del cuore. Uno è la Sicilia”

La bevuta memorabile di questa estate?
“Come sapete la denominazione Franciacorta festeggia 50 anni. Bene, io sono sceso in cantina e ho preso una bottiglia di Curtefranca Bianco prodotto da mio padre Gualberto nel 1967. E ho voluto finirla. Non me lo sarei mai aspettato. Mi sono emozionato, perché mi ha ricordato mio padre, uno dei fondatori di questa denominazione, i tempi passati, un mondo del vino che non c'è più. E ho deciso che offrirò ad alcuni miei ospiti durante il Festival di Franciacorta un assaggio di questo vino che custodisco gelosamente in cantina”.


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