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L'intervista

Liantonio: “Entro giugno nuova acquisizione per Torrevento. E sulla Puglia dico che…”

08 Febbraio 2022

di Giorgio Vaiana

Becchiamo Francesco Liantonio in un (raro) momento di quiete. “Tra una riunione e un’altra” dice con la sua consueta gentilezza mentre parliamo al telefono.

La nostra chiacchierata pero, stavolta riguarda il “Liantonio viticoltore”, quello proprietario di Torrevento in Puglia e non il “Liantonio presidente di Valoritalia” (lo avevamo già sentito qulche giorno fa, leggi questo articolo>). L’occasione per fare un po’ il punto della situazione, non solo di Torrevento, ma anche della Puglia del vino in generale e affrontare temi importanti. E a proposito di tematiche importanti, sul finire della nostra telefonata, un po’ anche stuzzicato, Liantonio svela una grossissima novità: “Sì, faremo un’altra acquisizione”, dice con sorpresa. Il commento nasce dopo un commento su Oria Wine, l’acquisizione della cantina fatta da Torrevento qualche tempo fa nel cuore del territorio del Primitivo di Manduria (leggi questo articolo>). “Dove, però, non posso dirvelo – dice – Fuori dall Puglia? Sì, ma non fatemi dire altro. Saremo come al solito partner del gruppo Prosit con cui ormai c’è una consolidata collaborazione”. Insomma Torrevento si prepara ad un 2022 davvero impegnativo con l’acquisizione che dovrebbe avvenire nel giugno di quest’anno, carte burocratiche permettendo. Per il resto, dunque, Liantonio racconta il 2021, definito anno difficile, “ma dalle grandi soddisfazioni dal punto di vista imprenditoriale”, dice. Perché l’azienda è cresciuta e pure a due cifre (+ 20 per cento di fatturato) con un consolidamento dei mercati storici della cantina pugliese (Germania, Stati Uniti e Cina in primis) e il posizionamento in altri come quelli del Nord Europa (Svezia e Norvegia). “Un risultato – dice Liantoio – frutto di un lavoro portato avanti da anni, di una qualificazione della nostra produzione vinicola. Come qualità ormai stiamo raggiungendo l’optimus. Noi trasformiamo le uve, che sono un dono del Creato, in rapporto sinergico tra uomo e Natura. E i risultati sono ottimali”.

Il 2021, comunque, è stato un anno molto importante per Torrevento: “Un percorso storico – dice Liantonio – L’acquisizione di Oria ci consente di cominciare a produrre il Primitivo fatto con le nostre uve (fino ad oggi viene utilizzta l’uva i produttori fidati della zona, ndr). Abbiamo comprato anche dei vigneti che saranno convertiti a breve. Chiudiamo il cerchio: con il Primitivo, il Nero di troia e il Negroamaro possiamo dire di rappresentare benissimo tutte le tre culture enologiche più importanti pugliesi”. Torrevento sta puntando anno dopo anno ad un consolidamento del suo marchio soprattutto all’estero. Lo dicono i numeri: del fatturato da 20 milioni in media l’anno, l’80 per cento proviene dall’estero: “Per noi il 2022 e il 2023 saranno anni fondamentali per la nostra crescita – dice Liantonio – Stiamo lavorando per dare ancora maggiore valore alle nostre produzioni. Non di certo per guadagnare ancora di più e fare più marginalità, ma per avere un valore che ci consenta di fare maggiori investimenti, mi piace dire, di innovazione ancorata alla tradizione”. A partire dalla sostenibilità: “Per noi la sostenibilità è importante – dice – Siamo tra le prime aziende certificate Equalitas e abbiamo sempre rispettato i tre pilastri fondamentali: sostenibilità economica, sostenibilità etica-sociale e sostenbilità ambientale con una serie di procedure molto importante. Ora stiamo mettendo in campo altri tipi di strategie per far sì che la sostenibilità diventi ancora più concreta. Un lavoro che ci gratifica e devo dire che poi, alla fine, i mercati ce lo riconoscono”.

Ora bisogna concentrarsi sul nuovo anno: “Non vi nascondo la mia preoccupazione – dice Liantonio – L’escalation dei costi delle materie prime è incredibile e alla fine siamo noi proprietari delle aziende che dobbiamo far quadrare i conti. Il problema è che in questo momento siamo soli a dover gestire questa situazione. Credo che ci siano delle speculazioni proprio sulle materie prime. Poi, per quel che riguarda l’energia elettrica, bisognerebbe agevolare le imprese che volessero adottare le energie alternative. Ma queste, spesso, rimangono seppellite dai documenti da compilare e presentare. Il governo dovrebbe pensare a sburocratizzare più che può”. La Puglia continua a far parlare di sé in bene: “Credo che nella nostra regione, ma io dico in tutte le regioni del Sud – si sia sempre prodotto del vino di qualità. Il nostro problema è che non siamo mai stati bravi a commercializzare i nostri prodotti. Adesso abbiamo fatto grandi passi in avanti. Le regioni del Sud si stano imponendo sui mercati del mondo con il giusto valore e sta venendo fuori sempre di più la qualità intrinseca di questi vini. Questo grazie sopattutto alla capacità delle nuove generazioni di valorizzare e commercializzare i vini”. Ma quando si parla di valore, non si può non parlare anche di numeri, di quantità, con un fenomeno, anzi un colosso, che è sotto gli occhi di tutti: il Prosecco. “Raggiungere certe quantità di prodotto, quindi oltre 600 milioni di bottiglie, in un territorio è comunque un percorso importante e di questo ne va dato atto alla regione Veneto e ai consorzi di tutela che sono stati capaci di creare valore aggiunto alla filiera e una presenza internazionale di tutto rispetto. Ora devono fare un passo ancora più importante. Ma non voglio sembrare il “sotuttoio”. E non mi permetterei mai di dare loro dei consigli. Ma devono proseguire su questa strada tracciata per dare ancora più valore alle loro produzioni. D’altronde si possono permettere strategie di marketing, hanno forza e la fortuna di avere manager bravissimi nel loro consorzi di tutela. Bisogna guardare con molta attenzione a questi esempi, perché possono dare moltissimo all’Italia, non solo in termini di numeri. Io adesso sto studiando con molta attenzione il fenomeno del prosecco Rosé. Anche qui devo dire che sono stati bravi. Realtà come queste vanno solo guardate come esempio”.

Capitolo Cancer Plan: “Sono preoccupato, anzi arrabbiato – dice Liantonio – Immaginare che una bottiglia di olio extravergine di oliva o una di vino possano essere considerate come più dannose di una Coca Cola Zero, mi fa davvero uscire fuori di testa. Non ci sto. Bisogna ridare dignità alle migliaia di contadini che ogni giorno vanno a faticare nei campi per poi produrre olio e vino. Non si possono confondere prodotti dela terra con prodotti chimici. Mi auguro che i nostri deputati a Bruxelles possano risolvere la situazione”. Prima di salutarci, una curiosità: il vino preferito da Liantonio fuori dalla sua regione: “Sono amante del Sauvignon Blanc del Trentino o dell’Alto Adige, quello che ha proprio una sua forte tipicità caratteriali. Ma adoro anche i vini a base Montepulciano, sia nell’espressione abruzzese che toscana. Ci sento molte affinità con i nostri rossi. E poi, quando posso, mi piace aprire una bottiglia di vini del Sud Italia, magari della Sicila. Ma credo che tutta la nostra Italia custodisca tesori che meritano di essere assaggiati almeno una volta nella vita”.