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L'intervista

“Sì, la Puglia può diventare la regina del vino italiano. Valoritalia? Guarda all’estero”

22 Settembre 2020

di Giorgio Vaiana

C’è la Puglia nel suo cuore. E non potrebbe essere altrimenti.

Per Francesco Liantonio, titolare della cantina Torrevento, che si trova a Corato in provincia di Bari, e presidente di Valoritalia, la società che si occupa delle attività di controllo sui vini Docg, Doc e Igt oltre che di vino biologico e agricoltura biologica, è tempo di tracciare un bilancio di questo anno, 2020, che volge al termine e che, gioco-forza rimarrà nella storia.

Insomma, Liantonio, ormai i suoi giorni trascorrono di più tra i vigneti che in ufficio…
“Siamo nel pieno della vendemmia, una di quelle che, dal punto di vista agronomico, è originale. Anche se dico sempre che ogni vendemmia ha la sua storia, il suo fare e il suo dire”.

Come vanno le cose in campagna?
“Dal punto di vista qualitativo credo che la 2020 sarà un’annata molto buona. Ancora però non tutti hanno avuto la percezione delle potenzialità dei vini di questa annata che, sono certo, avranno punteggi altissimi. Il clima ci ha accompagnato, ha piovuto quando doveva, il sole e il caldo nei periodi giusti. Insomma una maturazione e una evoluzione perfetta dal punto di vista fitosanitario per l’uva. Oggi raccogliamo un prodotto sano”.

Credo che ci sia un “ma” a questo punto…
“Già, perché dal punto di vista quantitativo ho dubbi e perplessità. Qui abbiamo avuto una gelata nel mese di marzo e ne hanno risentito soprattutto le uve precoci, i bianchi in particolare. Credo che qui le perdite si attesteranno sul 20 per cento. Il Nero di Troia è una varietà tardiva, raccogliamo ad ottobre e quindi non so fare una stima. E sulle altre registro delle difficoltà. Ma ancora non ho dati certi. Unica certezza è che le perdite ci saranno”.

E quindi che si aspetta da questa annata 2020?
“La fortuna, se così posso dire, è che questa annata andrà in commercio fra 2, 3 anni. Quando mi auguro, i mercati saranno ben diversi da adesso. Oggi noi stiamo vivendo un particolare momento storico che i nostri nipoti studieranno nei libri di storia”.

A proposito, voi come avete vissuto questa emergenza sanitaria?
“Non le nascondo che non è stato facile andare in campagna in pieno lockdown. Ma la campagna non sa che c’è un virus e necessita di lavori quotidiani. Qui abbiamo adottato tutte le misure di sicurezza necessarie. E oggi sono molto preoccupato. Vedo tanta irresponsabilità, inconsapevolezza. E bisogna stare attenti, il virus c’è, gira attorno a noi. Non mi fa paura quello che c’è stato, ma quello che ci potrebbe essere”.

I mercati hanno risentito di questa crisi?
“Già. Adesso stanno arrivando sul mercato annate molto importanti per la Puglia, come la 2017, la 2018 e la 2019. Mi auguro che ci sia un’economia in grado di valorizzare e riconoscere il giusto valore a quei produttori che 4, 5 anni fa hanno investito nel nostro territorio, tirando fuori prodotti-simbolo della nostra enologia che, purtroppo, arrivano sui mercati nel periodo sbagliato”.

Oggi come sta la Puglia del vino?
“E’ in un momento magico. Primitivo in primis, e mi consenta il gioco di parole che calza a pennello. Oggi questo vino è l’ambasciatore della Puglia nel mondo. La nostra regione, dal punto di vista enologico, è forte e riesce ad offrire al consumatore mondiale una serie di prodotti che vanno incontro a quelli che il mercato sta richiedendo, e quindi vini fruttati, rotondi, che sanno raccontare un territorio, con le loro sfumature, che parlino di mare, sole, collina, di una storia millenaria. E al Primitivo si aggiungono il Nero di Troia, il Negroamaro, il Bombino Bianco. Io dico che se la Puglia si organizza meglio, e le istituzioni usano questi prodotti come ambasciatori della nostra cultura, facendo scudo e quadrato con i produttori, beh penso che la Puglia potrebbe diventare la “regina” del panorama enoologico italiano”.

A proposito di elezioni, che ne pensa della rielezione di Michele Emiliano a presidente della Regione?
“Ho apprezzato tantissimo gli interventi del presidente dopo la conferma della sua rielezione. Ha riconosciuto che qualche errore è stato fatto e forse è stato fatto proprio in agricoltura. Il popolo pugliese gli ha dato nuovamente fiducia. Lui è un uomo di grande intelligenza e spessore. Sono convinto che se facciamo squadra, e noi imprenditori siamo pronti a fare squadra, ci sono tutti i presupposti per fare bene”.

Lei è anche presidente di Valoritalia. Anche per questa importante società il 2020 sarà di rirordare…
“Stiamo parlando di una società che ogni anno certifica 1,6 miliardi di bottiglie, permette di tracciare questo prodotto dal vigneto e fino ai mercati, dando garanzia al consumatore. Valoritalia è indispensabile per le aziende che operano sul territorio nazionale, perché riusciamo anche ad evitare concorrenza sleale e manipolazioni che possono creare distorsioni sul mercato”.

E per sostenere le aziende, voi avete fatto una scelta importante in periodo di lockdown…
“Non potevamo di certo fermare questo sistema. Ma dall’altro lato era anche impossibile per noi, inviare in giro i nostri 1.500 ispettori. Abbiamo pensato ad una soluzione per non fermare tutto. E quindi lavoro da casa, controlli documentali e le verifiche solo in seguito con il ritorno alla normalità. Una soluzione che ha funzionato. Non abbiamo messo un solo dipendente in cassa integrazione, le aziende hanno potuto ricevere la certificazione e vi dirò di più, i controlli fatti in seguito non hanno rilevato nessuna irregolarità. Qui le aziende italiane hanno dimostrato un grande senso di responsabilità”.

E ora che avete in cantiere?
“A breve dovremo darne comunicazione. Valoritalia sta guardando con grande attenzione al mercato internazionale. Credo che da questo punto di vista l’Italia sia leader e maestra. Ormai il nostro know how è preso di mira, copiato, ci chiedono di fare scuola in tutte le parti del mondo. E’ venuto il momento di “scortare” le bottiglie dei vini italiani all’estero, dare certezza e contezza del grande lavoro che viene fatto nei nostri territori, con la dovuta assistenza logistica. Ora il nostro saper fare italiano deve diventare guida a livello mondiale. Si tratta di un investimento importante, ma garantiremo il controllo oltre i confini italiani dei nostri prodotti. Sarà importante per le nostre denominazioni. A breve ne diremo di più insieme a FederDoc”.