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L'intervista

L’estate di… Alberto Mazzoni: tra cibo e vino nelle Marche si fa sistema e i risultati arrivano

11 Agosto 2022
Alberto Mazzoni - ph Vincenzo Ganci Alberto Mazzoni - ph Vincenzo Ganci

Se c’è una regione italiana ancora da scoprire e che sta sempre più investendo sulla sua identità meno gastronomica questa si chiama Marche. Dei suoi vini, dei suoi sapori e delle tante possibilità turistiche offerte dalla natura e dalle bellezze culturali abbiamo parlato con Alberto Mazzoni.

Direttore dell’istituto marchigiano di tutela vini e direttore dell’associazione produttori agroalimentare che ha costruito il distretto dei prodotti certificati regionali, Mazzoni ci ha tracciato il futuro dell’intera regione.

Partiamo dall’estate. Ci racconti la sua e ci dica cosa rappresenta per chi, come lei, si occupa della tutela dei vini e dei sapori di un territorio.
“L’estate secondo me è il periodo più significativo per il mondo del vino, anche e soprattutto per le varie pratiche enologiche e per le scadenze normative, come i tanti bandi ministeriali. Agosto non è più il mese delle ferie. Secondo me una grande azienda deve gestire le ferie durante tutto il corso dell’anno. Certo, la settimana di Ferragosto ci può stare. In più questo è stato un anno intenso di impegni dopo la pandemia e con la guerra siamo sempre in un campo di battaglia che cerca di tutelare i prodotti e rilanciarli nel mercato. È per questo che spero di poter andare in vacanza a febbraio (ride, ndr)”.

Come spieghiamo le Marche sotto il profilo turistico ed enogastronomico a chi vuol approcciarsi a questa bella regione italiana?
“La nostra regione è tutta da scoprire. Dagli anni Ottanta puntiamo sui vitigni autoctoni e abbiamo venti denominazioni. Abbiamo sfruttato bene i consorzi e siamo riusciti a far sentire tutti i vari attori protagonisti. Questo aiuta anche per gli acquisti delle materie prime, l’avere strategie comuni paga. Andremo verso una situazione che sarà influenzata da quello che succede nel mondo. Siamo una regione fortunata con tanto turismo di prossimità. Un aspetto, questo, che ha dato grandi soddisfazioni. Il mercato interno è florido. Sotto il profilo del gusto penso non esistano più vini che non sono buoni, ne esistono tanti di buoni con caratteristiche diverse. I nostri microclimi vanno dalla vicinanza al mare alla montagna. Oggi l’enoturismo si muove in base al ricordo che lascia in chi vive le esperienze. Abbiamo costruito un distretto del cibo delle Marche per far conoscere l’intero contenitore. Abbiamo il tartufo tutto l’anno per intenderci. Si può assaggiare un vino bianco da mare sino a rossi importanti. Le Marche sono tutto questo”.

Faceva cenno al tartufo, come non amarlo. Ci parli dei piatti che ci fanno comprendere al meglio la sua regione.
“Io andrei ad assaggiare i Moscioli di Portonovo, che, precisiamo, non sono le cozze classiche ma sono dei mitili aggrappati a rocce di acqua pulita. Poi nell’area del pesarese gusterei il prosciutto di Carpegna con stagionature da 16 fino a 24 mesi. Un prosciutto molto dolce. Il clima aiuta la maturazione. Le olive all’ascolana, poi, sono uno dei prodotti più importanti del Made in Italy. Come non citare, infine, il piatto maceratese dei Vincisgrassi, riconosciuta da poco come specialità tradizionale dalla Comunità europea. Si tratta di una pasta all’uovo con sugo di carne”.

Passiamo ai progetti futuri che porteranno le Marche ad essere sempre più fulcro di un turismo che lega i luoghi al buon mangiare e bere.
“La Regione ha emanato una nuova legge sull’enoturismo. Ci prepariamo per il 2023 con percorsi che vanno dalla natura e all’enogastronomia, dal mare alla montagna. Il turismo sta diventando uno dei perni principali dell’economia dei prossimi anni. Lavoriamo a percorsi ciclistici o da fare anche a cavallo. In questo senso il distretto del cibo dei prodotti di qualità, che raccoglie 1500 aziende, ci aiuterà ad abbracciare praticamente tutta la regione. Non ci sarà luogo in cui alla bellezza si unirà il buon gusto dei prodotti locali. Vivere a contatto con la natura, ti fa apprezzare le cose come si deve. Poi, fronte vino, stiamo lavorando grazie al Pnnr a progetti che dovrebbero portare ad avere sedici denominazioni sostenibili nelle Marche. Le nostre aziende sono già votate ad essere sostenibili, a prescindere dalle certificazioni bio. Tutto questo mi spinge ad essere ottimista”.

C.d.G.

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