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L'intervista

Maurizio Forte (Ice): “Ottimo l’export dei vini italiani negli Usa, ma il valore rimane basso”

03 Dicembre 2016
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Intervista al direttore dell'istituto per il commercio estero di New York. Dati dell'export del Made in Italy ancora in aumento, ma il valore dei vini francesi rimane ancora lontano. E sull'Italian Sounding…


(Maurizio Forte, direttore Ice)

di Giorgio Vaiana

Da un lato l'Hudson (meglio dire l'est river), di fronte il Central Park, a poco più di un miglio, Manhattan. 

Nel cuore di New York ci sono gli uffici dell'agenzia Ice, l'istituto per il commercio estero, o per dirla all'americana dell'Italian Trade Commission. Il direttore da poco più di un anno è Maurizio Forte. Ogni giorno, da quegli uffici sulla 67esima, analizza e confonta i dati sull'export italiano negli Stati Uniti. In questi giorni sono impegnati anche con l'attività di promozione di Puglia in Rosè (ne parlavamo qui e qui). “Anche nei primi 9 mesi del 2016 abbiamo fatto registrare un aumento delle vendite dei vini e del cibo italiano qui negli Stati Uniti”, dice Forte, che snocciola i numeri. Il vino nostrano ha fatto registrare un aumento del 4 per cento con una diversificazione che forse segue un po' la moda del momento. Perché in fortissima crescita ci sono i vini frizzanti (+ 19 per cento), seguiti da vini bianchi (+ 4 per cento), mentre in leggerissima flessione (- 1 per cento) ci sono i vini rossi. “Negli anni 2014 e 2015 siamo cresciuti del 30 per cento – spiega Forte – è impensabile mantenere sempre questi numeri, ma siamo soddisfatti che continua ad esserci un crescita”.

Crescita evidenziata anche dal cibo italiano, trainato da Aceto Balsamico, formaggio, carni lavorate e acque minerali. In lieve calo la pasta. “Anche qui dati positivi – spiega Forte – registriamo un aumento delle esportazioni del 5 per cento”. Sul Made in Italy, però, incombono due incertezze: la prima è l'elezione di Donald Trump; poi c'è la Brexit. “Niente allarmismi – dice Forte – e mi pare molto presto per fare delle valutazioni. Il nostro auspicio è che Stati Uniti ed Europa mantengano intatti i rapporti. Non possiamo basarci solo sulle informazioni passate in campagna elettorale. Lo stesso vale per la Brexit. Bisogna attendere”. I margini di crescita del vino italiano negli Stati Uniti ci sono, “perché un conto è New York, un conto sono il resto degli Stati Uniti – dice Forte – ci sono aree totalmente scoperte, dove il vino va raccontato e presentato ad un vasto pubblico. Serve un'importante investimento di promozione. Ed è quello che faremo, proprio qui, nel triennio 2017-2019”.

L'Ice, infatti, organizzerà una serie di eventi di promozione del vino italiano negli Stati Uniti che dureranno per tre anni. “E' vero che siamo il primo paese fornitore di vino qui negli Stati Uniti con il 32,7 per cento – dice Forte – seguiti dalla Francia al 29 per cento, ma come al solito, i prezzi medi sono bassi, circa la metà di quelli dei nostri cugini francesi. Per non parlare delle bollicine: un vino italiano costa un quarto rispetto a quello francese. Ecco, bisogna lavorare su questo, far capire che non abbiamo nulla da invidiare ai vini francesi e che il nostro prodotto può essere considerato un vino di lusso”. I vini rosati agli americani  piacciono: “Ma è uno dei prodotti ancora poco conosciuto – spiega Forte – Con una campagna di comunicazione adeguata attraverso i social sono sicuro che riusciremo a raggiungere i destinatari di questo prodotto, che sono soprattutto il Millennials”.

A proposito di informazione e comunicazione, gli Stati Uniti rimangono il paese per eccellenza dove esistono più prodotti che richiamano gli originali italiani. “Il fenomeno dell'Italian Sounding qui è spaventosamente grande – dice Forte – Basti pensare che genera un fatturato da 24 miliardi di dolari. Mentre l'export italiano qui vale 4 miliardi di dollari. Il problema è che contrastarlo dal punto di vista legale non è affatto semplice, visto che, spesso, i nomi che evocano altri nomi non sono vietati. Bisogna anche qui comunicare con gli americani. Noi abbiamo realizzato una campagna da un miliardo di impression dove spiegavamo cosa è un prodotto italiano e perché è diverso da quello che “suona” come quello italiano ma non è originale. Bisogna mettere l'americano di fronte ad una scelta. Nei supermercati, accanto al prodotto con Italian Sounding, ci deve essere quello originale. Perché qui, la lamentela che spesso mi è stata fatta, è che è difficile trovare il prodotto italiano”.