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L'intervista

Rosario Puccio, da Londra a sommelier al Verdura Resort: “Ho realizzato il mio sogno”

01 Agosto 2018
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(Rosario Puccio)

di Francesca Landolina

Rosario Puccio è oggi uno dei sommelier del Verdura Resort & Spa. Giovane, ma con una bella storia alle spalle. La storia è quella di un ragazzo, come molti in Sicilia, che ad un certo punto decide di fare un biglietto per Londra. Andata e ritorno. 

L’idea è quella di restare un po’, imparare l’inglese, andare a casa di un amico e fare un’esperienza di lavoro di qualche mese. Il destino, le coincidenze gli offrono invece un’opportunità. Rosario la coglie, con umiltà e pazienza. Inizia così quella passione che diventa lavoro. Inizia così il suo vivere di vino. Tutto comincia nel 2008. La meta è Londra. In valigia quanto basta, in tasca il biglietto di ritorno. Arriva un invito: lavorare come aiuto cameriere al ristorante Coq D’Argent. Rosario non conosce ancora la sua fortuna, che da lì a poco gli permetterà di innamorarsi di un mestiere come pochi. A dire il vero, non conosce bene il vino. Bianco, rosso. Ed ecco tutto. Ma accetta, vuole imparare la lingua. Si ritrova in uno dei ristoranti dove il vino ha una sua identità, un ruolo da protagonista. Passa il tempo e lui diventa sempre più curioso. Dopo un anno e mezzo da aiuto cameriere però non sa cosa fare, a volte pensa di tornare in Sicilia, ma c’è qualcosa che lo spinge a restare. Quella gavetta, il contatto con sommelier esperti, il contesto di alta ristorazione lo attraggono. Intuisce finalmente quale sia la sua strada. Il biglietto di ritorno resta non utilizzato. Rosario rimane a Londra. “Ho iniziato facendo la gavetta, ma studiavo. – racconta – Mi ha aiutato molto Olivier Marie, il sommelier del ristorante, che da li a poco avrebbe vinto il premio come migliore carta dei vini del Regno Unito”. “Ecco dove ero approdato – continua – un luogo che mi offriva stimoli e mi incuriosiva. Volevo saperne sempre di più. Iniziai a fare i corsi WSET, lavoravo, crescevo, e nel 2011 diventavo senior sommelier”.

Pazienza, impegno, passione vengono premiati. La voglia di tornare nella sua Sicilia c’era sempre. “Normale – racconta -. A Londra ero un sommelier, ero riuscito a crearmi un mestiere, a crescere, ma in Sicilia avrei potuto farlo? Me lo chiedevo senza darmi risposta perché nella mia terra non immaginavo ci fosse una richiesta di professionisti in tal senso, né che il mio fosse considerato un mestiere rispettato a quei livelli”. Erano già trascorsi 7 anni, nel 2015, l’azienda Planeta cerca un sommelier a Menfi, in provincia di Agrigento. Rosario coglie al volo l’occasione. Forse non era così impossibile fare il sommelier in Sicilia? Viene scelto. “Ero incredulo, ero tornato a casa e mi sembrava un sogno. Facevo il lavoro che amo, ma nella mia terra”. Un anno dopo, la chiamata al Verdura Resort & Spa. Adesso lavora lì e sono trascorse tre stagioni.

Come si è appassionato a questo lavoro? “Partivo da zero, ma osservavo, annusavo, sentivo profumi sempre diversi, mi rendevo conto delle infinite differenze e non riuscivo a credere che fino a qualche anno prima per me il vino fosse solo bianco e rosso. Più passava il tempo, più mi incuriosivo. Poi, mettere quei casi in cui mi ritrovavo ad aprire bottiglie di Petrus e Chateau d’Yquem del ’95, uno dei più gradi vini da dessert al mondo. Come potevo non restarne ammaliato?” Le migliori bevute? “Tante: Masseto, Chateau Petrus, Vega Sicilia del ’95, Clos Ste Hune di Trimbach, una delle più alte espressioni di Riesling al mondo. Le migliori bevute quando accadono le riconosci. Sono emozioni allo stato puro”.

Ma quale approccio dovrebbe avere un sommelier verso il commensale? “Al Verdura, chiedo sempre al cliente cosa beve di solito perché possa intuirne  gusti e aspettative. Punto sullo stile per cercare paragoni e similitudini con i vini siciliani da far conoscere. Per esempio, se il cliente ama Beaujolais, propongo i vini della zona di Vittoria, il Frappato, il Cerasuolo o il Nero d’Avola giovane. Se solitamente beve Chassagne Montrachet, opto per uno Chardonnay Tasca d’Almerita, scelgo Planeta, Baglio del Cristo di Campobello, insomma bianchi barricati. Se invece amano il Pinot Noir di Borgogna, la controproposta è Etna, Nerello Mascalese”. La preparazione di Rosario è lodevole, ma ciò non esclude il suo continuo studiare. “La formazione è fondamentale, serve un aggiornamento continuo – afferma – Ho girato tanto perché è importante conoscere le persone, chi fa il vino, i vigneti. I corsi da soli non bastano”.

Chiediamo quali sono, secondo il suo parere, le doti che deve assolutamente avere un sommelier. “La pazienza. Perché non si diventa sommelier in un giorno. L’umiltà. A molti manca, pensano di sapere tutto, ma poi cadono su ciò che non conoscono. La passione e l’amore per il vino. E infine la curiosità: assaggiare, assaggiare, assaggiare”. Oggi al Verdura, Rosario è il primo assistente sommelier. Ha la fortuna di avere un superiore come Nando Papa, il sommelier che di recente è stato insignito con il premio di “Chevalier” dell’Ordre des Coteaux de Champagne (ne parlavamo in questo articolo), un professionista vero e soprattutto una persona umile e generosa che in  Rosario crede. La buona stella, dunque, continua ad essere dalla parte di quel giovane che anni fa partiva senza un mestiere, come tanti. “Al Verdura sono felice. Il target qui è altissimo e incontrare Vip di alto profilo è all’ordine del giorno. Per il mio futuro sogno di crescere, ma di restare in Sicilia. Chissà magari sempre al Verdura o presso un’altra struttura di pari livello. Non abbasserò l’asticella”. L’ambizione e la determinazione non mancano. E ai futuri sommelier o a chi vorrebbe fare questo lavoro consiglia di iniziare dai corsi, diversamente da come ha fatto lui, provare a lavorare fuori, magari in Francia, studiare anche all’estero. Studiare. Studiare”.