Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

“Tanta narrazione, nuovi mercati e qualità”. La sfida globale di Salov (Sagra) sull’olio d’oliva

30 Marzo 2021
salov salov

Se vi occupate di olio in qualche modo non potete non imbattervi con il gruppo Salov.

Che vuol dire Sagra, uno dei suoi brand più importanti. E più recentemente con Filippo Berio, altro marchio storico prima molto export oriented e ora presente anche in Italia. A guidare questo colosso da 275 milioni di euro di fatturato e 91 milioni di litri di olio d’oliva prodotto (l’80 per cento esportato) c’è Fabio Maccari, ingegnere prestato al management qualificato e di alto livello nell’agroalimentare italiano. Una intervista a Maccari può aiutarci a capire come va l’olio italiano e quali sono le prospettive. Salov ha sede a Massarosa, in provincia di Lucca, e dal 2015 fa parte del gruppo internazionale Bright Food, a guida cinese. Opera con 5 filiali negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia e Brasile a cui si è aggiunta nel 2020 Shangai che da gennaio 2021 è diventata filiale diretta. Ha inoltre due uffici di rappresentanza a Singapore e Toronto. Tutto questo tanto per comprendere la dimensione internazionale del brand. È presente in 75 Paesi sparsi in tutti i cinque continenti. Ha 275 dipendenti e 70 distributori. Inoltre è in corso un piano triennale d’investimenti da 15 milioni di euro per la modernizzazione del sito produttivo di Massarosa che consentirà una maggiore capacità di imbottigliamento, fino a 20 milioni di bottiglie in più.

Maccari, quale oggi la mission imprenditoriale di Salov? Che cosa è cambiato negli ultimi dieci anni?
“A partire dal 2017 in poi, a fianco delle due filiali storiche di Stati Uniti e Inghilterra si sono gradualmente affiancate quelle in Russia, Brasile e a Shangai e gli uffici commerciali a Singapore e in Canada. Oltre a questo, più recentemente poi c’è una forte spinta al rafforzamento della presenza aziendale anche sul mercato italiano con l’inserimento del marchio leader dell’azienda Filippo Berio e il rilancio dello storico e noto marchio Sagra. Abbiamo due brand di alta qualità, in particolare Filippo Berio è diventato negli anni uno dei prodotti leader in molti Paesi all’estero; ora puntiamo a raggiungere lo stesso successo in Italia. È un percorso di crescita costante, che ha avuto una forte spinta nel 2019 con l’avvio di forti investimenti industriali e commerciali. Tutto è mirato a confermare la mission principale di Salov ovvero selezionare, imbottigliare e distribuire oli di oliva di qualità in ogni parte del mondo, legato a valori del mangiar sano, del piacere e della condivisione che caratterizzano l’atto quotidiano di consumare olio”.

Descriviamo l’atteggiamento dell’italiano medio verso l’olio. Guardano solo al prezzo? Oppure in una scala di interessi cosa guardano?
“Negli anni il prodotto olio extravergine di oliva ha vissuto un profondo cambiamento. Gli ultimi dati in tal senso confermano un incremento importante di consumo grazie anche all’aspetto salutistico del prodotto, infatti, l’olio extravergine d’oliva è uno degli elementi cardine dell’alimentazione mediterranea grazie alle sue proprietà. Oggi il consumatore è più attento rispetto a una volta, perché cerca nel prodotto maggiori informazioni che ne garantiscano la qualità. Legge l’etichetta, vuole avere informazioni sulla provenienza, sul metodo di produzione, tutti elementi di trasparenza che fanno la differenza nell’acquisto. Non a caso noi abbiamo scelto di raccontare e certificare il nostro olio Filippo Berio attraverso il Metodo Berio”.

 Cosa è il Metodo Berio?
“Si tratta di un vero e proprio approccio virtuoso, dal campo alla bottiglia, che mira a offrire al consumatore il meglio. Il Metodo segue passo passo la produzione dell’olio partendo dalla selezione delle sole coltivazioni che seguono i principi sostenibili della produzione integrata, nel pieno rispetto dell’ambiente, proseguendo con gli scrupolosi controlli durante tutte le fasi del processo, dalla selezione e raccolta delle olive, al loro trasporto in frantoio fino alla molitura esclusiva delle olive migliori e sane, raccolte al giusto grado di maturazione e spremute rigorosamente a freddo. A certificare il Metodo Berio c’è anche SGS, società che attesta sia la qualità del prodotto, sia la sostenibilità ambientale lungo tutta la filiera. Obiettivo del Metodo Berio è ottenere e proporre al consumatore un prodotto di qualità superiore”.

E il prezzo?
“Per alcune fasce di consumatori il prezzo rimane ad oggi un elemento valido per la scelta della tipologia di prodotto da acquistare, ma anche in questo caso non devono venire meno i principi di qualità, come dimostra il nostro brand Sagra protagonista sulle tavole degli italiani dal 1959. Con il restyling di gamma presentato a ottobre, Sagra torna a occupare un posto privilegiato sulla tavola degli italiani proponendo una gamma di oli pensata per accompagnare la cucina di tutti i giorni, grazie al giusto rapporto tra qualità e convenienza. Infatti, grazie alla sua lunga esperienza nel mondo dell’olio e i rigorosi controlli effettuati nelle diverse fasi di produzione, Sagra è in grado di garantire ai consumatori un prodotto affidabile dall’elevato standard di qualità pur mantenendo un livello di prezzo conveniente”.

A che punto è secondo voi la cultura dell’olio in Italia?
“Come condiviso di recente da Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, l’olio extra vergine di oliva sta vivendo un momento florido, con un incremento medio annuo rilevato lo scorso anno del +9%, pari a circa 11,5 litri l’anno di consumo pro capite. A oggi, due terzi degli italiani ritiene che si tratti di un prodotto buono e di qualità, oltre il 60% lo compra perché lo considera salutare. Su quest’ultimo punto ha inciso anche la paura per Covid-19 e il modo di vedere il cibo, infatti, il timore di ammalarsi ha indotto le persone ad alimentarsi in modo più corretto e l’olio extravergine d’oliva rientra perfettamente in questo schema. Tra i driver di scelta ci sono l’origine, intesa come tracciabilità, sostenibilità, certificazioni, territorio e le tipologie di cultivar, soprattutto tra i più giovani e il marchio per gli over 40. I consumatori moderni si sono evoluti, cercano un prodotto di qualità, leggono le etichette, avendo già in mente cosa cercano”.

La Xylella vi preoccupa? State sostenendo progetti di ricerca in generale?
“Stiamo attivando collaborazioni con Università e centri d’eccellenza di agronomia del territorio, tra cui il Cnr. L’obiettivo degli studi è proprio d’indagare la produttività e la sostenibilità della coltivazione dell’oliva per migliorare la qualità dell’olio, attraverso l’attivazione di diversi progetti quali: lo sviluppo di tecniche agricole di precisione ​nella coltivazione dell’ulivo, lo studio di metodologie agronomiche sostenibili, la valorizzazione della biodiversità oleicola​, oltre al progetto Europeo ​Life Resilience per il contrasto della Xylella Fastidiosa. A tal proposito, siamo consapevoli dell’impatto dannoso del batterio sulle produzioni olivicole italiane, in particolare in Puglia, per questo siamo in prima linea con il nostro uliveto di Villa Filippo Berio, partecipando al progetto comunitario insieme al Cnr. Il progetto Life Resilience si propone di sviluppare tecniche sostenibili per la lotta alla Xylella Fastidiosa, in particolare: studiare genotipi di piante produttive e resistenti agli agenti patogeni, applicare pratiche e innovare nell’utilizzo di metodi naturali di controllo degli insetti vettori per dimostrare la loro efficacia nella prevenzione della Xylella”.

La chiave salutistica potrebbe essere una strada per creare ancora più attenzione sull’olio. Cosa ne pensate?
“La chiave salutistica è un fattore molto importante, infatti, l’olio extravergine d’oliva è da sempre uno dei protagonisti dell’alimentazione mediterranea. E’ bene osservare però che questo importante aspetto generale è vissuto in maniera differente tra i diversi Paesi del mondo. Mentre in Italia il prodotto olio d’oliva rientra nella nostra tradizione culinaria in modo del tutto naturale, perché da sempre presente nella nostra quotidiana alimentazione, all’estero non è sempre così. Proprio sui mercati esteri la valenza salutistica è un elemento decisivo. In particolare, lo è nei nuovi mercati, quelli orientali (Est Europa, Russia, Asia) dove la crescita del consumo del prodotto non è basata sulla presenza di una forte comunità italiana storica, sostenuto dalla tradizione derivante ad esempio dall’immigrazione, ma su altri aspetti. Uno dei preponderanti è proprio la chiave salutistica, la dieta mediterranea, il fatto che sia un grasso buono che fa bene alla salute”. 

I consumi di olio di oliva sono in crescita nel mondo?
“Negli ultimi dieci anni la crescita è stata variabile. In particolare, fino al 2000 i consumi mondiali sono cresciuti in maniera significativa con un andamento medio di circa il 5%. Dal 2000 al 2010 la crescita è gradualmente calata segnando un tasso inferiore al 2%. Negli ultimi dieci anni, escluso il periodo Covid-19, il tasso si è abbastanza stabilizzato. Tuttavia i maggiori consumatori d’olio d’oliva, che sono poi i grandi produttori dell’area mediterranea, come Spagna, Italia, Grecia e Tunisia, dove il prodotto è già tradizionalmente presente ed ha un’altissima penetrazione, hanno ridotto i consumi per diversi fattori, tra cui spicca una maggiore attenzione al contenimento calorico unita ad una popolazione non più in crescita. I grandi mercati, che spingevano molto il consumo come Nord Europa e Stati Uniti hanno invece rallentato progressivamente la loro crescita perché la penetrazione del prodotto è aumentata nel tempo raggiungendo un livello di consumo alto che si è poi consolidato, per cui si assiste ad una crescita più contenuta. Nei Paesi di nuova conquista, invece, come Est Europa, Russia e Cina dove c’è ancora molto potenziale di sviluppo, la crescita continua in maniera importante e significativa”.

Cosa può insegnare il mondo del vino a quello dell’olio? E cosa il mondo dell’olio a quello del vino?
“Occorre evidenziare come i due mondi e i due prodotti differiscano proprio nell’essenza. Il vino è tra i pochi alimenti che si consuma e degusta da solo, non occorre ricettarlo o elaborarlo. Questo crea attorno al vino un mondo glamour che ha contribuito nel tempo a elevarne l’immagine. Il mondo del vino, anche grazie al contributo di giornalisti e intenditori, eventi e manifestazioni ha saputo dunque costruire gradualmente una sua narrazione avvicinandosi ad un pubblico sempre più ampio. Nel mondo dell’olio il racconto è presente solo in parte, ma può crescere ancora molto. L’olio che è un prodotto molto caratterizzante, con importanti valenze salutistiche, non vive da solo ma fa parte di un piatto, diventando ingrediente importante ma non solista. Per questo noi come azienda, crediamo che l’elemento della narrazione sia fondamentale alla crescita e diffusione della cultura dell’olio. Nella nostra Villa Filippo Berio trasmettiamo il racconto dei valori che ci contraddistinguono attraverso la storia dei nostri marchi storici, l’attenzione alla sostenibilità e all’olivicoltura. Ci rivolgiamo ai nostri stakeholder come giornalisti, blogger e clienti per parlare di tutto ciò che come azienda mettiamo in campo per portare avanti la nostra tradizione, contribuendo così a sostenere quella narrazione del settore già portata avanti da vari media, sia social che classici, trasmissioni sulla sana alimentazione e manifestazioni dedicate al mondo dell’olio d’oliva”.

I progetti di Salov per il 2021?
“I progetti sono molteplici e vedono l’azienda attiva su molti fronti e su tutti i mercati principali. L’obiettivo primario dell’azienda resta quello di crescere, continuando a rappresentare un punto di riferimento a livello globale nella categoria olio extra vergine di oliva. Continuerà poi la campagna di comunicazione che ha visto il brand Filippo Berio protagonista in tv con il proprio spot, ma anche con la partnership con trasmissioni seguitissime come Masterchef e Cuochi d’Italia. Anche il brand Sagra, che è stato rilanciato nel mese di ottobre 2020 con un importante restyling della sua gamma, sarà tra i focus di comunicazione quest’anno. Continueranno gli investimenti anche nei mercati esteri, sia nei paesi in cui il brand è più consolidato, quali Usa, Uk e Russia, sia in quelli di più recente sviluppo, come il Brasile e la Cina, in cui il brand sta crescendo e su cui l’azienda punta sempre di più. Questo con attività di comunicazione sui canali classici, social e attività declinate per paese”.

C.d.G.