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Olio della settimana

Olio della settimana: Olio extra vergine d’oliva di Abbazia Santa Anastasia

06 Ottobre 2012
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Se c'è una pianta che possa caratterizzare il paesaggio italiano questa è senza dubbio l'ulivo.

Per il suo portamento, per essere sempreverde con colori cangianti dall'argento al verde, per essere spesso secolare, per il suo tronco contorto, striato, quasi sofferente, che può essere l'espressione del duro lavoro del contadino è il simbolo della campagna italiana. Inoltre con le sue centinaia di varietà riesce ad ambientarsi praticamente in tutte le zone di pianura e collinari. E' difficile trovare un'azienda agricola di una certa importanza che non possieda alberi di ulivo anche perchè i suoi prodotti, le olive da mangiare e l'olio che se ne ricava, fanno parte intrinseca della nostra alimentazione e della nostra cultura alimentare.

Di conseguenza è veramente arduo trovare un'azienda vitivinicola che non coltivi anche uliveti e che di conseguenza non produca extravergine. Tra l'altro chi produce vino ha una rete di vendita più o meno capillare, il che facilita la commercializzazione dell'olio, per cui nell'economia aziendale i relativi ricavi diventano un componente non trascurabile.
 
Ancora una volta quindi parleremo di un olio prodotto da un'importante cantina, Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono (Pa) il cui nome deriva dall'abbazia del 1100 fondata dal conte Ruggero d'Altavilla. Attorno ad essa si piantarono viti, ulivi, piante da frutto, si coltivarono cereali e fu fiorente fino al 1300 da cui iniziò un lunghissimo periodo di decadenza ed abbandono. 
 
Negli ultimi anni l'azienda si è votata ad una agricoltura biodinamica più che biologica producendo nel rispetto più assoluto della naturalità. Accanto ed in mezzo ai vigneti sono 45 ettari di uliveti dove l'unica operazione consiste nella lavorazione del terreno e nell'apposizione di trappole per combattere l'eventuale mosca. Sono terreni tra i 200 e i 500 metri esposti a nord, argillosi-sabbiosi, ventilati dalle brezze di tramontana in cui insistono alberi secolari e nuovi impianti da 20 a 10 anni di età. Le varietà sono Nocellara del Belice, Biancolilla e Giarraffa, caratteristiche della Sicilia, che danno fruttato tra il medio e l'intenso e di cui abbiamo già parlato nelle puntate precedenti.

Le olive sono raccolte a mano quando stanno per cambiare colore e portate in giornata ad un vicino frantoio a ciclo meccanico continuo. Lì decanta naturalmente in serbatoi inox completamente colmi e quindi in assenza di aria. Se ne producono 5.000 litri e la bottiglia da ½ la trovate a 9 euro. Stranamente l'etichetta non riporta alcuna informazione utile al consumatore.

Alla degustazione si avvertono sentori di oliva verde, carciofo, pomodoro e poca mandorla mentre in bocca il piccante e l'amaro sono piacevolmente presenti e il retrolfatto continua ad  avvertire i profumi suddetti. Un olio che definiremmo da fruttato più forte che medio che si coniuga a piatti gustosi o per condire cibi a cui dare un poco di nerbo.
Noi l'abbiamo abbinato a filetti di lampuga panati e grigliati, ad un'insalata di cavolo cappuccio.

Abbazia Santa Anastasia s.p.a.
Contrada Santa Anastasia900
13 Castelbuono (Pa)
tel. 0921 671959
www.abbaziasantanastasia.it

Recensioni
di Giovanni Paternò

Rubrica a cura di  Salvo Giusino