Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

Sarà il vino quotidiano a rilanciare i consumi?

21 Gennaio 2014
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In Italia si bevono 1,5 litri di vino a testa in meno ogni anno.

Negli anni ’60 erano 120 i litri pro capite consumati, oggi 36. E se a far ripartire i consumi fosse proprio il vino quotidiano? Quello che un tempo era sacrosanto, irrinunciabile all’ora dei pasti, il vino schietto, “vinello” o “vino del contadino”? L’icona dell’italian lifestyle e cardine della Dieta Mediterranea?

Vuoi la crisi, vuoi gli usi e i costumi della vita moderna, gli effetti delle politiche contro l’alcolismo, i dettami dei guru dello star bene, sta di fatto che il vino non è più il re della tavola. E chi commercia in questo settore, chi tasta ogni giorno il polso del mercato e il gusto dei bevitori, addirittura lancia  in modo provocatorio l’allarme: “il vino è a rischio di estinzione”. Parliamo di un certo tipo di vino. Il compagno di casa e di osteria, non più cercato dal popolo metropolitano, dai Millennials e  ancor meno dalla new generation. Il warning lo accende Alessandro Bulzoni, proprietario di una delle più antiche enoteche d’Italia, terza generazione che porta avanti un pezzo di storia nel quartiere Parioli di Roma, fondato nel 1929 dal nonno. Spilla vino da quando frequentava le elementari e in questi decenni ha potuto osservare l'evoluzione di questo mondo e l'alternarsi delle tendenze. Il tema lo ha affrontato insieme ai produttori protagonisti a Parlano i Vignaioli, l’evento che si èsvolto a Bari all'hotel Rondò, dedicato al vino artigianale e naturale. Sul vino quotidiano si dibatte, in verità, da tempo. Slow Food, è stata una delle prime “voci” che ha acceso i riflettori su questa tipologia portando avanti un progetto di comunicazione per ridare giustizia ad un certo tipo di produzione e per far riavvicinare ad essa il winelover, e che si traduce anche nella guida curata da Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, dove vengono segnalati i migliori vini d'Italia a meno di 10 euro e raccontate le storie di chi li fa. 

Giovanni Bietti e Alessandro Bulzoni


Proprio loro, i piccoli produttori, sono quella parte d'Italia che ha deciso di scommettere sul vino di tutti i giorni, di lavorare nel proprio fazzoletto di vigneto per tenere ancora in piedi una colonna importante della tradizione, l’essenza stessa della cultura vitivinicola che trapassa da nord a sud il Paese, “elemento della nostra identità”, come ha precisato Giovanni Bietti, narratore del mondo del vino, critico, autore della guida Le Migliori 99 Maison di Champagne e di altre pubblicazioni dedicate al food&wine, anche lui tra i personaggi che hanno partecipato al salone di Bari. “Bisogna recuperare il valore gastronomico del vino – ha detto -. Farlo ritornare da prodotto di lusso a prodotto alimentare. Come lo è sempre stato nel passato”. La storia recente ha visto, infatti, il vino relegato principalmente sul piano estetico. “E’stato un grosso sbaglio – ha incalzato Bulzoni -. Uno sbaglio culturale. Bisogna ripensare il vino se vogliamo che ripartano i consumi. Puntare ad un nuovo modello, che guarda alle origini, altrimenti non ci vorrà molto che sparirà”. In fondo, significherebbe ridare anche una nuova alternativa, incoraggiare chi oggi non beve più vino nel quotidiano. “Molta gente non consuma perché non lo digerisce più. Manifesta allergie, intolleranze e scarica su di sé, l'incapacità di metabolizzare l'alcol -prosegue Bulzoni-. Da un lato la comunicazione da ogni parte ci dice che i vini sono oggi buoni e sani, dall'altro invece sono ancora tantissimi i vini che continuano ad essere fatti con sostanze che non si riescono ad assimilare. Per questo è importante riscoprire la funzione alimentare del vino. Spetta a noi consumatori considerare il valore salutistico di ciò che beviamo”.

C'è quindi un  fronte che potrebbe dare energia, e non poca, al mercato interno,. Un'ampia schiera di viticoltori che non vuole riconoscersi o ghettizzarsi in una categoria, che abbraccia più modi di fare vino professando però sempre, in vigna come in cantina, quei pochi e saldi principi che proclamano il rispetto del territorio, della natura, dell'uomo (produttore e consumatore). Tutto potrebbe ripartire dai fiaschi, dai bag in box, dal bottiglione di un litro, dal vino che è 'semplicemente vino', citando l'etichetta di un produttore, fervido sostenitore di questa tipologia, Stefano Bellotti, una delle guest star che non sono volute mancare all'appuntamento di Parlano i Vignaioli.
 
Ed ecco qualche assaggio dei vini, una carrellata di latitudini e di filosofie, emblema di un comparto che, speriamo, potrà rilanciare presto una parte importante dell'economia italiana e ridare nuova vita al sistema culturale che in passato ha contraddistinto il tessuto più ricco di questo Paese, quello agricolo.

Renosu Rosso, Tenute Dettori. Esplosivo al naso, carico. Sentori di frutti rossi, spicca il mirtillo. Nuance di macchia mediterranea e di cacao. Ha un tocco setoso. Un vino leggero con tannini dolci, facile da bere. Fresco. Rimangono a lungo gli aromi della frutta rossa.

Vicinale Cesanese del Piglio 2011 – Azienda Agricola La Visciola. Speziato e croccante. Texture piacevole. Buona estrazione. Dritto. Ideale compagno delle grigliate di carne.

Massa Vecchia Berace 2011. Profumato. Bouquet invitante. Invita all'assaggio. Si colgono note dolci di frutta, di susina nera accompagnate da punte di noce moscata e spezie dolci. Beverino e intenso.

L'Ombra – Marco Buratti (Farnea). Schietto. Vibrante. Fruttato. Campestre. Inno alla convivialità. Un must per chi è amante della macerazione carbonica. Bella l'opalescenza rosa antico. Non stanca mai!

Lia Vì, Barbera d'Asti Carussin 2012. Gioviale, facile da bere. Primaverile al naso, suadente. Spiccano i sentori di ribes rosso e fiori. Ha una grande energia.

Il Secondo di Pacina. Sangiovese verace, frutta matura al naso e note di mallo di noce e di cuoio. Pieno. Rotondo. Bel carattere. Rimane a lungo con note tostate.

Bio Fiasco – Orsi Vigneto San Vito – Dolce e pepato. Pieno e morbido. Chiama un bel piatto di pasta fresca al sugo di maiale.

Denavolo Catavela 2012. Un blend di varietà locali, con maggiore percentuale dI Malvasia Aromatica di Candia. Camomilla, erbe aromatiche e poi fiori. Una brezza piacevole di Romagna. Freschezza al palato sospinta da intense note citriche, di pompelmo giallo. Punte sapide.

Altrove 2013 – Walter de Battè – Figlio delle Cinque Terre. Uvaggio di Bosco, Vermentino, Rossese Bianco, Roussane, Marsanne. Per descriverlo basta quello che recita la retro etichetta: Sul Mediterraneo in ogni dove si celano infiniti Altrove. Iodato, minerale. Spiccata macchia mediterranea. 

Manuela Laiacona