Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

Vinupetra de I Vigneri: cinque annate di un Etna nel suo volto più autentico

02 Novembre 2014
vinupetradeguhp vinupetradeguhp

Un vino caratterizzato da un grande slancio, quasi impetuoso, che porta con sé un appassionante esplosione di toni vulcanici, eleganti, vellutati. 

Un vino ‘mpetra (pietroso, corpulento), come direbbero i vignaioli etnei. Da qui il nome dato da I Vigneri che oggi è l'azienda vitivinicola di Salvo Foti e di un gruppo di viticoltori etnei, veri professionisti della vigna che Foti ha il merito di avere radunato e motivato con un unico grande obiettivo: produrre uve di alta qualità nel rispetto del territorio. Sull’Etna e nella Sicilia orientale, I Vigneri custodiscono due ettari di vigneti ad alberello dislocati tra i 700 e i 1300 metri di altitudine nella parte nord ed est del vulcano più alto d’Europa. L’azienda rappresenta una vitivinicoltura d’eccellenza, fatta con strumenti e sistemi non invasivi, nel rispetto della tradizione e dei propri antichissimi vitigni. Un sistema organico di fare vitivinicoltura in armonia con gli uomini e l'ambiente.

Comincia con una breve presentazione di Francesco Pensovecchio, wine writer e giornalista la degustazione di cinque annate di Vinupetra a Taormina Gourmet. “Il nostro modo di produrre è fondato su un principio fondamentale: produrre il vino nel rispetto dell’ambiente e delle persone che lavorano nella vigna affinché diventi l’espressione più autentica del territorio e della cultura etnea. Ciò che beviamo, che ci regala l’emozione del buon bere o un momento di piacevolezza da condividere, è solo il risultato che nasce  dal perseguimento di questo valore”, afferma Foti.

E se ne ha subito la dimostrazione degustando Vinupetra, un Etna rosso Doc prodotto in vigna Calderara in contrada Feudo di Mezzo a Castiglione di Sicilia a 680 metri sul livello del mare. I vitigni autoctoni sono il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, l‘Alicante. La vigna estesa appena per mezzo ettaro con età media di circa un secolo è allevata ad alberello etneo, “il solo che permette al grappolo attorno alla vite di volare libero”, afferma Foti. La coltivazione è fatta a mano utilizzando prodotti naturali. In vinificazione non sono utilizzati frigo, lieviti e filtrazione. Travasi ed imbottigliamento vengono svolti secondo le fasi lunari.

Degustarlo in cinque annate è un privilegio se si considera che se ne producono poche bottiglie e che le stesse vengono vendute in fretta. “Trovarle non è semplice”, afferma Pensovecchio.

Ecco le note di degustazione.

2012
Annata calda di concentrazione e colore che ha conferito al vino una maggiore alcolicità.Troviamo 15 gradi che bilanciano l'acidità. Possente. Tannini ancora aggressivi che devono addolcirsi nel tempo. Colore viola intenso. Profumi di frutti rossi, tabacco, liquirizia. Al palato, pietroso appunto, consistente. Deve evolversi e, dice Foti: “Riposerà ancora”.

2011
Al naso sembra quasi un altro vino rispetto al 2012. Complice probabilmente un'annata meno calda e meno intensa e densa della successiva. Profumi intensi di frutti maturi. Già più vellutato al palato seppur in presenza di tannini ancora molto importanti. Da evolversi. Ma non troppo.

2006
Di recente in commercio. Merita un approfondimento. Nasce da una sperimentazione di Salvo Foti. Il vino è stato fermentato in botti di legno aperto e poi invecchiato per oltre 3 anni in una botte di 200 anni circa di castagno dell'Etna rigenerata (le botti di castagno venivano utilizzate in passato e ormai non sono più esistenti sul mercato). Successivamente affinato in bottiglia per altri 3 anni. Vino da lontana memoria che fa riflettere. Colore complesso rosso rubino carico, con fruttato pronunciato, floreale. Sapore pieno con tannino pronunciato. Forse non perfettamente pulito nelle note fruttate. Lo stesso enologo sottolinea una lievissima ossidazione che rappresenta il difetto che lo rende vero e singolare.

2004
Sentori di fichi maturi e liquirizia. Tannini più morbidi, quasi velluto al palato. Corposo e bella mineralità. Annata non troppo calda che ha consentito una buona evoluzione. Ma ora da bere senza perdere tempo.

2002
Un vino con 15 gradi di alcol che non tolgono molto alla freschezza. Equilibrio ed armonia. Dodici anni e non sentirli. Impetuosa eleganza.

Francesca Landolina