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La degustazione

Masterclass con le rarità firmate Terlano Sauvignon e Chardonnay anche di 50 anni fa

25 Novembre 2015
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(I vini Terlano della Masterclass)

di Giovanna Moldenhauer

L’opportunità di partecipare a una degustazione masterclass della Cantina di Terlano è unica non solo per la qualità dei suoi vini, ma per la longevità acclarata dei suoi bianchi.

La particolare composizione del terreno con rocce rosse porfidiche e sali minerali, il clima influenzato dalla protezione delle vicine montagne che lasciano risalire le correnti calde delle valli, determinano con un particolare metodo di vinificazione la longevità unica dei vini di Terlano custoditi nella cantina storica. Negli anni passati il Pinot bianco è stato protagonista assoluto di verticali risalenti anche alla fine degli anni ‚50 sino a millesimi più recenti dove ogni annata era diversa nel suo ventaglio di aromi, incredibilmente con ancora tempo di evoluzione.


(Bottiglia di Chardonnay del 1984)

Quest’anno le “rarità” Sauvignon & Chardonnay hanno voluto svelarsi raccontando di fatto come vini anche di altre varietà siano speciali, vibranti, di spessore, pur avendo più di 20, 30 o 50 anni di bottiglia. Rudi Kofler enologo e Klaus Gasser direttore commerciale hanno condotto per mano giornalisti, critici in un emozionante tasting, presso l’Hotel Terme di Merano, di annate diverse risalenti fino al 1961 per il Sauvignon, sino al 1984 per lo Chardonnay. In occasione della degustazione sono stati presentati preziosi tesori della cantina: il Terlaner Chardonnay 1984, le rarità Chardonnay 1996, Chardonnay 1998 e Chardonnay 2003. Il Terlaner Sauvignon 1961, la rarità Terlaner Sauvignon 1992, il Sauvignon Quarz 2005 e 2010. Le temperature di servizio sono state più alte per i millesimi più datati tornando più basse per le annate di Quarz.


(La sala della Masterclass)

Tutti i vini definiti “rarità” effettuanouna vinificazione particolare. Dopo una prima fermentazione lenta, una malolattica, parziale o totale a seconda delle annate, il vino affina prima per 12 mesi sui lieviti fini in tonneaux prima di riposare, sempre sui lieviti, in serbatoi di acciaio in pressione per un minimo di 10 anni a cui segue l’imbottigliamento.

Ecco le note di degustazione

Chardonnay 1984. La varietà è prodotta sin dal 1979 quando il cantiniere storico Sebastian Stocker ne aveva capito le potenzialità e si era resa nota la differenza tra Pinot bianco verde ovvero Pinot bianco e Pinot bianco giallo ovvero chardonnay. La tonalità oro lucente del primo vino nel calice è stata il preludio a note di nocciola, di frutta dove dominava soprattutto l’albicocca, di sfumature affumicate. All’assaggio è sorprendentemente generoso, dopo più di 30 anni, con un ottimo equilbrio tra freschezza e sapidità. Vino assolutamente indimenticabile che avevamo già avuto l’opportunità di assaggiare durante un press tour altoatesino.

Chardonnay 1996. Dopo un bellissimo colore giallo oro, quello che ci ha stupito è un naso diverso, quasi sensuale, dove note minerali si stemperano con  frutta esotica accompagnata da spezie, lieviti che ci ricordano la crosta di pane. La bocca era armonica per la sua mineralità, di cui non ci siamo stupiti affatto per il contesto unico di Terlano, la sua freschezza, il suo corpo perfettamente integrati tra di loro. Un assaggio lungo in bocca, emozionante.

Chardonnay 1998. Il colore più tendente al paglierino ha preannunciato profumi dove la pietra focaia si è alternata a frutta gialla matura, poi la vaniglia ha lasciato posto a note affumicate. Più sottile del 1996 aveva comunque equilibrio in bocca tra sapidità e frechezza, eleganza, una splendida persistenza.

Chardonnay 2003. La tonalità giallo paglierino lucente con riflessi verdi è stata il preludio a un naso complesso dato dalle particolari condizioni metereologiche dove la camomilla, la melissa lasciano il posto a cacao, albicocca essicata per finire poi con effluvi di pietra focaia. La bocca aveva un gusto raffinato con una bella freschezza integrata con le note minerali, una sontuosa eleganza e profondità.

Sauvignon 1961. Quasi riverenti abbiamo ammirato il colore di una tonalità che ricorda l’oro antico. Il naso aveva tostature che spaziavano da cioccolato amaro, caffè a sbuffi di caramella al latte, di ghiaia e roccia umide meno caratteristici di un vitigno ma espressioni del terroir unico di Terlano. Il vino ancora integro, teso aveva in bocca freschezza e sapidità, eleganza ed equilibrio che ci ha conquistato.

Sauvignon 1992. La tonalità giallo verdolino ha dato subito l’impressione di un vino più varietale nonostante siano trascorsi più di 20 anni dalla vendemmia. I profumi fruttati soprattutto di pesca bianca, ananas, pompelmo rosa, con un lieve sentore di asparago, precedevano accenni vanigliati, burrosi, seguiti dalla mineralità di pietra e grafite. L’assaggio elegante era fresco e minerale con nel retrogusto note di miele, di pompelmo con una bella persistenza.

Sauvignon Quarz 2005. Rudi Koffler ha cambiato la vinificazione per questa etichetta delle Selezioni. Il mosto fermenta in legno e resta tre mesi sulle bucce, successivamente la massa è fatta maturare per metà in legno e per metà in acciaio, fino alla riunione in bottiglia. Il colore giallo paglierino brillante nel calice, simile al 1992, precedeva sentori citrini, di ananas, erbe tra cui la citronella con lievi effluvi di mentolati, accompagnati da spezie prima dolci con note vanigliate, poi orientali, un accenno gessoso che racconta la mineralità del vino per finire, con una foglia di pomodoro varietale. Al palato era intenso, fresco, sapido, ampio e morbido.

Sauvignon Quarz 2010. L’ultimo vino aveva un bouquet complesso con note di frutta esotica tra cui mango, papaya e pompelmo rosa, ma anche aromi erbacei di citronella, melissa, menta. Seguono il tè verde, un sentore di sciroppo di sambuco e minerali di pietra focaia. L’assaggio equilibrato tra sapidità, mineralità era armonico con un retrogusto fruttato e persistente.