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La degustazione

A Cortaccia la sfida ai Bordeaux: “Tagli bordolesi magnifici e longevità eccezionale”

12 Gennaio 2016
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(Andreas Widmann e figlio, Peter Dipoli, Andrea Hofer e Othmar Donà presidente ed enologo Cortaccia, Christof Tiefenbrunner e l'enologo Stephan Rohregger, Gert Pomella – Ph Angelo Carrillo)

di Giovanna Moldenhauer

Il clima caldo, il suolo argilloso, l’esposizione uniti all’altitudine di cui godono i vigneti di Cortaccia consente ai suoi produttori di produrre tagli bordolesi magnifici e dalla longevità eccezionale.

 I cinque produttori del territorio che spaziano dall’omonima cantina sociale alle altre 4 Tenute hanno voluto proporre alla stampa e ai curatori delle maggiori guide (tra cui Fabio Giavedoni, Dario Cappelloni, Gianni Fabrizio, Gianpaolo Gravina e Andrea Bonini) un’importante sfida nel tempo con produttori di Saint Emilion, Margaux, St.Estèphe, Pauillac chiamandola “I possenti dell’Alto Adige sfidano i Bordeaux”.

Le 17 annate hanno spaziato dal 1995 sino alla recente 2003 per tutti i concorrenti suddivise in quattro gruppi. Grandi nomi per i francesi da un Château Pichon Longueville 1997 di Pauillac a un Château Figeac 1995 di Saint Emilion, da un Château Brane-Cantenac 2003 di Margaux a un Château Montrose 1997 di St. Estèphe a confronto con annate a partire dal 1995 e 2002 dello Iugum di Peter Dipoli all’Auhof Baron Widmann 1997 e 2002, dal Linticlarus Teifenbrunner 2003 al merlot Brenntal e Freienfeld 1997 della Cantina Produttori Cortaccia. Quattro vini altoatesini hanno rappresentato i vertici della graduatoria a cominciare dal Brenntal 1997, allo Iugum 2002, Auhof 2002 e Linticlarus 2003.


(Una panoramica di Cortaccia)

Una visita al vigneto di Cabernet Sauvignon di Tiefenbrunner ha preceduto una degustazione di 2 annate recenti dei cinque produttori Baron Widmann, Cantina Produttori Cortaccia, Peter Dipoli, Tiefenbrunner con Gert Pomella di Tenuta Milla che ha proposto Milla e Centa entrambi del 2011 con percentuali diverse delle tre uve tipiche Cabernet Franc, Merlot e piccole percentuali di Cabernet Sauvignon. Questo produttore ha debuttato come prima annata nel 1999, ormai esaurita, con il suo uvaggio bordolese con prevalente presenza di Merlot e Cabernet Franc.

“Non c‘è dubbio – afferma Peter Dipoli – che il cambiamento climatico, in particolare la variazione termica, abbia portato dei cambiamenti anche nella viticoltura. Le varietà bianche aromatiche a maturazione precoce, per le quali l’Alto Adige è diventato famoso, fra le quali Müller Thurgau, Sauvignon, richiedono ora di essere coltivate in vigneti più in alto di un tempo. Gli spazi che si liberano nelle zone ad altitudini inferiori devono quindi essere occupati con varietà a maturazione tardiva. E queste non devono essere solo il Lagrein, ma anche le varietà bordolesi delle quali abbiamo voluto dimostrare il grande potenziale qualitativo con questo evento”.


(Il tavolo di degustazione durante la sfida)

Gli fa eco Andreas Kofler Presidente della Cantina Produttori Cortaccia: “Cortaccia Rossa è stato un evento importante per dare impulso alle varietà bordolesi in cui la nostra cantina storicamente ha sempre creduto. Il territorio di Cortaccia è caratterizzato da clima caldo e da suolo argilloso, che risultano perfetti per le due varietà. E dato che il nostro credo è “il terreno giusto per la varietà giusta”, le superfici vitate dei nostri soci che vengono dedicate ai due vitigni sono in aumento. Abbiamo sempre ben chiaro l’obiettivo della qualità del vino, per questo produciamo il Cabernet Sauvignon Freienfeld solo nelle annate migliori, la 2015 verrà prodotta mentre le precedenti, 12, 13 e 14 non lo sono state. Le uve che decidiamo di non destinare al Freienfeld perché non all’altezza, vengono utilizzate per il Merlot/Cabernet Franc Soma e per il Cabernet Kirchhügel”.

Christof Tiefenbrunner dell’omonima Tenuta: “Ritengo che Cortaccia Rossa sia stato un evento importante perché ci ha permesso di mostrare come il nostro territorio sia molto adatto a questi due vitigni. La zona di Cortaccia presenta una combinazione di latitudini e temperature perfetta per Cabernet Sauvignon e Merlot, i quali vi si trovano a proprio agio e ci permettono di ottenere vini notevoli. L’evento inoltre ha spinto noi tutti a superare la nostra tradizionale timidezza e a mostrare senza timore le nostre produzioni, che meritano attenzione e considerazione, perché sono di grande qualità. Per quanto concerne il mutamento del clima, possiamo confermare quanto sia reale anche nelle nostre zone, come abbiamo potuto verificare negli ultimi 20 anni. Prima degli anni ‘90, un’annata che presentasse grande anticipo nella maturazione, come il 1976 ad esempio, ci poteva portare eccezionalmente in vendemmia il 5 settembre coi bianchi e il 15 con le uve rosse. Dopo gli anni ’90 le date di inizio raccolta si sono spostate sempre più all’indietro, e dopo il 2000 con frequenti annate calde quali 2003, 2007 e 2015 siamo giunti a fine agosto. Ovvero in 20 anni l’anticipo è stato di ben 3 settimane. Ad ulteriore conferma posso aggiungere che nei nostri vigneti più caldi, quelli esposti a sud, il Cabernet Sauvignon non ha più alcun problema a giungere a maturazione anche in annate fredde e difficili come la 2014, e non solo non conserva alcun sentore verde ma i gradi Babo registrati arrivano addirittura a 20,5/21 nel 2014”.


(Vigneti a Cortaccia)

“Il cambiamento climatico – dice Andreas della Tenuta Baron Widmann – è certamente un fatto concreto e reale, anche se ovviamente si potrebbe discutere a lungo se attribuire la responsabilità di tali mutamenti alla natura o all’uomo, o in che percentuale a ciascuno dei due. Fra i fatti che abbiamo registrato negli ultimi 10/15 anni nelle nostre vigne vi è la maggiore facilità del Cabernet Sauvignon di giungere a maturazione. Un tempo, intendo fino a 30/20 anni fa, su 10 annate poche erano quelle nelle quali era garantita una maturazione adeguata, mentre ora la situazione è invertita. Ovviamente, esclusi casi eccezionali come il 2014. E d’altro canto questo clima più caldo giova ad alcune varietà ma ne sfavorisce altre, come quelle a bacca bianca, per le quali la tendenza già in corso, e che si accentuerà in futuro, è quella di iniziare a salire in altitudine con gli impianti. In ogni caso le attuali temperature più alte nelle nostre zone non sono un evento unico, ricordo che la storia registra come il 1600 sia stato un secolo molto caldo sia in Trentino che nel nostro territorio, e infatti vi erano vigneti fino a 1000/1100 metri sul livello del mare. Questo fino agli inizi del 1700, quando si registrò una mini-glaciazione, ben rappresentata da una nevicata a fine agosto che giunse fino al fondovalle; dopo la quale l’altitudine degli impianti si stabilizzò più in basso. Tutto questo ci fa comprendere come sia l’uomo a doversi adattare al clima; nel caso di noi viticoltori, modificando le proprie procedure e metodi di lavoro e anche la posizione dei vigneti a seconda delle varietà prodotte”.


(La seconda delle quattro “sfide)

“L’evento ha rappresentato – commenta Gert Pomella – per me un momento di grande soddisfazione nel vedere l’interesse d’importanti giornalisti del settore verso i miei e nostri vini rossi. Ne sono rimasto stupito e colpito e senz’altro ne ricavo un incentivo a continuare nel mio lavoro e in ciò in cui credo. Per quanto riguarda l’andamento climatico, che certamente influenza il nostro lavoro di viticoltori, io posso dire che al momento mi sono reso conto soprattutto di come non tanto le estati quanto gli autunni sensibilmente più caldi influenzino in positivo le vigne di Cabernet Sauvignon. E questo secondo me soprattutto per il fatto che i terreni rimangono più a lungo caldi rispetto al passato”.
 
La nostra personale classifica conferma i giudizi della grande degustazione alla cieca dando a tutti una piacevolezza da 5.
Il Brenntal 1997 rappresenta la terza annata di questo vino. Bello nel colore, nei profumi di piccola frutta rossa surmatura, note di cacao, thè verde, di erbe selvatiche. La bocca con un ottimo rapporto tra acidità e sapidità, tannini morbidissimi è ancora in perfetto equilibrio.
 
L’Iugum 2002 ha un naso di frutta rossa in confettura, di spezie dolci tra cui cannella, note di sottobosco, grafite e una leggera sensazione di cioccolato. L’assaggio ampio ha un tannino integrato dal tempo e dal formato magnum, ben supportato da freschezza e sapidità.

 
(La quarta “sfida”)

L’Auhof 2002 gioca sempre sulla frutta soprattutto di bosco come mora e ribes completandosi con la prugna. Seguono sbuffi vanigliati, mentolati, di grafite spostandosi poi sul tabacco e il cuoio. La bocca nella sua evoluzione con tannini molto fini, freschezza e sapidità ben delineate è avvolgente, intenso, persistente.
 
Linticlarus 2003 ha ancora frutti di bosco tra cui anche il mirtillo seguiti da note di eucalipto, tabacco e menta. Al palato s’impone per rotondità, eleganza con un’ottima tensione tra acidità e sapidità e un retrogusto di frutta molto concentrata. Nonostante l’annata calda il vino s’impone per un grande equilibrio.