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La degustazione

La “sfida” tra vini bianchi: dal Lugana al Verdicchio, la degustazione è un tour italiano

27 Giugno 2016
bottiglie_in_degustazione bottiglie_in_degustazione

di Michele Pizzillo

Alla vigilia della stagione estiva, quando è prevedibile che gran parte dei consumatori di vino farà cadere le proprie scelte su quello da bere fresco, sembra che i produttori delle aree viticole conosciute per la produzione di bianchi, ne stiano approfittando per decantare le qualità dei propri vini. 

C’è, anche, chi è andato oltre, puntando su un confronto tra grandi aree viticole italiane ed europee. E’ il caso dell’azienda agricola Le Morette (nome di un elegante germano reale che nidifica nel Laghetto del Frassino), fondata negli anni '50 da Gino Zenato a San Benedetto di Lugana, frazione di Peschiera del Garda, che produce il bianco Lugana che quasi tutti ritengono che sia un vino molto interessante in gioventù. Dopo qualche anno che succede? Fabio e Paolo Zenato, che hanno ereditato del padre Valerio l’azienda di nonno Gino, hanno pensato che era il momento di fare una sorta di esame al loro Lugana, sia l’ultimo imbottigliato e sia quello più anziano, attraverso una degustazione che permettesse una sorta di excursus fra sei territori “bianchisti”, di cui alcuni sono apprezzati pure per le annate più vecchie.

Così, due Lugana di Zenato, il Mandolara doc del 2015 e il Lugana Benedictus del 2010 si sono confrontati con il Fiano di Avellino, il Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi, il Pinot Bianco dell'Alto Adige, l’austriaco Gruner Veltliner e il vino francese longevo per antonomasia, lo Chablis. Tutti proposti nell'ultima annata sul mercato; e in un'annata precedente, attorno al 2010.


(Fabio e Paolo Zenato)

La prima batteria, con il Lugana doc Mandolara 2015 Le Morette, hanno sfilato il sapido Fiano di Avellino Docg 2014 di Ciro Picariello; il floreale Verdicchio dei Castelli di Jesi doc classico 2015 Villa Bianchi di Umani Ronchi; il fruttato con note di mela verde, Alto Adige Pinot bianco doc 2015 della Cantina Terlan; il lineare austriaco Kremstal Grüner Veltliner Point 2015 Mayr; il fresco Chablis premier cru 2014 di Daniel Dampt & Fils.

Nella seconda batteria il Lugana doc Benedictus 2010 Le Morette si è confrontato con i coetanei, o quasi, Fiano di Avellino docg 2012 sempre di Picariello; con il  caldo Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico superiore doc Casal di Serra Vigne Vecchie 2010 di Umani Ronchi; con il possente Alto Adige Terlano Pinot bianco doc Vorberg Riserva 2010 della Cantina Terlan; il Kamptal Grüner Veltliner Lamm Reserve 2010 di Hirsh che si rivela molto minerale e il “re” dei bianchi opulenti e longevi, Chablis Premier Cru Fourchaume 2013 Daniel Dampt & Fils.

Con quali risultati?
Se nei vini giovani le differenze sono poco marcate e domina l'immediatezza del frutto, si deve al fattore tempo il merito di sottolineare carattere e differenze tra le tipologie, facendo emergere le peculiarità dei terroir e delle varietà. E, in questa comparazione, il Lugana “ha dimostrato di essere particolarmente fragrante e piacevole tra i vini d'annata e al tempo stesso quello di maggior freschezza a quasi sei anni dalla vendemmia, con un potenziale di evoluzione ancora tutto da esprimere – commenta Fabio Zenato -. Si tratta, quindi, solo in apparenza di un paradosso perché qui sta proprio il valore del Lugana e una delle ragioni del suo successo: fragranza di profumi floreali e fruttati, tanta freschezza e beva facile in annata; dopo qualche anno rivela sentori evoluti di erbe aromatiche e balsamiche, croccantezza floreale e frutta candita, per esprimere in bocca la sua decisa mineralità”.


(Lugana Le Morette)

A sostegno di questa attitudine alla longevità, a partire dalla vendemmia 2011 la denominazione Lugana ha introdotto la tipologia Riserva, disponibile non prima di due anni dalla vendemmia. “Il nostro riserva – rimarca Fabio Zenato – deriva da scelte compiute in cantina in base al vero potenziale di evoluzione dei vini prodotti nell'annata. Dopo una lunga sosta sui lieviti, che conferisce spessore e identità al vino, facciamo seguire la permanenza in bottiglia di almeno un anno. Oggi stiamo proponendo la vendemmia 2012, convinti che possa esprimere il massimo del proprio potenziale tra parecchi anni”.