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La degustazione

L’asian mood cuisine di Amocù: una piacevole scoperta nel centro di Catania

28 Giugno 2018
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di Francesca Landolina, Catania

Dopo una giornata vissuta in nome delle scoperte gourmet della Sicilia orientale, ci ritroviamo a concludere la serata in un locale raffinato, sulla terrazza di Villa Bonaiuto, nella vitalità di corso Italia a Catania. 

L’atmosfera è affascinante. “Sembrerebbe di stare a Manhattan”, dicono alcuni giornalisti con noi, invece siamo proprio in Sicilia, a Catania. Siamo da Amocù, il locale aperto da circa sei mesi che propone l’asian mood cuisine. Ama definirla così, la sua nuova avventura imprenditoriale, Nunzio Di Bella, uno dei proprietari. Il ristorante nasce infatti dalla sua passione per la cucina orientale e da quella del suo socio, Fortunato Fasanaro. “Volevamo portare a Catania una visione che oltrepassasse la cucina regionale e italiana, coltivare una visione internazionale e nello specifico un concept asiatico che ripensasse anche quello oramai abusato della cucina giapponese. Amocù nasce da una sfida certamente ambiziosa, ma anche affascinante per una città come Catania, che da sempre si è distinta per la sua vitalità e la capacità anche di precorrere altre città siciliane nelle tendenze e nello stile”.

Si respira un’area cosmopolita, moderna, innovativa. E il format ci sorprende. Basta guardarsi intorno per accorgersi del fatto che Amocù è un orizzonte di esplorazione dei sapori e propone una visione dove i riferimenti della cucina asiatica si contaminano con raffinati tocchi esotici e contemporanei. Il viaggio comincia con il sakè bar, il primo a Catania, dove una vasta scelta di sakè, gin e whisky asiatici diventano cocktail unici e ispirati dai profumi e dalle spezie orientali. Un vero e proprio laboratorio di miscelazione, guidati dalle suggestioni dell’Oriente, ma con una esperienza consolidata nell’arte del mixology. Il ristorante, di giorno elegante luogo di ritrovo per un pranzo che attraversa la vasta offerta di ispirazione orientale, nella duplice possibilità del light lunch al Sakè Bar o dello special lunch nelle due sale interne, sfodera tutto il suo fascino la sera,  grazie alle preziose scelte architettoniche a cui l’illuminazione e i tessuti fanno da richiamo. Oltre al più comune sushi, c’è una vasta scelta di piatti dai sapori internazionali: ceviche, poke, tacos, tartare, gunkan, uramaki, futomaki, hot roll, sashimi.

Il nostro viaggio è costellato da tappe che dall’antipasto al dessert ci fanno scoprire una cucina che spazza via i confini geografici e culturali. Il ristorante è una formula globale di alto livello, una finestra sul mondo. E i grandi vini non mancano. Non tutti territoriali, tutt’altro. I vini sono scelti con una logica sartoriale, vini che aiutano a viaggiare nel tempo e nello spazio. Dimenticherete di essere a Catania, ma a ricordarvelo saranno  il contesto, la via, i palazzi, i colori del cielo al calar della sera e la temperatura mite. Sospesi in un a sorta di luogo di confine, ma dentro la città siciliana, la più veloce ad anticipare gusti e tendenze.

Il menù, a cura dello chef Rui Antunes, originario di Lisbona, inizia con un’orata impanata nelle spezie, chauffe di mango, takoiaki (polpettone di polipo in tempura con Kotzubushi (tonno essiccato e tagliato sottilissimo), baccalà spagnolo marinato con menta e the in tempura.

A seguire ostrica spicci con tabasco e shiso. Notevole la sua consistenza e la sapidità bilanciata e vivacizzata dal tabasco.

Colorata ed esotica la capesanta con chauffe di mango, perlate di tartufo e maionese giapponese.

A rievocare lo street food internazionale proviamo tacos di mais tostato con tartare di salmone e guaiamole, alga marina liofilizzata e limone.

Proviamo anche la cevice baccalà crudo, polipo cotto nella soia, cipolla disidratata, polvere di olive liofilizzate con salsa di castagne spagnole. Un piatto quest’ultimo da ricordare, avvolgente, sensuale, armonico e in perfetto equilibrio.

Segue una versione più tradizionale, una seconda cevice con latte di tigre, cipolla denaturata, purea di patate americane dolci. Il viaggio prosegue con Gunkam di ombrina flambata ripiena di riso, maionese giapponese e uova di tobiko; carne flambata con ripieno di riso, foie gras caramellata e marmellata di mirtilli. Non mancano neppure vari uramaki e futomqki molto ben fatti. E per concludere pasteis de nata, un dolce equilibrano, con gelato di cannella, fresco e delicato.

Dal mood internazionale anche i vini proposti:  una selezione a cura di Nunzio Di Bella, tra vini biodinamici, di spiccata acidità, fragranza e freschezza, in particolare Riesling renani e austriaci, perfetti ad esaltare le sfumature nipponiche, brasiliane ed europee dei piatti proposti.