Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

La scintilla è scoccata in Azerbaijan: “Vi spiego perché produco i miei vini nelle anfore”

20 Settembre 2018
Elena_e_Stefano_Casadei Elena_e_Stefano_Casadei

 A Milano una speciale degustazione con i vini della famiglia Casadei, la line aspecifica “Le Anfore di Elena Casadei”


(Elena e Stefano Casadei)

di Michele Pizzillo, Milano

Una sorta di panel “convocato” per un’esperienza un po’ diversa dalle classiche degustazioni, perché si è trattato di assaggiare vini prodotti in anfora provenienti da tre diversi territori, due in Toscana (Rufina e Maremma) e l’altro in Sardegna. 

Ma, soprattutto, per la conoscenza di una giovanissima donna che sino al raggiungimento della maggiore età odiava il vino e, nell’arco di un lustro, oltre a trasformarsi in una ultras del nettare dell’uva, ha seguito, perfezionato e finalmente firmato una nuova linea produttiva “Le Anfore di Elena Casadei”. Stiamo parlando di un'azienda che produce 700.000 bottiglie (30% destinato al mercato italiano, altrettanto per gli Stati Uniti e il 40% nel resto del mondo con Svizzera, Giappone, Germania e Nord Europa in testa), con a capo un personaggio straordinario nel mondo del vino, Stefano Casadei, papà di Elena, che oltre ad essere viticoltore è, anche progettista e costruttore di vigne in tutto il mondo, nonché ideatore della filosofia “BioIntegrale”. Quando siamo stati invitati a partecipare a questo incontro, non immaginavamo che Casadei aveva in serbo una sorpresa diversa dalla sua produzione classica di vini toscani e sardi, oltretutto ben considerati da critici di tutto il mondo; e diversa anche dal suo impegno impreditoriale che è quello di progettare e costruire vigne in tutto il mondo. E’ stato proprio in uno di questi lavori, la costruzione di una grande vigna in Azerbaijan, che l’avrebbe fatto innamorare della produzione di vino in anfore, che poi avrebbero così affascinato la giovanissima Elena, da trasformare il suo “odio” per il vino in una passione che riesce a trasmettere a tutte le persone che incontra.


(I bianchi in anfora)

Sette i vini della linea “Le Anfore” proposte nella degustazione condotta da Stefano ed Elena Casadei, provenienti dalle tre aziende, Castello del Trebbio nel Chianti Rufina (Trebbiano e Sangiovese); Tenuta Casadei a Suvereto (Syrah e Moscato) e Olianas in Sardegna (Migiu, Cannonau e Malvasco), tutti fermentati e macerati in anfore che, dice Casadei “a nostro avviso, sono tanti gli elementi che fanno dell’anfora un alleato prezioso: la porosità della terracotta, la protezione termica dell’interramento, la mineralità del vino a contatto con l’argilla, il passaggio di chiarifica naturale all’interno dell’orcio. Tutte componenti che l’enologo BioIntegrale testa, valuta, raffronta: nonostante affondi nel passato, la vinificazione in anfora non è ancora avallata da una letteratura scientifica e moderna che ne stabilisca tempi, parametri, modalità. Una storia ancora in parte da costruire ma con la quale si ottengono vini salutari e dall’elevata qualità organolettica, capaci di ottime performance, che lasciano al frutto il ruolo di protagonista che si merita”. Nelle aziende di Casadei – adesso raggruppate nel brand DCasadei – le anfore di terracotta utilizzate provengono in parte dalla Georgia, caratterizzate dalla forma ovoidale; in parte dalla Toscana, con classico aspetto ad orcio. Sostano sottoterra per il controllo naturale della temperatura. Le fermentazioni avvengono con metodo naturale, grazie a lieviti indigeni; le macerazioni durano dalle 3 alle 5 settimane per i rossi, dai 3 ai 5 mesi per i bianchi. Dopo le svinature, i vini rimangono in anfora per il mantenimento delle caratteristiche fruttate. Una lavorazione, questa, prevista sia per i vini bianchi che per i rossi.


(I rossi in anfora)

Vediamoli i sette vini degustati, tutti caratterizzati da una limpidezza eccezionale e da una stabilità che spesso non si trova nei vini elaborati in acciaio:

Migiu Semidano di Sardegna Doc 2017, Olianas
Migiu è un sinonimo di Semidano, vitigno autoctono della Sardegna, ed è un vino che al primo impatto ci ha lasciati un po’ perplesso per una sorta di leggera asperità che, però, al secondo assaggio è completamente sparita lasciando spazio, in bocca, ad una buona struttura in equilibrio tra sapidità e freschezza preceduto da un bouquet di profumi di frutta matura con prevalenza di pesca gialla. Ampia la gamma di abbinamenti, con una preferenza dei piatti a base di pesce o carne bianca ma, anche, formaggi stagionati come il pecorino sardo.

Moscato Toscana bianco Igt 2017, Tenuta Casadei
E’ un uvaggio di Moscato e Moscato d’Alessandria provenienti da una vigna impiantata su terreni in prevalenza argillosi e vinificate diraspate e leggermente pigiate assieme alle proprie bucce in anfore di terracotta da 800 litri. Di colore ambrato, al naso si apre con sentori di rosa, arricchiti da piacevoli note speziate con prevalenza di chiodi di garofano e buccia d’arancia. In bocca esprime tutte la sua eleganza in buon equilibrio tra complessità e struttura di un vino perfetto per accompagnare crostacei ma anche pasticceria secca.

Trebbiano Toscana Igt 2017, Castello del Trebbio
E’ il bianco che ci ha impressionato già al primo impatto sia per il suo colore giallo oro carico che per le note di gelsomino, di cannella con nuance di frutta candita e di confettura di albicocca; in bocca è avvolgente, potente, fresco con un finale fruttato e persistente. Un vino che servito sui 10°, esalta grandi piatti di pesce nonché formaggi stagionati.  

Cannonau di Sardegna Doc 2017, Olianas
Dal colore di un rosso luminoso avvolgente, al naso esprime tutte le caratteristiche varietali del vitigno, unitamente alle note tipiche della macchia mediterranea. In bocca, poi, la complessità di questo elegante vino si esprime in un perfetto equilibrio tra freschezza ed acidità e un finale con tannicità e sapidità che lasciano dei bei ricordi.

Sangiovese Toscana Igt 2017, Castello del Trebbio
Questo vitigno, secondo Casadei, il più bizzarro fra quelli che si possono vinificare in anfora; i risultati, però, sono eccezionali per l’esplosione di note di piccoli frutti rossi maturi ma anche in confezione nonché i sentori di liquirizia e di spezie dolci. Il tannino è rotondo ed è un vino caratterizzato da un finale minerale e spiccatamente balsamico.  

Syrah Toscana Igt 2017, Tenuta Casadei
L’uva matura in una vigna dove il caldo si sente tant’è che della linea Le Anfore, è il vino che generalmente resta più tempo ad affinare in anfora, 6 mesi, aggiungendovi poi 5 mesi di riposo in bottiglia. Alla fine del percorso si ottiene un vino dove le note della frutta rossa matura e di pepe nero sono preponderanti, con una bella spalla acida sorretta da tannini finissimi che ne fanno un vino elegante e, volendo, anche vino da meditazione.

Malvasco Isola dei Nuraghi Igt bianco passito 2017, Olianas
Uve Malvasia e Nasco raccolte poco prima di Natale in parte appassite sulle piante e sui graticci, che all’olfatto evidenzianno sentori di miele di sulla e note di frutta candita che, poi in bocca esprimono tutta la loro dolcezza arricchita da un tocco di tannicità perfettamente in equilibrio con la sensazione di acidità e freschezza. E’ un ottimo vino per accompagnare dolci secchi e a base di mandorle ma, anche, formaggi di diverse stagionature.

Fin qui la degustazione di alcune varietà di vini della linea Le Anfore che comincia a ritagliarsi un posto di tutto rispetto nella produzione delle aziende del gruppo DCasadei. E, sicuramente ci saranno altro novità perché Casadei è un imprenditore attento alle innovazioni e, contestualmente, anche disponibile a cercare nuove possibilità per migliorare la produzione vinicola non solo sua. E, a quanto pare, stia facendo delle prove per vedere i risultati che può ottenere da vini prodotti in anfora e poi affinati in barrique. Poi, da imprenditore che crede nella comunicazione, la degustazione organizzata a Milano l’ha fatta concludere con una colazione, forse possiamo definirla interessata, visto che non ha fatto servire i vini prodotti in anfora, ma uno straordinario Lastricato della vendemmia 2014, un Cannonau riserva del 2015 e, della stessa annata il Cabernet Franc filare 18. 

Vediamoli:

Cannonau di Sardegna Doc riserva 2015, Olianas
Vino consistente, elegante, ricco di note fruttate e balsamiche. Al palato è caldo e suadente, sapido e speziato, con tannini morbidi che ne fanno un prodotto veramente seducente che chiude su sentori fruttati. Matura per 22 mesi in botti di rovere francese di grande capacità. 

Chianti Rufina Docg Lastricato riserva 2014, Castello del Trebbio
Sangiovese in purezza che evidenzia tutte le caratteristica dell’uva adatta a produrre grandi vini. E’ il caso di questo Chianti dall’impatto olfattivo ricco di sentori varietali che, in bocca, diventano avvolgenti. Vino di grande struttura ma ancora fresco, elegantemente tannico e con una lunga persistenza di note fruttato. Riposa per 30 mesi in barrique e poi un anno in vetro.

Filare 18 rosso Igt 2015, Tenuta Casadei
Solo 3.000 bottiglie di Cabernet Franc in purezza dall’impatto olfattivo raffinato e composito per il concentrato di sensazioni che offre al naso tra felce e sottobosco, mirtillo e mora, pepe nero e menta, cioccolato e cannella. In bocca è un vino ricco, avvolgente e caratterizzato da una trama tannica elegante. Vino sicuramente longevo.

Tutta la produzione, vinicola (e non solo) perché DCasadei produce olio extra vergine d’oliva e firma “I Puri”, linea food che ogni anno cambia in base a rotazione delle colture nelle diverse tenute, raccolti e stagionalità, segue il protocollo “BioIntegrale” che Stefano ha evitato di spiegarcelo in occasione della degustazione de Le Anfore. A completare il gruppo Casadei, c’è il bellissimo agriturismo immerso nel verde e ricavato in quelle che erano state le case coloniche del Castello del Trebbio, nella cui stanze fu ordita la Congiura dei Pazzi, per destituire Lorenzo de’ Medici.