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La degustazione

Ottaviani, il “Dado” è tratto: a Milano la presentazione del nuovo vino della cantina

22 Ottobre 2018
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(Davide Lorenzi, Luca Gardini, Marco Tonelli, Massimo Lorenzi)

di Michele Pizzillo, Milano

Viticoltori o poeti? Guardando le etichette, aprendo la bustina trasparente contenente le informazioni sul nuovo vino che sarà pronto a Natale e scorrendo il catalogo raccolto in occasione di Bottiglie Aperte, l’interrogativo ci stà. 

E se diciamo che sono viticoltori un po’ poeti per come sanno comunicare il territorio? Ecco, è la risposta giusta, perché i quattro nipoti (Davide e Massimo Lorenzi, Milena e Marco Tonelli), eredi di Enio Ottaviani che negli anni '60 creò l’azienda omonima che si trova a San Clemente di Rimini, con il loro poetare (facciamo i vini da bere con gli amici) sembra che abbiano contribuito ad addolcire il linguaggio di un eccellente degustatore-comunicatore come Luca Gardini, sicuramente un poeta del vino che, però, non disdegna di infilare qualche parolina piccantina quando racconta un vino. Nel caso degli Ottaviani, invece, questo non è successo. Così la narrazione del principe dei degustatori-comunicatori ci è sembrata una sorta di racconto pulito, probabilmente in linea con la nitidezza dei tre vini in degustazione e, probabilmente, perché ha parlato della sua Romagna; o, meglio, di alcuni territori particolarmente vocati come Predappio (per la concentrazione), Bertinoro (per i profumi), Brisighella (per la longevità), Modigliana (per la tannicità). Perché il primo vino in degustazione, il bianco “Strati Romagna Pagadebit Dop 2017” è già un ottimo vino che lo chef della “cucina contemporanea che guarda al futuro senza mai dimenticare le sue origini”, il bistellato Andrea Aprea, del Vun, il ristorante del Park Hyatt hotel di Milano, con il piatto proposto in abbinamento, esalta ancora di più la sua già conclamata qualità. Ecco, nella poetica atmosfera che si è venuta a creare attorno ai vini in degustazione proposti dai quattro nipoti-eredi di Ottaviani, la terza presenza è quella dello chef che si è presentato con un menu perfetto (com’è nelle sue corde) per esaltare adeguatamente i vini. Come i “gamberi rossi con radicchio, pioppini aciduli che ispirano al sommelier-comunicatore di paragonare il Pagadebit ai bianchi della Mosella e della Wachau.

A questo punto la degustazione procede a tre voci, il Gardini poeta del vino, che distribuisce equamente sui tre “campioni” i suoi aggettivi elogiativi anche quando ci accompagna nella degustazione del Caciara, il Sangiovese scelto come apripista al vino novità, che ci è sembrato il suo vino preferito; Massimo Lorenzi che racconta le sue incursioni nei 42 paesi dove è possibile trovare i vini Ottaviani

e Aprea con degli eccellenti “tortelli, genovese di manzo, scarola, provolone del monaco” che con questo sangiovese giovane, formano una coppia affiatata. 

Ed, ecco, la novità: Dado, sangiovese in purezza della vendemmia 2016 che viene anticipato da Gardini con il cartoncino che accennavamo all’inizio, dove da un lato è tratteggiato un quadrato con riferimento a terra, frutto, vento, mare/sale, elementi vitali di questo cru di Romagna che nasce da quattro vigne impiantate su terreni differenti, in linea d’aria a 8 chilometri dal mare, e ognuna esprime caratteristiche diverse tant’è vero che anche la fermentazione avviene separatamente.

Il quinto elemento del quadrato c’è lo fa scoprire Aprea: “maiale nero, tarassaco, provola affumicata, miele, peperoncino”. Si potrebbe dire, rifacendoci ad una celebre pubblicità di diversi anni fa “silenzio, parla Dado”. Che, dice Davide Lorenzi, è un progetto di cru di Sangiovese, in edizione limitata – 4.000 bottiglie, numerate – in uscita a dicembre 2018, che sembra autonomo rispetto alla produzione Ottaviani perché – aggiunge Luca – è una sorta di Sangiovese-paesaggio che nasce dal desiderio di voler fare, nelle annate migliori, un ritratto “liquido” delle vigne così come è rappresentato dai quattro lati del quadrato, riportato dall’etichetta, graficamente ineccepibile, con solo tre parole: Dado Sangiovese 2016.

Qualche giorno prima della degustazione condotta da Gardini, ci siamo trovati fra le mani un catalogo di “Enio Ottaviani/vini e vigneti” e dopo averlo sfogliato abbiamo pensato che a idearlo ci sia stata una ispirazione poetica, mista ad una eleganza grafica, e una gran voglia di esaltare la propria regione, per come vengono raccontati i vini, le terre dove si trovano le vigne, il metodo di produzione, gli abbinamenti ideali. E, non avevamo ancora visto la cartellina-stampa di Dado. 

Ecco i tre vini degustati

Strati Romagna Pagadebit Dop 2017

Vino ottenuto da uve Bombino bianco raccolte nel vigneto di San Clemente di Rimini che alla degustazione si presenta con un bel colore paglierino che anticipa un profumo floreale-fruttato con note di erbe aromatiche e frutta a pasta bianca. In bocca è asciutto, sapido, delicatamente acidulo e con una sapidità persistente. E’ un vino ideale con crudità di pesce, sushi, fritto di calamari, formaggi a pasta molle, avendo l’accortezza di servirlo sui 10-12°. Sono state prodotte 7.548 bottiglie.

Caciara Romagna Sangiovese superiore Dop 2017

Dal colore rosso porpora agli stuzzicanti profumi di frutti rossi maturi di immediatezza e semplicità quasi uniche. Al palato è schietto, con una freschezza di ottima qualità e perfetto equilibrio, tannini fini e finale tendenzialmente agrumato. Fermenta in cemento, sosta sei mesi in botti grandi e tre mesi di affinamento in bottiglia. Sono state prodotte 27.000 bottiglie. Va abbinato a carne ed anche pesce alla griglia, primi ben conditi, salumi e formaggi a pasta dura. 

Dado Romagna Sangiovese Dop 2016

Uve selezionate in quattro vigne di San Clemente per questo cru che i nipoti di Enio Ottaviani lo hanno voluto per rendere omaggio al Sangiovese di Romagna. Infatti, verrà prodotto solo nelle annate speciali e sempre in edizione limitata. Fermentato in vasche di cemento e affinato in botte grande, si presenta con un esplosivo bouquet di frutto rosso, nitido e pulito com’è d’altronde nello stile dei vini Ottaviani. In bocca è asciutto, corposo, con una trama tannica fitta e di nobile fattura e chiusura persistentemente sapida. Da abbinare a piatti popolari come rigatoni all’amatriciana con guanciale, anguilla arrosto, pollo con i peperoni, costatina di castrato a scottadito. Solo 4.000 le bottiglie prodotte e tutte numerate. Però bisogna acquistare almeno tre bottiglie, perché Dado è in vendita in una cassettina in legno appunto da 3 bottiglie.