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La degustazione

Il Pinot Nero di Torrevilla: “Così facciamo qualità sull’Oltrepo Pavese”

23 Gennaio 2019
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di Michele Pizzillo, Torrazza Coste (Pv)

Potrebbe sembrare un paradosso, ma spesso, il vino di qualità bisogna “costruirlo”. Nel senso che bisogna mettere insieme tutti gli elementi naturali che aiutino a realizzare questa costruzione. 

A noi è capitato nel corso di un viaggio in Oltrepò Pavese, terroir straordinario dal punto di vista vitivinicolo, ma avvitato attorno ad una questione che diciamo elementare: qualità a giusto prezzo, non prezzo senza qualità. Allora, cosa fa una delle più importanti realtà produttive di questa zona? Semplice: fa vedere come si “costruisce” la qualità, nello specifico quella del Pinot nero, che dovrebbe essere la ricchezza dell’Oltrepò. L’enologo Leonardo Valenti, d’accordo con il direttore Gabriele Picchi e il presidente Massimo Barbieri, di Torrevilla, storica cantina sociale con sede a Torrazza Coste che l’anno scorso ha festeggiato le 110 vendemmie, ha preso sei campioni di Pinot nero della vendemmia 2018, destinate alla spumantizzazione, per fare vedere, amalgamando quanto di meglio si possa estrarre dal chicco dell’uva, la “costruzione” di bollicine di grande qualità. 

Per ogni base-spumante degustata, dopo un approfondito esame – scriverebbero i cronisti che raccontavano la politica di qualche decennio fa – è stato deciso che la rotondità del primo campione è idonea per uno spumante da lungo invecchiamento; la bassa componente acida del secondo campione va bene per un prodotto di pronta beva; la buona salivazione del Pinot nero allevato in vigne di alta collina, è la base ideale per il Cruasè; l’impatto acido-salino del quarto campione assicura un ottimo spumante; la bella salinità del quinto campione ha la vocazione per essere una grande riserva; la marcata acidità del sesto campione ottenuto da uve ben mature, assicura un lungo invecchiamento. 

“Grazie”! E’ l’esclamazione che Valenti, a fine degustazione, rivolge ai suoi ospiti perché hanno accettato di partecipare ad una degustazione inusuale tanto da essersi trasformati in una sorta di cavie per permettere ai produttori di vini di spiegare con i fatti come si crea la qualità. Nonché a dimostrare le potenzialità del Pinot nero dell’Oltrepò Pavese per la sua duplice vocazione, spumante e rossi importanti. Basta volerlo, come dimostrano i soci di Torrevilla, che hanno sostenuto la scelta dei loro delegati ad amministrare la cantina, di mettere insieme un gruppo di lavoro dell’Università di Milano, coordinato da Leonardo Valenti, docente nello stesso Ateneo, per un focus sul territorio di sei comuni, con l’obiettivo di scoprire i cru per elevare la qualità del vino. 4.727 gli ettari di superficie mappata, 1.930 i vigneti analizzati, 603 ettari la superficie vitata coltivata dai 200 soci di Torrevilla. Per raggiungere l’eccellenza, il progetto Torrevilla-Università, ha messo a fuoco i fattori ambientali determinanti per ottenere la migliore uva possibile. Al punto da costruire un vero e proprio manuale d’uso del territorio per guidare in modo ottimale le scelte pratiche di gestione in vigneto e di tracciare ogni singolo grappolo che giunge in cantina. 

L’analisi minuziosa dei suoli, delle condizioni climatiche e idrologiche di ogni vigna, ha permesso di fare emergere le differenze caratterizzanti  (umidità, esposizione, pendenza, temperatura, piovosità) per arrivare a definire aree omogenee all’interno del territorio preso in esame e, quindi, di definire la vocazionalità dei singoli vigneti, arrivando alla suddivisione delle unità territoriali in fasce di media, buona e ottima vocazionalità mediante l’assegnazione di un punteggio. Ottenendo così 5 modelli vocazionali che evidenziano come i vigneti di Torrevilla, trovandosi in una posizione ideale, sprigionano tutte le potenzialità dei loro frutti. Ecco come avviene la costruzione del vino di qualità a Torrevilla. Che chi vorrà visitarla, può anche ammirare la Torre vinaria, costruiti nei primi anni Sessanta, ed è alta 25 metri, con una capienza di 22.360 ettolitri, pari a 3.146.000 bottiglie e a 25.168.000 bicchieri di vino. Non si è degustato solo i sei campioni di base spumante. Perché la colazione preparata da Laura Marchesi, proprietaria, a Voghera, di un laboratorio artigianale di pasticceria dolce e salata, ha permesso di degustare anche i seguenti vini prodotti da Torrevilla. 

La Genisia riserva 110 Pinot nero nature spumante metodo classico Docg  2013

Ottenuto da uve Pinot nero provenienti dai vigneti presenti nel comune di Torrazza Coste, con il vino che affina sui lieviti per 36 mesi. Alla degustazione rivela un perlage fine e persistente, accompagnato da un bel colore giallo paglierino con riflessi dorati. Il profumo è intenso, piacevolmente agrumato e con sentori di frutta secca; in bocca è pieno, fresco, morbido con finale persistente. E’ una bella espressione di Pinot nero.

La Genisia riserva 110 Pinot nero noir Dop 2015

Per la produzione di questo vino che porta in etichetta l’età della cantina, vengono aggiunte anche le uve Pinot nero coltivate a Montebello. E’ affinato per 12 mesi in barriques di rovere e al colore rosso rubino con riflessi violacei aggiunge un elegante bouquet di note di piccoli fiori rossi ben amalgamati con piacevoli sentori speziati. Al palato tannini evidenza, dolci e gradevoli, ben amalgamanti il gusto intenso, piacevolmente fresco e avvolgente che caratterizza tutto il vino.

La Genisia Riesling superiore Oltrepò Pavese Doc 2017

Un bel vino molto luminoso e dai profumi prevalentemente fruttati ma ben amalgamati con fuori di campo ed erbe aromatiche. In bocca è pieno, con un perfetto equilibrio tra freschezza e morbidezza e lunga persistenza finale gradevolmente ammandorlato. 

La Genisia Moscato spumante Doc

Spumante ottenuto dalla vinificazione di uve Moscato bianco che alla degustazione si presenta con un bel colore giallo paglierino carico. Il profumo è intenso, persistente, con sentori di rosa canina e foglie di salvia che sono gli aromi primari del moscato. E’ dolce, pieno, persistente che si abbina a qualsiasi tipo di dolce.