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La degustazione

Aquila del Torre e “l’effetto Savorgnano”: “Tra Picolit e Sauvignon, ecco i nostri vini friulani”

17 Febbraio 2022
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di Michele Pizzillo

Siamo nella parte settentrionale della denominazione Friuli Colli Orientali, un angolo di questa regione che, probabilmente, non ha dimenticato i trascorsi di terra mitteleuropea per antonomasia ma, anche di terroir che ha saputo mescolare le uve presenti nel vigneto austro-ungarico con quelle più tipicamente italiane.

E, tutto, in un contesto dove si avverte moltissimo il richiamo della cultura mediterranea. Dopo la chiacchierata con Michele Ciani e la degustazione di tre suoi vini organizzata da “PR-Comunicare il vino”, possiamo dire che Aquila del Torre, azienda acquista dal padre Claudio nel 1996 (ma attiva già dai primi anni del ‘900, fondata da Giovanni Sbuelz, promotore della grande bonifica della collina), rappresenta tutto quello che immaginavamo. La famiglia Ciani, con pratiche agricole rispettose dell’ambiente (senza trascurare particolari come i due gruppi di arnie collocate tra i vigneti e il bosco, sia per produrre dell’ottimo miele che per utilizzare le api come aiuto alle vigne) ogni giorno accentua il proprio impegno per produrre vini veramente unici, tant’è che nel 2013 ha messo in atto pratiche biodinamiche e ottenuto la certificazione da agricoltura biologica. Aquila del Torre è distribuita su tre colline a est del villaggio di Savorgnano del Torre in provincia di Udine. Il microclima in questa zona è caratterizzato da escursioni termiche, temperature più miti ed una maggiore piovosità rispetto alla media regionale. L’estensione dell’azienda è di 84 ettari, di cui 18 vitati in zona collinare disposti su pendii scoscesi che formano un bellissimo anfiteatro circondato da boschi. “Per agevolare la coltivazione manuale, assicurare alle viti un’esposizione ottimale e gestire un perfetto drenaggio delle acque, il versante della collina è stato profilato con piccoli terrazzamenti, sui quali dimora un solo filare per banchina”, sottolinea Michele Ciani. Che aggiunge: “Siamo in un’area vocata alla produzione di vini bianchi”, in particolare Sauvignon blanc con orientamento ad est, Friulano ad ovest e, sulla cresta della collina, Picolit e Riesling Renano che occupano la parte più alta del pendio, a 350 metri sul livello del mare. Nel suolo di questo vigneto lo strato di roccia madre è affiorante ed è in grado di influenzare, con la sua composizione chimica, le qualità organolettiche del vino. Le varietà rosse, Merlot e Refosco dal peduncolo rosso, invece, sono piantate nel cuore dell’anfiteatro e sul riappoggio della collina esposta a sud.

L’età media dei vigneti è di circa trent’anni, mentre quelle storiche di Friulano e Picolit risalgono agli anni ’60; le uve vengono raccolte manualmente a seconda del grado di maturazione e vinificate separatamente. In cantina prosegue il lavoro di attenzione con una trasformazione rispettosa nell’intento di esaltare le caratteristiche pedoclimatiche di ciascun vigneto. “I vini sono prodotti in maniera tale da sentire nel calice il cosiddetto “effetto Savorgnano”, cioè, di un paese che funzionava. Le uve bianche sono pressate in maniera soffice, a grappolo intero, e la vinificazione è separata per appezzamento. I vini bianchi escono sul mercato solo quando sono maturi. Le uve rosse subiscono delicate macerazioni, e cerchiamo di estrarre la parte più fine. Anche per i vini rossi la pazienza è fondamentale”, spiega Michele Ciani. In cantina si preferiscono contenitori di materiale poroso e con effetto neutrale sul contenuto per enfatizzare le differenze varietali e l’origine territoriale. Nel corso degli ultimi anni, ai classici serbatoi in acciaio inox, sono stati affiancati contenitori in rovere di più passaggi e vasi vinari in cemento crudo. Poi ci sono le etichette, simboliche e subito riconoscibili, nate dalla collaborazione tra Michele Ciani ed il grafico Davide Bevilacqua, che ha pensato a personaggi che rappresentano i custodi delle vigne come ombre su uno schermo bianco, figure antropomorfe a sottolineare che è l’uomo a fare il vino. Sono etichette che esprimono carattere elegante e raffinato dei vini custoditi all’interno della bottiglia, ma in modo non esagerato. Il logo At rappresenta l’abbreviazione del nome dell’azienda: l’aquila è il simbolo del Friuli mentre il Torre è il fiume che costeggia le vigne. Infine, i mercati dove è presente At. Tre quarti delle 60.000 mediamente prodotte, sono vini bianchi, prevalentemente vendute ai ristoranti del Nord Italia; in parte in azienda, agli enoturisti che arrivano dalla Germania e dall’Austria nonché l’export verso il Nord Europa e il Giappone. Questi i tre vini degustati.

At Friulano Friuli Colli Orientali doc 2019

Friulano in purezza, niente contatto con le bucce per preservare la freschezza e affinamento sui lieviti per 9 mesi. Il profumo è fruttato con leggere sfumature di erbe aromatiche e ricordi minerali. In bocca è di vibrante freschezza, sapido, con note di frutta tropicale e un piacevole finale di mandorla amara. E’ un vino da non servire molto freddo e che Ciani consiglia addirittura di stapparlo il giorno prima di servirlo. La produzione media è di 10.000 bottiglie.

At Oasi Bianco 2018

Ottenuto da uve Picolit non appassite ed è un vino molto interessante perché ha un gran bel ventaglio di abbinamenti: dai formaggi a pasta molle a quelli erborinati, primi con erbe spontanee e frutti di mare nonché piatti di pesce. Fermentazione spontanea con lieviti indigeni in carati di rovere francese e 12 mesi di affinamento sui lieviti. Il bouquet è complesso tra floreale, fruttato e tocchi speziati di vaniglia, anice e pepe bianco con sfumature mentolate. Il sorso è morbido, sapido, con una buona freschezza e una bellissima morbidezza con sentori di legno. Produzione limitato a poco più di 1.000 bottiglie.

At Refosco dal Peduncolo rosso riuli Colli Orientali doc 2018

Solo Refosco dal Peduncolo Rosso con fermentazione spontanea con lieviti indigeni, macerazione in fermentini di acciaio inox, malolattica in cemento. Il profumo è fruttato (piccoli frutti a bacca nera, mirtillo), tocchi speziati come liquirizia e china dolce. In bocca è ben presente il tannino e comunque fine, buona sapidità e ottima freschezza. La produzione media è di 7.000 bottiglie; mentre l’ultima riserva prodotta – vendemmia 2012- è stata di 1.932 pezzi.

At Aquila del Torre
Località Savorgnano del Torre
Via Attimis, 25 – Povoletto (Ud)
T. 0432 666428
info@aquiladeltorre.it