Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

Come abbiamo valorizzato la Cococciola: la storia della cantina abruzzese D’Onofrio

04 Febbraio 2019
Francesco_DOnofrio Francesco_DOnofrio


(Francesco D'Onofrio)

di Michele Pizzillo, Milano

Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo sono vini ormai consolidati e presenti anche in tutti i mercati esteri che sanno apprezzare la qualità.

Pecorino e Passerina sono, adesso, vitigni di gran moda, e che l’enologia abruzzese li condivide con quella della confinante regione Marche. La Cococciola, invece, è un vitigno tipico della provincia di Chieti, del quale la famiglia D’Onofrio di Villamagna ne ha fatto un must. Ovviamente insieme agli altri vitigni che hanno permesso all’Abruzzo di diventare uno dei più importanti territori vocati alle produzioni enologiche di qualità. La storia dei D’Onofrio come viticoltori risale alla fine degli anni '60 del secolo scorso, con Gabriele che dopo una permanenza in Venezuela, ritorna nel 1952 con il desiderio di avviare un frantoio di sua proprietà. Una volta centrato l’obiettivo, comincia l’avventura nel vino, costruendo una moderna cantina, sempre a Villamagna ma con vigne (di Montepulciano, Trebbiano, Pecorino, Cococciola, Pinot grigio, Chardonnay) anche a Canosa Sannita, Bucchianico, Civitaquana e sino a Loreto Aprutino. Sarà poi il nipote Francesco, classe 1978, a puntare molto sulla tenuta di Loreto Aprutino, che oltre ad essere una delle più belle cittadine abruzzesi è pure al centro di un territorio fantastico dal punto di vista viticolo. E, sulle terre che sarebbero appartenute ad un nobile del posto, Francesco, avvalendosi della bravura di uno dei più importanti enologi abruzzesi, Vittorio Festa, ha creato l’azienda Marchesi de’ Cordano, diventando subito un marchio sinonimo di qualità grazie ad una bella produzione di “vini puliti” (definizione di Festa, che condividiamo) presente in tutto il mondo. 


(Claudio Sadler)

Con la tenuta di Loreto Aprutino, i D’Onofrio furono i primi ad “esportare” il vitigno Cococciola dalla provincia di Chieti a quella di Pescara, con risultati eccellenti. Tant’è che la Cococciola dei Marchesi de’ Cordano è sicuramente da collocare fra i vini più interessanti dell’Abruzzo. Ed è anche un bianco che può invecchiare, visto che quello della vendemmia 2009 che abbiamo degustato a Milano, ha fatto una bella figura accanto a quella del 2017. A Loreto Aprutino la tenuta dei D’Onofrio si erge su uno dei colli più belli e più vocati per la produzione di uve da destinare ai vini di qualità. E, anche, con una particolare attenzione per il vitigno Cococciola che Vittorio Festa (figlio del grande Carmine, storico enologo abruzzese descritto da Mario Soldati “piccolo biondo ridente non soltanto vivace ma vitale e gli devo molto”) ne ha fatto altro protagonista dell’enologia abruzzese, come abbiamo constatato nella presentazione dell’azienda, a Milano, presso il ristorante Sadler. Qui, oltre ai vini serviti in abbinamento ad alcuni grandi piatti del sublime maestro Claudio, Francesco D’Onofrio e Vittorio Festa hanno raccontato l’azienda e la cantina Marchesi de’ Cordano – costruita nel 2011 – che rispecchia appieno la scelta di volerla integrata con il territorio, circondata dai vigneti e luogo di accoglienza calda, gioiosa, festosa dove “sentirsi a casa, coccolati da una famiglia numerosa fatta di lavoranti, di tecnici, di amici che ti mettono a proprio agio”, è la filosofia di Francesco.


(Alcuni dei vini degustati)

Filosofia riversata anche nei vini degustati, accompagnati dai piatti di Claudio Sadler.

Aida Trebbiano d’Abruzzo Doc 2017
E’ un vino che si presenta con un bouquet elegante e raffinato e, in bocca, con un ingresso gustativo all’insegna della morbidezza, con un finale leggermente ammandorlato. Alla degustazione milanese è stato servito come aperitivo – scelta azzeccata – con gli ottimi finger food di Sadler. 

Brilla Cococciola Colline Pescaresi Igp 2017
La vivacità di questo vino si percepisce già nel colore, per proseguire con un bouquet elegante, prevalentemente offerto da frutta a polpa gialla, melone, papaia, sostenuto da fragranze di salvia. In bocca dimostra buon corpo ma fresco, con una persistenza floreale e una bella mineralità. Sadler lo ha servito con ravioli di pesce spada farciti di melanzane perlina con bagnetto giallo e zafferano ellenico Krokos Kozanis. Un bianco che regge anche un lungo invecchiamento, visto che quello della vendemmia 2009 degustato con i ravioli di pesce spada, si è mostrato ancora fresco e sapido. 

Diamine Pecorino Colline Pescaresi Igt 2017
Al naso ricorda la frutta esotica e i fiori gialli questo vino bianco paglierino intenso e complesso, di corpo e persistenza senza perdere freschezza, bevibilità e una intensa sapidità e una buona lunghezza. E’ stato abbinato a gnocchi di funghi trombetta con astice, crauti, cumino e salsa allo speck.

Trinità Montepulciano d’Abruzzo riserva Doc 2013
Il primo approccio è con la frutta rossa matura e, poi, con intensi sentori di pepe verde, noce moscata, caffè e liquirizia. In bocca è intrigante e rivela tutta la sua corposità, la giusta tannicità ma anche freschezza e sapidità. Chiude la lunga persistenza con gradevoli ricordi tostati.

Santinumi Montepulciano d’Abruzzo Terre dei Vestini riserva Doc 2012
Vino di colore rosso granato dalla trama fitta che avvolge il naso con profumi di frutti rossi, specie e note balsamiche. In bocca il tannino è di grande forza ma ammorbidito dall’alcol e dalle belle note balsamiche che accompagnano un finale che evoca ricordi di vaniglia. E’ affinato 12 mesi in botti da 50 hl, 12 mesi in barriques e altri 12 mesi in bottiglia. Sicuramente un vino da lungo invecchiamento. Sadler lo ha abbinato ad uno dei suoi grandi piatti: l’evoluzione della costoletta di agnello farcita di tartufo nero e foie gras in crosta di pane e mandorle tostate. Servendo anche il millesimo 2001 di Trinità Montepulciano.

Santità passito rrosso Colline Pescaresi Igt 2011
A base di uve Montepulciano lasciate 18 giorni sulle bucce, seguita da decantazione statica in botte grande . E’ un vino che alla degustazione rivela un profilo olfattivo di eccellente complessità con i frutti rossi maturi che si alternano a spezie e frutta sotto spirito. Al palato rivela note di rosa che accarezzano i fine pasto come il tiramisù al mandarino di Benedetta creato da Claudio Sadler. Con questo dessert è stato proposto anche Trinità Montepulciano 2000.