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La degustazione

Contrade dell’Etna 2017, la prima volta (per alcuni): le aziende di cui sentiremo parlare

07 Aprile 2017
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di Manuela Zanni

Al termine della decima edizione di Contrade dell’ Etna, la kermesse dedicata all’assaggio dell’annata 2016 dei vini etnei, con il palato ancora intriso del sapore “vulcanico” del vino che trova nelle contrade ai piedi di “iddu” le proprie origini, l’Etna si conferma una delle aree geografiche dell’Italia in bottiglia in maggiore fermento.

Tante sono, infatti, le aziende, neonate o con sede anche in altre zone della Sicilia, che hanno deciso di investire in questo territorio unico per il fattore pedoclimatico caratterizzato da un suolo,  unico nel suo genere, foriero di una grande originalità dei vini prodotti. Tra queste  vi è il progetto di Tenuta Bastonaca, azienda che nasce nel cuore del Cerasuolo di Vittoria, del Frappato e del Nero d’Avola e che di recente ha acquisito un ettaro di viti a Nerello Mascalese e Cappuccio di 50 anni, nel comune di Castiglione di Sicilia, a Solicchiata, con l’intento di coltivare i vigneti, in conversione biologica, in una visione di agricoltura naturale e di utilizzare soltanto materie prime naturali e riciclabili, considerando il rispetto dell’ambiente  al primo posto. “L’idea di investire sull’Etna è nata da un affetto che mi lega alla città di Catania – spiega Silvana Raniolo titolare dell’azienda – che, unito alle numerose e pressanti richieste di vini etnei da parte della nostra clientela, ha spinto me e mio marito a fare questo investimento nel cuore dell’Etna”.

Degna di nota è anche l’azienda Tenuta Benedetta, una piccola azienda vitivinicola a conduzione familiare nata grazie all'amore per la Sicilia e per i suoi inconfondibili prodotti. Daniele Noli e la moglie Laura sono i proprietari di questa piccola realtà che porta il nome della figlia Benedetta. La proprietà è costituita da tre vigneti di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, Sangiovese e Carricante. “In queste vigne l’obiettivo principale dell’azienda è la produzione di vini che rispettino il più possibile l'identità di questo territorio eccezionale – spiega Noli – non puntiamo ai grandi numeri, ma alla qualità”.


(Tenuta Benedetta)

Tra le “nuove proposte” più interessanti merita sicuramente menzione la bionda e giovane produttrice Anne-Louise Mikkelsen della Tenuta di Aglaea che ci confessa che “proprio come la dea Aglaea, cui il nome dell’azienda si ispira, era messaggera di Afrodite così i suoi vini vogliono essere messaggeri dell’Etna”. E, a giudicare dalla posizione dei vigneti da cui essi hanno origine e dalla passione che la produttrice investe in questa attività, non abbiamo motivo di non crederle. I vigneti, tutti di Nerello Mascalese allevati ad alberello, si estendono su terrazzamenti sorretti e suddivisi da antichi muri a secco, situati sul versante nord dell’Etna, ad un’altitudine di 700-800 metri sul livello del mare, dove il clima è piuttosto fresco, ma esposto al sole in modo ottimale. 

Promette bene anche l'Azienda Vinicola Di Francesco che nasce negli anni '90 per volontà del titolare Antonino Claudio Di Francesco che oggi, ad 83 anni, si diverte ancora a passare col trattore tra i filari con lo stesso entusiasmo di quando, oltre quarant’anni fa, piantò le barbatelle. Dal 2014 la figlia Concetta e suo marito Fabio, facendo tesoro dei consigli e delle tradizioni, hanno deciso di proiettare questo patrimonio di conoscenza in un progetto di crescita basato sul rispetto del territorio e delle sue peculiarità straordinarie finalizzato a produrre dei vini che parlino della terra da cui provengono e che si facciano apprezzare anche fuori dai confini nazionali. Le vigne situate sul versante Nord dell'Etna, tra Passopisciaro e Randazzo ad una altitudine di 680 metri in contrada Calderara, sono coltivate usando solo metodologie a basso impatto ambientale e prodotti di estrazione naturale ed ecompatibili, dal rame allo zolfo, al caolino. Anche in cantina, posta all’interno di un palazzo medievale nel centro storico di Randazzo, si lavora in maniera conservativa, senza forzature e senza fretta, secondo natura.  

Anche l’azienda Eudes è nata dall'amore per l'Etna e per la propria terra e dalla spinta passionale di Giovanni Messina e della sua compagna Laura. Alla base un sogno tra i rovi e gli antichi muri a secco ormai distrutti, in un terreno che gode delle fantastiche meraviglie e dei numerosi privilegi del suolo etneo. L'azienda si estende su un conetto vulcanico alle pendici dell'Etna, a 750 metri sul livello del mare. Momentaneamente, solo due dei sei ettari sono coltivati a vigneto, con due vitigni autoctoni per la produzione dell'Etna Bianco Doc: Carricante e Catarratto. Ma nuovi lavori sono stati già portati a termine per l'estensione di nuove terrazze su cui impiantare Nerello mascalese e Nerello cappuccio.  L'obiettivo aziendale non è mirato, tuttavia, alla produzione di un numero maggiore di bottiglie bensì alla produzione di un vino di qualità eccelsa. I vini che entreranno a breve in commercio sono due: un bianco 2015, 80% Carricante e 20% Catarratto affinato in acciaio e un secondo bianco 2015, 100% Carricante affinato in barrique. Con l'annata 2016 si punterà invece all'eccellenza del 100% carricante con due linee di affinamento in acciaio e barrique.


(Tenuta di Aglaea)

Ultima, ma non per importanza, l’azienda Monterosso il cui nome deriva dalla caratteristica colorazione rossastra del terreno della zona. Si tratta di un cono vulcanico formatosi nel corso di una delle più imponenti ed estese eruzioni dell’Etna, quella del 15 luglio 1329. Oggi, sui fianchi ed all’interno di questo cratere spento, sorgono gli antichi vigneti centenari a piede franco coltivati, come da migliore tradizione etnea, ad alberello con il classico palo in castagno. L’esposizione a Sud-Est rende quest’area particolarmente soleggiata e i tipici terrazzamenti in pietra lavica aiutano a sfruttare al meglio il particolare microclima. La brezza marina dovuta alla vicinanza della costa, la notevole piovosità, l’altitudine ed il terreno vulcanico contribuiscono a dare origine a vini dal carattere decisamente unico ed intenso. L’unicità di Monterosso è strettamente legata alla matrice vulcanica del suolo il cui colore rossastro è dovuto all’alta concentrazione di elementi ferrosi, che conferiscono al vino una particolare sapidità e mineralità. Oggi Monterosso è ritornato alla vita grazie all’idea di tre amici uniti dall’amore per la propria terra Aurelio Marconi, Giovanni Ferlito e Gianluca Strano ispirati dal ritorno alle tradizioni, dal rispetto della natura e dalla innovazione creativa. La riscoperta del legame spirituale ancestrale che da sempre unisce l'uomo alla terra ha permesso il recupero delle viti sull’antico cono vulcanico e grazie all' ausilio di metodi di agricoltura biologica si creano vini di esprimere pienamente il terroir di un cratere unico nel suo genere.