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La degustazione

Ecco perché il Verdicchio è uno dei bianchi più buoni d’Italia: la degustazione con sei etichette

15 Maggio 2021

di Francesca Landolina

Che sia una certezza ormai non abbiamo alcun dubbio: il Verdicchio dei Castelli di Jesi è uno dei vini bianchi più buoni d’Italia.

Lo ha dimostrato nel tempo e lo dimostrano anche le sei etichette con le quali è nuovamente entrato in scena durante uno dei più recenti tasting digitali organizzati dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) dallo Studio Marche di Palazzo Baleani di Jesi (di altre etichette degustate precedentemente ne abbiamo parlato qui>). Sei le aziende che questa volta hanno presentato una loro etichetta: azienda Socci, azienda Santa Barbara, Villa Bucci, azienda Lucchetti, Marotti Campi e Moncaro. La degustazione ha testimoniato non solo il livello qualitativo medio alto, ma soprattutto l’evoluzione coerente del Verdicchio negli anni, grazie al fare dei produttori e delle nuove generazioni che oggi, tornate alla terra, portano avanti la territorialità marchigiana, con una maggiore consapevolezza. Il percorso di crescita, costante e coerente, viene fuori dalle parole degli stessi produttori e dallo stupore di uno di loro, che di certo è stato una figura chiave nella valorizzazione del Verdicchio: Ampelio Bucci, a cui la stampa di settore ha attribuito l’appellativo di Re del Verdicchio. Perché? Erano i primi anni ’80 e Bucci tracciava un nuovo percorso da seguire. C’era strada da fare e suole di scarpe da consumare per far conoscere quel vino, che non tardò ad attirare l’attenzione dei più esperti degustatori, entrando a pieno titolo nelle più prestigiose guide e nei ristoranti più importanti del mondo. Adesso, quei semi gettati anni fa hanno dato i loro frutti, e se lo stile dei produttori differisce, la qualità diventa una costante. Ma più di ogni cosa giovano la determinazione, l’impegno e la credibilità di chi ha scelto di consegnare ai consumatori un prodotto territoriale, non artefatto, tipico, che ben esprime le potenzialità del vitigno, capace anche di resistere al tempo.

Prima di parlarvi dei vini degustati, facciamo un focus sul Verdicchio. La zona di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi si trova all’interno di un anfiteatro naturale, che dalle colline prospicenti il mare giunge fino al pre-Appennino, solcato dal fiume Esino e delimitato da ventiquattro “Castelli”, piccoli borghi cintati e fortificati che circoscrivono la zona Classica in cui vitigno si è diffuso in origine. Un crescendo di colli, che dai versanti affacciati sull’Adriatico si spinge ai 550 metri circa di Cupramontana e Apiro, accarezzati dalle brezze marine che agevolano un clima temperato, con estati piuttosto calde e buone escursioni termiche nei versanti più elevati. Il vitigno affonda le radici sui suoli a forte componente marnoso-argillosa e substrati di calcare delle alture di Apiro, Cupramontana, Staffolo, per poi degradare verso terre di medio impasto con presenza di argilla e arenaria, sino ai declivi più caldi e sabbiosi prossimi alla costa. ll nome Verdicchio deriva dal colore dell’acino, che mantiene evidenti sfumature di verde anche a piena maturazione. Doc dal 1968, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è conosciuto per la sua inconfondibile personalità e per la sua sorprendente versatilità, in grado di ottenere ottimi risultati in tutte le tipologie, compresi gli spumanti Metodo Classico e i vini passiti. Nel 2010 arriva la Docg “Castelli di Jesi Verdicchio Riserva”, che esprime il grande potenziale di uno dei più grandi vini bianchi italiani.

Da anni è miglior vino bianco fermo d’Italia secondo le principali guide enologiche del Paese, con 225 etichette ai massimi punteggi tra 2014 e 2017. Una svolta qualitativa inizialmente intrapresa da pochi e oggi perseguita da molti, come rilevato nel 2018 da un reportage del Wall Street Journal, o come rilevato ad esempio dai Decanter World Wine Awards del 2020, che hanno posto rispettivamente 17 Verdicchio con punteggi dai 90/100. Inoltre, sempre nel 2020, 34 etichette di Verdicchio hanno ricevuto almeno un riconoscimento dalle principali guide enologiche italiane.

Risultati che arrivano dopo oltre 15 anni di lavoro verso la “qualità totale” e una forte unione d’intenti tra grandi e piccole aziende. “Solo per il Verdicchio dei Castelli di Jesi negli ultimi dieci anni è stata contingentata la produzione, triplicata la superficie media di ettari vitati per azienda, rinnovato oltre 1/4 del vigneto e l’imbottigliamento fuori zona è calato del 75% – ha detto Alberto Mazzoni, direttore dell’Imt –. Si è scelto di scommettere sulle peculiarità del vitigno – andando oltre l’immagine del vino beverino che lo aveva reso famoso – e di valorizzare tutti i suoi punti di forza, a partire dalla grande personalità, per produrre un vino unico e inimitabile tra i grandi bianchi italiani: un ‘rosso vestito di bianco’, di grande struttura e mineralità, con una forte capacità di invecchiamento ma allo stesso tempo versatile, con le sue infinite varianti, dalle bollicine al passito”. Scelte queste, che stanno pagando sul piano dell’affermazione qualitativa del prodotto e che non possono prescindere, secondo Imt, da un impegno anche sul fronte del valore, sull’aspetto commerciale e di marketing, in Italia come all’estero. Con l’anno 2021 i produttori stanno pensando di adeguare il disciplinare di produzione alle nuove esigenze di mercato. Ecco i vini degustati

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Verde Ca’ Ruptae 2020 Moncaro
Terre Cortesi Moncaro è una società cooperativa agricola formata da 30 cantine con 1.200 ettari di vigneti totali nel territorio di Montecarotto in provincia di Ancona. Il vino degustato nasce da tre vigneti posti a 600 metri di altitudine dal livello del mare, nei comuni di Montecarotto, Serra de’ Conti e Castelplanio. La fermentazione avviene in acciaio dopo macerazione a freddo e l’invecchiamento sulle fecce fini. Di colore giallo paglierino dai riflessi verdolini, al naso emergono profumi floreali e fruttati, note di ginestra, tiglio, pesca, pompelmo. Equilibrato, corposo e piacevole da bere. Un vino immediato, beverino. Potrebbe esprimersi meglio con qualche anno in più di tempo alle spalle.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Bucci Classico 2019 Villa Bucci
Quella del produttore Ampelio Bucci, figura chiave per la rivalutazione del Verdicchio, è una famiglia di agricoltori da 200 anni. Ma è negli anni ‘70 anni che inizia a piantare 7 piccole vigne per scegliere i terreni migliori, calcarei o argillosi, con argille per trattenere umidità. Il primo Verdicchio dell’azienda nasce nel 1982 e il primo Verdicchio “Riserva” nel 1983, anche se a quel tempo non poteva essere etichettato come Riserva. Con Ampelio Bucci le aspettative non sono mai disattese. Ed è così anche con questo vino, che nasce nelle vigne a Serra De’ Conti e a Montecarotto ad altitudini che vanno dai 240 ai 320 metri sul livello del mare. Al calice il vino si presenta con un colore giallo paglierino intenso. Al naso rivela un bouquet fruttato e floreale, con note di mela golden, fiori di acacia, biancospino ed un richiamo di frutta secca. In bocca il sorso è fresco e sapido, di buon corpo e grande finezza. Piacevole il finale lungo e ammandorlato.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Volo d’Autunno 2019 Marotti Campi
La Marotti Campi nasce da una fattoria di famiglia di metà ‘800. Da generazioni è stata tramandata la coltivazione della vite e nel 1999 è stata costruita la moderna cantina per vinificare le uve da 70 ettari di vigneto (56 di proprietà e il resto in affitto). Due i vitigni più coltivati, il Verdicchio e il Lacrima. A raccontare Volo d’Autuno è il produttore Lorenzo Marotti Campi che spiega come questo vino rappresenti la voglia di giocare col vitigno, andando oltre il solito. Il bianco è dunque una deviazione giocosa del Verdicchio, vinificato sulle bucce, è in buona sostanza un macerato. Si presenta al calice con un colore giallo dorato, al naso emergono profumi di frutta a polpa gialla e mela cotogna, miele d’acacia, note di resina. Al palato è succoso, appena tannico, pieno al sorso, sapido.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Vigna Vittoria 2018 Lucchetti
L’azienda, a Morro d’Alba, è una famiglia di vignaioli. Attualmente le sue redini sono affidate alla terza generazione Paolo e Loretta. Oggi l’azienda conta 30 ettari coltivati solamente a vitigni indigeni: Lacrima e Verdicchio. Il vino in degustazione matura in cemento 12 mesi a cui seguono sei mesi di affinamento. Al naso presenta un bouquet di frutta a polpa gialla, pesca, albicocca, miele d’acacia mescolato a note di pietra focaia. Il sorso è snello, sapido e molto persistente.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Bianca 2018 Socci
L’azienda è una piccola realtà nel cuore delle Marche a Castelplanio, con soli 3 ettari vitati. Un unico vitigno coltivato: il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Un vigneto di oltre quarant’anni adagiato sulla collina di monte Deserto, a 350 metri sul livello del mare. E sei tipologie di Verdicchio in quantità limitate. Bianca è un Verdicchio speciale: il primo realizzato con Vinoxygen, un processo di vinificazione brevettato, una novità della piccola cantina raccontata da Marika Socci. Al naso è intenso con note fruttate di frutta a polpa gialla matura, albicocca, miele d’acacia. Al sorso è succoso, pieno, di buon corpo. Si esprime con precisione e mantiene freschezza nonostante l’elevata gradazione alcolica di quasi 15 gradi.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Stefano Antonucci 2018 Santa Barbara
L’azienda di trova a Barbara in provincia di Ancona ed è stata fondata da Stefano Antonucci, un banchiere arrivato al vino nel 1994 per inseguire un sogno, spinto dall’amore per la sua terra, trasmessogli dalla famiglia. Con una non celata propensione all’azzardo, la filosofia del produttore è quella di rilanciare grandi vitigni autoctoni come il Verdicchio Castelli di Jesi ed il Montepulciano e creare vini dal gusto “internazionale” che abbiano originalità e spiccata personalità. Il vino effettua una fermentazione in acciaio per 4 settimane, matura in barrique per 12 mesi e segue un affinamento in bottiglia per 6 mesi. Il bianco è originale, al naso profumi floreali, di fiori di campo estivi, camomilla, con note agrumate di cedro e sentori di frutta secca. Il sorso è fresco, salino, con buona persistenza e un finale lungo.