Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

L’Etna è (anche) rosa: nel calice le produzioni del vulcano con uno stile unico

04 Aprile 2022
WhatsApp_Image_2022-04-02_at_153222 WhatsApp_Image_2022-04-02_at_153222

di Marcella Ruggeri

Capire se c’è uno “stile Etna” è intrigante a partire dall’inizio della manifestazione che tutti gli esperti del vino attendevano dopo due anni di stop forzato: la XIII Edizione di “Contrade dell’Etna” a Castiglione di Sicilia al Picciolo Gold Resort.

Questa è entrata nel vivo con la masterclass sui rosati, dopo la cerimonia di inaugurazione dedicata ad Andrea Franchetti e dopo il bel focus di Attilio Scienza che ha impreziosito questa ripartenza con i suoi tasselli su “L’Etna, il vino: un grande mosaico” (leggi questo articolo). A sciorinare la sua competenza e passione per il patrimonio vinicolo dell’Etna è il giornalista di “Cronache di gusto” Federico Latteri per tutte e quattro le masterclass della giornata. In degustazione in tutto 50 vini di 50 aziende. Ad essere evidente in prima battuta, nulla di intensamente colorato quindi scarico: dal buccia di cipolla al cipria.

(ph Flavio Leone, Sisilab)

Il primo assaggio spetta all’Etna Gambino annata 2021 versante Nord estremità orientale vinificato in acciaio. Pensiamo all’Abruzzo: si determina un carattere. Ma cos’è il vino dell’Etna? Il risultato di tre fattori: il vulcano quindi eterogeneità dei suoli, composizione di sedimenti, vigne autoctoni cioè Nerello Mascalese e Carricante. Ci si sposta verso il Nerello Mascalese e Carricante per i bianchi. Il Gambino si rivela fruttato – agrumato con un cenno floreale. Il sorso ci fa vedere freschezza, energia, molto mineralità, progressione, sapidita, con macerazione breve. Non c’è alcun rischio di reali vini colorati. In questa verticale al secondo sorso è la volta dell’Etna rosato Scalumera Torremora 2020 che è stato premiato in moltissimi concorsi e si produce a 700 metri sul livello del mare. Qui si sente molto di più il frutto, più morbidezza e rotondità. I rosati sono fatto per berli subito grazie alla loro acidità sono assolutamente perfetti. Quali sono le finestre per consumarli? Sono vini che dopo qualche possono acquistare preziosità. Ci trasferiamo a Passopisciaro a contrada Santo Spirito con il vigneto di Tenute Bosco a 650 e arriva 800: si tratta dell’Etna Rosato Piano dei Daini da cui le uve provengono dai vigneto ad alberello di Vigna Vico. Si scelgono queste alla base del vigneto. Ogni produttore fa attenzione e cura il percorso che porta a questo vino che dipende da terrazzamento a terrazzamento. Risultato di Tenute Bosco è in linea con gli altri e conferisce tensione gustaviva piacevole

(ph Flavio Leone, Sisilab)

Etna rosato Contrada Volpare azienda Maugeri Versante est che guarda sullo Jonio ovvero il comune di Milo a 700 metri sul mare, zona più piovosa della Sicilia, zona molto fredda. Qui si fa un bianco superiore. Vino rosso ha difficoltà ad andare a maturazione. Fondamentale il passaggio in legno di circa due mesi. Questo vino ricalca i bianchi: è sferzante ma di buona consistenza, morbidezza che non guasta. Versante sud ovest comune di Licodia lato opposta Travaglianti. L’altitudine cresce e si arriva ad oltre 800 metri. Vino premiatissimo come “Sud of Wine” con giurati che vengono da Paesi diversi con esigenze diverse. Aromi messi a fuoco, sapidita più pronunciata che fa distinguere per l’allungo. Molto fresco. Con il numero 6, si passa ad Etna Rosato Ariel 2020 e ci troviamo all’inizio di Randazzo. Colore più deciso, ricalca le caratteristiche del Nerello Mascalese, colore più sull’aranciato che ramato. Gran bella acidità, ha rotondità, consistenza e sapidità, chiave di completezza e da abbinare bene.

(ph Flavio Leone, Sisilab)

I rosati hanno stili profondamente diversi ma facile bevilità in qualunque momento della giornata. Qualche mese in legno piccolo “Il rosato del 2020” azienda Conte Uvaggio si realizza sotto la strada di Solicchiaro, a 600 metri sul livello del mare. Colore scarico. Strutturato con quasi un pizzico di tannino. Con il numero 8 siamo a Mascali per Etna Rosato Classe 39 2020 La Contea, scaturito da una zona più fredda e più piovosa ma rispetto al territorio di Milo i vigneti sono localizzati a 600 metri sul livello del mare. Acciaio vinificazione e affinamento. Più rotondo e poi morbido. A cambiare i range di struttura, in linea con tutto gli altri. Torniamo sul versante nord di Randazzo Etna Rosato Amuri di Fimmina e Amuri di Matri cintarda Feudo Santa Anastasia 600-620 metri sul livello del mare quadro aromatico di frutta rossa e una punta di agrume. Etna rosato 2020 Feudo Vagliasinidi breve passaggio in barrique guadagna molto in termini di intensità. Non ha quella facilità di abbinamento degli altri. Qui c’è del Nerello Cappuccio, il 10%. Il numero 11 di questa masterclass ci porta a Contrada Santo Spirito Passopisciaro. Etna rosato Mofete Palmento Costanzo 2019. Bellissima freschezza molto pronunciata non cede in questi termini. Un ridato che può andare avanti nel tempo. Abbiamo tutto integro. Frutta e floreale. Annata 2021 Nicolosi località Monterossi: qui abbiamo poche etichette in queste stremità occidentale versante sud est. Aita Tenute Feudo Randazzese. Colore che dice tutto, con macerazione che estrae di più. Fatto a 800 metri. È un territorio che geograficamente dona freschezza, più struttura, profilo deciso, residuo zuccherino più intenso. C’è un indirizzo del Consorzio sul colore? L’opinione condivisa è di fare un rosato scarico che non vada troppo in la equilibrio tra carica aromatica e colore.