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La degustazione

Nella Marca Trevigiana non si produce solo Prosecco: Ca di Rajo tra Raboso e Marzemina

21 Aprile 2021
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di Marco Sciarrini

Nell’immaginario collettivo quando si comincia a parlare del territorio della Marca Trevigiana c’è una sola immagine che appare all’orizzonte: il Prosecco.

Ci sono però zziende che, oltre a produrre quella che potremmo definire la locomotiva dell’export del vino italiano nel mondo, si occupa anche di rivalutare quel patrimonio viticolo di uve altrettanto autoctone, poco conosciute alle folle, ma che rappresentano la tradizione di queste terre. L’Azienda di cui parleremo oggi è quella di Ca Di Rajo a San Polo di Piave in provincia di Treviso. La storia della Cantina, che ora è gestita da Simone Cecchetto, con i fratelli Alessio e Fabio, inizia nel 1951 con il nonno Bortolo, per poi passare nelle mani del padre Marino e della madre Sandra De Giusti che, da allora e fino ad una decina di fa, erano solo produttori e conferitori di uva, fino a che si decise di essere protagonisti in prima persona, creando nel 2005 il brand Ca’di Rajo. L’azienda che produce i grandi vitigni di questo areale ha deciso di recuperare tra gli altri anche alcuni antichi vitigni autoctoni come il Raboso, il Manzoni bianco e rosa e Marzemina.

(L’azienda)

Nei suoi terreni è insita anche la storia del territorio con la Chiesetta del Carmine con adiacente Casa Convento e la Torre di Rai simboli di grande interesse storico ed artistico. Queste strutture sono parte integrante dell’azienda Ca’ di Rajo e sono sempre visitabili con percorsi guidati. Il recupero di vitigni non è l’unica attenzione che l’azienda ha nei confronti della biodiversità. Ci sono anche i vigneti storici coltivati a Bellussera, un sistema di coltivazione della vite detto anche a raggi, un antico sistema diffuso principalmente in Veneto e messo a punto dai fratelli Bellussi di Tezze di Piave (Treviso) alla fine dell’800, per combattere il flagello della peronospora. La Bellussera prevede un sesto di impianto ampio dove pali in legno di circa 4 metri di altezza sono collegati tra di loro da fili di ferro disposti a raggi. Ogni palo sostiene 4 viti, alzate circa 2,50 metri da terra, e da ciascuna di esse si formano dei cordoni permanenti che vengono fatti sviluppare inclinati verso l’alto e in diagonale rispetto all’interfilare, formando una raggiera.

(Bellusere centenarie)

Questo sistema di allevamento all’epoca permise di combattere la peronospora e di sfruttare al massimo le risorse della terra, in quanto i contadini mezzadri avevano la possibilità di incrementare la produzione dei terreni condotti anche al di sotto dei filari, molto spaziosi fra loro, procedendo alla coltivazione di ortaggi e cereali. Questo grande “mondo di sotto” aveva, ed ha, anche un’azione di salubrità per le uve trovando un canale di passaggio di aria che aiuta la circolazione in un territorio dove le nebbie e l’umidità la fanno da padrone.

(I vini degustati)

Le etichette di vitigni autoctoni che abbiamo degustato sono state:

Manzoni Rosa Vino Spumante Rosato extra dry millesimato 2020
100% Incrocio Manzoni. Vigneti in Rai di San Polo di Piave, su suolo argilloso, sabbioso a tratti anche ghiaioso, esposizione Sud-Nord, allevamento a Bellussi. Pressatura soffice e charmat lungo, no fermentazione malolattica. Colore rosa tenue, perlage fine e persistente, al naso delicato, con note fini di frutti di bosco, agrumi, rosa passita e albicocca matura, al palato bella struttura con bilanciamento tra acidità e zucchero, nota sapida con finale lungo su sentori di frutti di bosco. 30.000 bottiglie di produzione.

Marzemina Bianca Vino Spumante Millesimato Brut 2019
Nella campagna Veneta veniva chiamata “champagna” per la sua freschezza e acidità. 100% Marzemina Bianca. Vigneti in Rai di San Polo di Piave, su suolo argilloso, esposizione Sud-Ovest, allevamento a Bellussi con piante di 40 anni di età. Fermentazione unica, partendo direttamente da mosto, che consente di ridurre l’ossidazione nel tempo e i solfiti aggiunti. Un brut con 6 grammi di residuo zuccherino. Pressatura soffice e charmat lungo, no malolattica. E’ l’unica realtà a spumantizzare Marzemina Bianca, interpretando la sua naturale vocazione e vivacità del vitigno. Colore giallo paglierino, al naso sfumature floreali di biancospino, glicine, pesca gialla, pompelmo e cedro. Il palato il sorso è pieno, ottimo bilanciamento tra freschezza e sapidità con un finale persistente sulle note olfattive.

Sangue del Diavolo Raboso del Piave Doc 2016, Linea Cru
Raboso Piave in Purezza. Prodotto a Rai di San Polo di Piave, su suolo argilloso, sabbioso a tratti anche ghiaioso, con esposizione a Sud-Nord, con allevamento Sylvoz doppio capovolto e Bellussi. Il 90% delle uve viene surmaturato in pianta, il 10% viene appassito in fruttaio per 40 giorni, macerazione di 20/25 giorni su tini di legno da 35 ettolitri, a 24-26° C per favorire l’estrazione della sostanza colorante contenuta nella buccia degli acini. Affinamento di 24 mesi in botti di legno da 12 ettolitri per le uve surmaturate in pianta, 12 mesi in barrique per uve passite in fruttaio, segue 6 mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Produzione 10-12.000 bottiglie. Colore rosso rubino intenso, al naso complesso con note fruttate di ciliegie, marasca, amarena, e sentori di cannella, cuoio, tabacco, viola, al palato struttura di rilievo dove tannini e sapidità vengono bilanciati da una gradevole acidità, che rendono lungo e persistente, finale con una piacevole corrispondenza gusto olfattiva.