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La degustazione

Petrolo, svolta sostenibile: a Milano la degustazione dei vini “top” e di quelli in anfora

01 Ottobre 2018
Rocco_Sanjust Rocco_Sanjust


(Rocco Sanjust)

di Michele Pizzillo, Milano

Luca e Maria Sanjust di Teulada sono romani, arrivati in Valdarno sulla scia dell’innamoramento del nonno Gastone Bazzocchi per queste terre dell’aretino.

Fu lui nel 1947 ad acquistare la fattoria Petrolo – 31 ettari di vigna e 19 di oliveto – ubicata nella frazione Mercatale Valdarno del comune di Bucine, dove ha sempre prodotto ottimi vini dalla trasformazione prevalentemente di uve Sangiovese e Merlot e una piccola parte di Cabernet Sauvignon. D’altronde la filosofia prima di Bazzocchi, poi dei Sanjust è quella di puntare tutto sulla ricerca della qualità, con un grande lavoro sia in vigna, sia in cantina per permettere al vino di esprimere il meglio delle uve d’origine e, contestualmente, essere anche ambasciatore del territorio da cui proviene il vino. Da qualche anno a questa parte Luca, adesso aiutato anche dal figlio Rocco, a Petrolo ha cominciato a vinificare pure in anfora, quelle di terracotta prodotte ad Impruneta, da 500 e 800 litri che, però, “non abbiamo voluto interrare”, ha detto Rocco Sanjust nel nostro incontro durante la degustazione organizzata a Milano nel ristorante Vun del Park Hyatt hotel, guidata dal super campione dei sommelier Luca Gardini, arricchita da finger preparati dal bistellato Andrea Aprea.

Tra qualche battuta colorita com’è nel suo stile e racconto accattivante dei vini firmati Petrolo, Gardini ha accompagnato i fortunati degustatori invitati a questo appuntamento, in un viaggio fra cinque ottimi vini certificati biologici dopo che i Sanjust hanno abbandonato l’agricoltura tradizionale a favore di pratiche naturali e sostenibili, con all’apice della piramide, il Galatrone (è il nome del feudo) che la denominazione esatta è Valdarno di Sopra Merlot Vigna Galatrona rosso doc 2016. Questo vino rappresenta all’incirca il 30% della produzione di Petrolo, che adesso si avvicina alle 100.000 bottiglie di cui 70.000 varcano i confini nazionali, con destinazione Stati Uniti, Canada, Asia e Nord Europa.  Per la degustazione milanese, i Sanjust e Gardini, che con la sua verve già prima di portare il calice al naso o in bocca, fa pregustare tutte le sensazioni dei vini in degustazione, hanno scelto i vini della vendemmia 2016, che a Petrolo è considerata tra le migliori annate di sempre perché le condizioni atmosferiche hanno permesso una crescita equilibrata e una perfetta maturazione delle uve in condizioni sanitarie ottimali.

Ecco i vini degustati
Torrione 2016 doc Val d’Arno di Sopra Pietraviva rosso

Vino voluto nel 1988 dalla madre di Luca, Lucia Bazzocchi Sanjust, per la sua voglia di ricerca estrema della qualità. E, infatti, con l’assemblaggio delle uve di tutti i vigneti di Petrolo (80% di Sangiovese, 15% di Merlot e 5% di Cabernet Sauvignon), ha rappresentato il punto di svolta della produzione aziendale. Maturato per circa 15 mesi in botti da 40 ettolitri e barrique di rovere francese e in parte in vasche di cemento, alla degustazione al colore rubino granato molto inteso, aggiunge i sentori di piccoli frutti rossi, note di petali di rosa, felce, iris ed eucalipto. Vino molto equilibrato, in bocca ripropone tutte le sue componenti olfattive più un sapore salino deciso, ancora tannico, ma non aggressivo e, comunque, ingentilito da una persistenza finale dove prevalgono i sentori di marasca e di mandorle. Di questa vendemmia sono state prodotte 50.000 bottiglie
 
Galatrona 2016 doc Val d’Arno di Sopra

Merlot della vigna Galatrona vinificato in purezza che dopo la fermentazione malolattica spontanea in legno, matura in barrique di rovere francese per un terzo nuove, per 18 mesi. Che, a quanto pare, è il tempo sufficiente perché il Galatrona diventi un grande vino che all’olfatto evidenzia sentori tostati e di torrefazione ma anche confettura di mirtilli, radice di liquirizia e richiami floreali. In bocca è saporito, morbido, fresco oltre che ben strutturato con una trama
tannica serrata che per certi versi fa anche da collante di tutti i profumi che esprime il Merlot coltivato a Petrolo. C’è solo da aggiungere che è un grande Merlot. Prodotto per la prima volta nel 1994, con questa vendemmia la produzione è arrivata a 30.000 bottiglie.
 
Bòggina C (classico) doc Val d’Arno di Sopra Sangiovese 2016

La vigna Bòggina risale al 1952, piantata da Gastone Bazzocchi cinque anni dopo l’acquisto di Petrolo. Ancora oggi, secondo Rocco Sanjust, questa vigna di 5,50 ettari è il miglior vigneto di Sangiovese che abbiamo a Petrolo per le condizioni pedoclimatiche estremamente favorevoli. E, infatti, sia all’olfatto sia al gusto, le peculiarità del Sangiovese ci sono tutte, aprendo con aromi di frutta rossa matura ma, anche, sentori di zenzero, cioccolato fondente, mente, cuoio, tabacco. Oltre che un tannino che gioca con la freschezza del vino, facendo presagire un ottimo potenziale di invecchiamento. Il vino matura 16-18 mesi in botti da 40 ettolitri e tonneaux di rovere francese. Prodotto la prima volta nel 2006, con questa vendemmia si è arrivati a 11.000 bottiglie.
 
Bòggina A (Anfora) doc Val d’Arno di Sopra Sangiovese 2016

Sangiovese in purezza con il vino che, nelle anfore, rimane a contatto con le bucce per 6 mesi più altri sei mesi di affinamento, sempre in anfora, per altri sei mesi. Anche perché l’anfora permette una microssigenazione analoga alle barriques impedendo però eccessi di riduzione. Il prolungato contatto del vino sulle bucce permette di evitare aggiunte di solfiti. Poi si aggiunge una vendemmia strepitosa e questo Sangiovese vinificato in anfora diventa un’altra gemma della produzione firmata Petrolo. La produzione 2016 è stata di 3.000 bottiglie.
 
Bòggina B igt Toscana Trebbiano 2016

Solo 1.000 bottiglie di questo Trebbiano tenuto “sur lies” per oltre 2 anni in barrique e tonneaux francesi selezionati appositamente per Petrolo da Lucien le Moin, grande produttore di Borgogna, che dice Rocco ci ha ispirato, guidato e dato preziosi suggerimenti durante le varie fasi di lavorazione sia in vigna sia in cantina. E, così, un vitigno troppo spesso sottovalutato, produce un vino che al naso rivela i toni del pompelmo rosa e della mandorla fresca. A queste sensazioni, in bocca si aggiungono anche sfumature di erbe selvatiche aromatiche appena colte che unitamente alla freschezza e all’acidità che lo caratterizza, ne fanno un bianco veramente spettacolare.