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La degustazione

Sicilia en Primeur, la mia top ten

29 Aprile 2013
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di Andrea Gori

La Sicilia del vino comincia a deliberare il suo futuro e a volte pare anche fin troppo veloce ad estrarre dal cilindro i vini giusti al momento giusto.

Ma di certo quanto assaggiato durante Sicilia En Primeur 2013 non può lasciare indifferente. Se anche proviamo a dimenticare paesaggi, suggestioni e tutto quanto 5 giorni in Sicilia ti possono lasciare dentro, ci sono almeno 10 vini che non scorderemo facilmente nei prossimi giorni.

Arianna Occhipinti Grotte Alte 2008: difficile non iniziare a parlare di Sicilia se non da lei, il piccolo grande fenomeno che ogni regione italiana vorrebbe annoverare tra i suoi produttori. L'avevamo lasciata un anno fa, prima della famosa festa di compleanno descritta nel suo libro, in una fase di attesa e di riflessione che si è come sciolta (in positivo) nei tanti progetti dallo scorso anno ad oggi. La nuova cantina dove nasceranno tutti i suoi vini a partire dalla vendemmia 2013, i nuovi vigneti da gestire, i progetti sul territorio, le tentazioni etnee (per ora rimandate). Ma soprattutto è stato l'anno in cui è divenuto pronto per l'uscita sul mercato il Grotte Alte, il suo Cerasuolo di Vittoria, di certo il vino più compiuto e significativo della prima parte della sua carriera. Un vino che ha tutto quello che un vino di Arianna deve avere, frutta di bosco, viola, amarene fresche e tanto mediterraneo con mirto, alloro e senape, una bocca sanguigna appena rugosa e un finale profondo che danza tra dolcezza e sapidità.  

Dicevamo, la Sicilia è grande ed è anche la zona di grandi produttori e investitori forestieri come Feudi del Pisciotto che presentano una gamma valida anche se in stile retrò. Per fortuna che arriva a sorpresa un Pinot Nero tra i migliori mai prodotti sull'Isola. L'Eterno 2011 si presenta elegante e dolce, con i classici ma pulitissimi lampone e ribes rosso, una bocca che conquista e dona una dimensione particolare a questa varietà spesso bistrattata dalle latitudini meridionali. Fuori prezzo come tanti Pinot Nero italiani, ma se vi capita di assaggiarlo non ve lo fate scappare.

Sospesa tra Palermo e Noto, Baglio di Pianetto ha presentato una linea Y (young) molto azzeccata nella quale scegliamo il Catarratto, il vitigno simbolo del passato siciliano (20 anni fa era quasi il 50% del vitigno dell'Isola) che convince con le sue note di agrumi e jogurt, frizzanti refoli di salvia e pesca e una bocca polputa e persistente. Se siete in vena di smancerie, il dolce Ra'is 2010 ha un mix irresistibile di ginepro e salvia e limone vanigliato, che saprà stupirvi. 

Tra gli ingressi più importanti per Assovini, e una delle linee di livello più assoluto, i vini di De Bartoli con Renato che ha presentato dei Marsala straordinari, il nuovo corso autoctono del Rosso di Marco, un Ventennale Vecchio Samperi incredibile ma che ci piace rammentare per il suo Grappoli del Grillo 2011, un concentrato di menta, timo, zagara e tanto sale che si completano con una bocca ricca e freschissima che finisce pepata, un connubio ideale per ogni cous cous di mare che si rispetti e un modello per i tanti (troppi?) Grillo in assaggio quest'anno. Pure il Sole e Vento presentato En Primeur 2012 è da annoverarsi tra i coup de coer della manifestazione però…

Sempre in tema pantesco due vini di Abraxas che colpiscono per motivi opposti. Tanto è speziato e balsamico il bianco Abraxas Kuddia del Gallo Zibibbo Viogner  tanto è cupo profondo ma armonioso e profondo il rosso Kuddia di Zè  con gli archetipi mediterranei syrah grenache e carignano, un 2008 che lascia grandi ricordi. 

Raramente ricordavamo dei vini in anfora azzeccati come quelli di Giusto Occhipinti versione 2011, il Pithos Bianco Grecanico è un vino ancestrale e dolce, con note di miele di acacia e zenzero, la bocca secchissima e diretta e un sontuoso finale sapido e floreale. A colpire però soprattutto una freschezza e una beva sconosciute alle versioni degli anni precedenti. Dalla cantina ci dicono merito di una più prolungata sosta sulle bucce ma anche alcuni cambiamenti in merito al modo di gestire l'anforaia. Se non vi è mai piaciuto (come a me) forse è il caso di dargli un'altra chance. E già che ci siete, prenotate pure un po' di Frappato 2012

Forse la gamma più completa, precisa e pulita della manifestazione quella di Tasca d'Almerita che pure non ha portato alcuni dei suo mostri sacri. Ciò non toglie che la super anteprima (potremo berlo solo nel 2015) del Rosso del Conte 2012 ci ha mostrato un Perricone e Nero d'Avola rubicondi e fruttati come pochi altri, una esplosione di sapore impressionante e soprattutto una materia tannica stupefacente. Curioso anche il nuovo Didyme, malvasia secca da Capofaro, un vino che ha già fatto sfracelli in termine di vendite e non solo per la voglia di assaggiarlo in questa versione. 

Da Feudo Principi di Butera oltre un Deliella 2011 in stato di grazia, ci piace segnalare un Inzolia che a differenza di quasi tutti gli Inzolia presenti non termini amarognolo ma rilancia con note balsamiche e frutta quasi rossa oltre il classico agrumato. Si vocifera che se ne voglia fare un cru importante, le premesse per farne un grande vino ci sono tutte. 

In casa Planeta, che ha portato a termine il progetto delle 4 cantine tematiche attorno all'isola, ottimo il grado di maturità e complessità raggiunto con il Nero d'Avola di Noto. En primeur 2012 abbiamo assaggiato un Santa Cecilia squillante di fragolina e lampone, dissetante e salino che invoglia  a bere e inventarsi nuovi abbinamenti con pesce e pietanze più leggere in stile quasi pinot nero .

Sempre da Noto  si sono distinti per pulizia e profondità i Nero d'Avola di Feudo Maccari come il Saia con aromi di oliva tostata, timo, menta e lampone in confettura ma soprattutto un equilibrio in bocca che mostrano come Moretti abbia azzeccato davvero il suo investimento in questa zona dell'isola.

Sull'Etna finalmente abbiamo assaggiato il bianco di Girolamo Russo, un Nerina 2012  sinuoso di mirabelle e pesca, bocca soffice e ruffiana e un finale che mostra tutto il suo grande estratto senza pagarlo in termini di piacevolezza. Notevoli anche bianco e rosso di Cottanera (soprattutto l'Etna Rosso 2010 piccante  e aromatico) e il Quota Mille 2010 di Graci, un vino che dimostra oltre ogni dubbio che questo benedetto limite della DOC a 800 mt di altitudine debba essere cambiato al più presto per  permettere a tante espressioni di Etna di venire alla luce. Possiamo parlare poi finalmente di “big” dell'Etna anche per Pietradolce Archineri che ha sfoderato una versione 2012 dell'Etna Bianco ficcante e indimenticabile.

Chiudiamo in bellezza con l'ennesiamo dimostrazione di classe potenza e suggestione del Palari Faro DOC 2010 con una bocca saporita tridimensionale e una chiusura di elicriso, il fiore per eccellenza del mediterraneo che culla un'isola che ha ancora tantissimo da dare all'Italia del vino.