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La degustazione

Tollo punta tutto sul biologico: “Anche le cooperative possono fare grandi vini”

03 Gennaio 2019
tollo tollo

di Michele Pizzillo, Milano

“Quando incominciammo a parlare di bio, molti nostri associati mostrarono un po’ di  perplessità”, così esordisce Andrea Di Fabio, direttore marketing della Cantina Tollo, nell’introdurre “The unexpected dinner” che la grande cooperativa abruzzese ha organizzato a Milano per presentare quattro vini biologici dell’ultima vendemmia. 

Anche il ristorante scelto, Bosco Brera, risponde alla filosofia bio che ha intrapreso la cantina abruzzese con la scelta di destinare il 10% dei circa 3.000 ettari di vigne coltivate dagli 800 soci in un territorio che, solo nella provincia di Chieti, si estende dalle colline del litorale adriatico fino alle pendici del massiccio della Maiella. La produzione biologica, come tutta la produzione del grande vigneto che fa capo a Tollo (cittadina di 4.000 abitanti a 20 chilometri da Chieti e da Pescara, situata a ridosso della famigerata linea Gustav voluta da Hitler, subì dolorose rappresaglie nella seconda guerra mondiale), è concentrata sui vitigni autoctoni e tipici del territorio (Montepulciano, Trebbiano, Pecorino, Passerina e Cococciola). Alla degustazione milanese mancavano, però, Passerina e Cococciola che, a quanto pare, sono ancora in fase di sperimentazione per la produzione biologica. Questo dimostra che una struttura cooperativa che non ha mai trascurato sperimentazione e innovazione in vigna e in cantina (oltretutto ne è presidente un medico chirurgo, Tonino Verna, appena riconfermato per il terzo mandato), prima di arrivare al consumatore, vuole la certezza sulla qualità del prodotto. Chi ha partecipato alla degustazione, comunque, non ha avvertito l’assenza di questi due vini, appagati dai tre dop (Trebbiano, Cerasuolo e Montepulciano d’Abruzzo) e dall’igp Pecorino, abbinati agli ottimi piatti di cucina naturale – è la base del locale – preparati dagli chef di Bosco Brera, un ristorante che ritiene fondamentale “la totale trasparenza degli ingredienti utilizzati per i nostri piatti”, ha detto Matteo Cifelli che insieme a Teti Spaolonzi, qualche mese fa hanno creato quest’oasi di benessere nel cuore di Milano.

In 50 anni di attività, la Cantina Tollo ha rilanciato la viticoltura chietina, attività produttiva molto importante per la regione Abruzzo; nonché avviato una serie di iniziative per ammodernare la produzione enologica regionale che negli anni '60, in molte regioni, era destinata alla distillazione. Tollo, insomma, ha fatto scoprire l’altra faccia della medaglia e, cioè, credere in una enologia capace di produrre per il consumo, proponendo vini ben fatti e, al prezzo giusto. Tant’è vero che i vini Tollo, sulle guide di settore, sono sempre segnalati anche per l’ottimo rapporto qualità-prezzo. “Attestati che confermano la qualità della nostra produzione e, ritengo, anche la validità della scelta biologica addirittura quando si era in pochi a crederci, tant’è vero che siamo fra le prime aziende vitivinicole italiane a produrre vini bio – ha detto Di Fabio – Che, con gli incrementi produttivi e le vendite del 2018 (+52% in Italia, +53% all’estero), hanno contribuito alla crescita dell’export che rappresenta il 32% del fatturato totale di 41,7 milioni di euro (+7,5% sul quello del 2017)”. E, aggiunge: “Siamo partiti da una costante attenzione alla salute (vino con solo solfiti naturali), alla sicurezza (origine e filiera controllata), alla sostenibilità e al consumo consapevole”. Questa è la filosofia che accompagna i vini biologici di Cantina Tollo che, secondo il direttore marketing, invitano ad una nuova dimensione del consumo, amano l’ambiente e lo rispettano. E, cosa ha detto Verna appena rieletto presidente? “Le parole d’ordine sono rispetto per il territorio, qualità e innovazione enologica, buone pratiche aziendali. Ringrazio i soci per la confermata fiducia che, insieme alla mia squadra, mi impegno a onorare con il massimo della dedizione e della passione”. Dal 2016, i vini biologici di Cantina Tollo, sono anche certificati vegan.

I vini degustati.

Trebbiano d’Abruzzo biologico dop 2017

Vino di colore giallo paglierino, dal profumo intenso prevalentemente di frutta matura come melone, ananas, pompelmo. In bocca è fresco, sapido, e una accentuata vena acidula e, comunque, molto equilibrato tra note di biancospino e quelle di erbe officinali nonché una vena minerale in chiusura.

Gli chef di Bosco Brera hanno abbinato  “tartare di cervo, tuorlo marinato, pickled di scalogno, nasturtium e sfoglia di grano saraceno”.

Pecorino Terre di Chieti igp biologico 2017

Il colore è paglierino vivace e al naso mostra toni floreali ed erbacei con sentori di frutta esotica. E’ un vino caldo, avvolgente, sostenuto da una gradevole acidità perfettamente bilanciata con la morbidezza che lo caratterizza, compreso l’epilogo a base di sentori di frutta tropicale.

Servito con “salmone tataki, alga mori, acqua di pomodoro, insalatina di daikon e uova di keta”.

Cerasuolo d’Abruzzo dop biologico 2017

Di colore rosa cerasuolo brillante è un vino che esprime dei bei profumi di frutta rossa matura, sostenuti da nuance di rosa. Sorso sapido e fresco, di buon corpo tanto che in bocca è avvolgente e appagante anche sotto l’aspetto aromatico, ripetendo le stesse note dell’aolfatto.

Abbinato a “risotto con crema di ortica, finferli e pecorino”.

Montepulciano d’Abruzzo dop biologico 2016

Dai profumi suadenti di erbe officinali e di frutta secca anche leggermente tostata accompagnati da richiami di piccoli frutti rossi maturi, alla morbidezza unitamente ad un corpo sostenuto e alla trama vellutata che riempiono la bocca, lasciando un aroma delicatamente ammandorlato. Abbinato a “guancia di vitello, purè di sedano rapa, chiodini”.