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La degustazione

Tramin, sfida con lo Chardonnay: dopo Epokale, la cantina punta ad un altro 100/100

02 Novembre 2018
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(Wolfgang Klotz, Andrea Aprea e Willi Sturz)

di Michele Pizzillo, Milano

Essere il “padre” del primo vino bianco italiano premiato con 100/100 da “Wine Advocat” di un’autorità come Robert Parker – l’ormai mitico Epokale ottenuto da uve Gewurztraminer – e prima dalla Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso, incoronato come migliore enologo d’Italia, è ovvio che dai vini firmati Willi Sturz, enologo e direttore tecnico di Cantine Tramin, ti puoi aspettare sempre di aver degustato uno dei più grandi bianchi del mondo. 

Con il Gewurztraminer si va sul sicuro della produzione Tramin, tanto che Decanter l’ha citata come “miglior produttore di Gewurztraminer”. Se, poi, ti viene offerto un calice della novità di quest’anno, Troy (nome dialettale di sentiero) e lo trovi eccellente, pensi “ma questa è una sfida che Willi ha voluto fare a se stesso? Forse sì. Perché, a differenza del Gewurztraminer, lo Chardonnay – e Troy è fatto esclusivamente da quest’uva maturata in vigneti di 25 anni di età, in località Sella, sul versante orientale del massiccio della Mendola, ad un’altezza superiore ai 500 metri – “è la varietà con cui si producono alcuni tra i più grandi vini bianchi del mondo, ma al tempo stesso è anche una tra le più diffuse ad ogni latitudine. Un vitigno che ci fornisce spettacolari esempi di versatilità e che vogliamo arricchire con la nostra interpretazione: un’inconfondibile espressione della terra alpina in cui viviamo”, aggiunge Wolfgang Klotz, direttore commerciale della Cantina.

Che nella presentazione milanese di Troy, guidata dal più brillante degustatore-comunicatore italiano, Luca Gardini, nel “regno” di Andrea Aprea, il bistellato ristorante Vun dell’Hotel Park Hyatt, ha organizzato quella che ci è sembrata una sorta di gioco, con in campo due Chardonnay italiani più Troy, due francesi ed altrettanti californiani e un tedesco, tutti degustati alla cieca. A mano a mano che si andava avanti con la degustazione e la relativa discussione fra amici, ci siamo resi conto che stavamo partecipando ad una straordinaria esperienza conclusasi con una vittoria a pieni voti del campione indicato con il numero 3 (una volta scoperta la bottiglia, ci si è trovati di fronte a Troy Chardonnay Riserva Sudtirol-Alto Adige doc 2015) che, però, nella discussione su una eventuale classifica dei magnifici tre arrivati in finale, sino all’ultimo si è giocato il podio con i due francesi, un Montrachet 1er Cru, di pari costo in enoteca e un Grand Cru che costa il doppio. Uno dei due italiani, che in enoteca costa il triplo di Troy, è stato scartato al primo giro.

Abbiamo qualche difficoltà a raccontare la soddisfazione dei due altoatesini – uno produce, l’altro vende – per il risultato della sfida che Gardini ha condotto con una imparzialità ammirevole, specialmente quando ha cominciato a mettere a confronto i campioni in “gara” (che lui aveva già riconosciuti; d’altronde, ha detto uno dei compagni della degustazione, è campione del mondo), illustrando le diverse facce dello Chardonnay e, in questo caso, terroir, qualità e, soprattutto, stile. Ecco, da questa simpatica gara, è emerso che lo stile produttivo, per i grandi vini è più importante di qualsiasi altro elemento anche qualitativo. E, ovviamente, lo stile di Tramin si è rivelato unico, perfetto così come è stato impostato da Sturz che potremmo immaginare come l’uomo che va in vigna a selezionare uno ad uno i grappoli dell’uva da vinificare per ottenere Troy. Considerato che di questo vino sono stati prodotti 90 magnum e 3.120 bottiglie da 0,75 e di Epokale 1.400 bottiglie, qualcuno potrebbe crederci alla favola dell’enologo-vendemmiatore. Che si schernisce, quando lo diciamo, sottolineando che “abbiamo privilegiato la dimensione umana della coltivazione della vigna che permette la stessa relazione contadino/ettaro di una piccola proprietà. Una struttura diffusa e capillare in cui ogni singolo appezzamento, anche il più piccolo, viene curato da un responsabile che è anche membro della cooperativa”. E, aggiunge: “Uunitamente ad un sistema di incentivazione economica che premia chi adotta metodi di coltivazione della vite ecosostenibili, operando nel pieno rispetto della natura, ci assicura le uve per produrre vini di alta qualità”.


(Willi Sturz e Wolfgang Klotz)

Ovviamente, evitando l’estirpamento della vigne più alte e più faticose da coltivare, oltre che scoraggiare l’abbandono dei piccoli centri di montagna, dove vivono la gran parte delle 180 famiglie che coltivano i 260 ettari di vigna che fanno capo a Cantina Tramin, fondata 120 anni fa per iniziativa di Christian Schrott, parroco di Termeno e membro del Parlamento austriaco che, all’epoca, era una sfida sociale. Tant’è vero che ai  viticoltori associati, la cooperativa assicura la massima assistenza che, oltretutto, permette di avere in cantina uve perfette da trasformare in grandi vini che, attualmente, riempiono 1,8 milioni di bottiglie (70% vendute in Italia e il 30% all’estero) di cui il 75% sono vini bianchi ottenuti da Gewurztraminer, Chardonnay, Pinot grigio e bianco e Sauvignon. Alcuni di questi vini vengono affinati in una miniera dismessa che si trova a 2.000 metri di altezza e dove la temperatura è costante. Il più noto, di questi vini è Epokale ma anche Troy è destinato ad un soggiorno in miniera, confida Sturz. 

Vediamo i due vini degustati a Milano con i piatti preparati da Aprea, cominciando dal neonato.

Troy Chardonnay riserva Sudtirol-Alto Adige doc 2015
Vigne collocate  oltre 500 metri che assicurano le uve per produrre vini eleganti e di una finezza straordinaria che già si percepisce nel colore del vino, giallo oro intenso, prima di sentire i delicati sentori floreali di camomilla e menta in perfetto equilibrio con le note fruttate di agrumi, frutti tropicali e di mandorla e nocciola tostata. La raffinatezza in bocca è eccellente, intanto evidenziando una personalità unica e un bouquet di frutta matura tra tropicale, melone giallo e pesca, tutto sostenuto da una freschezza incredibile e un finale lungo che lascia la bocca piena. Ampio, anche, il ventaglio di abbinamento: dai primi piatti di tutti i tipi alle prelibatezze della cucina alpina, dal pesce ai formaggi anche stagionati.

Nussbaumer Alto Adige Gewurztraminer doc 2016
Un bianco di gran classe dal colore oro lucido e dallo spettro olfattivo abbastanza complesso visto che si percepiscono note erbacee, speziate e di diverse varietà di frutta con un timbro agrumato abbastanza evidente. Al palato è solido, anche con una evidente impronta calda, comunque bilanciata da una consistente sapidità e una bella freschezza molto persistente. Un vino che possiamo dire ancora abbastanza giovane, e ottimo compagni di minestre che prevedono l’utilizzo di verdure, in particolare quelle spontanee di prato.