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La fiera

Sidney, debutta la prima fiera sui vini naturali

22 Gennaio 2013
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Si terrà all'Italian Forum di Leichhardt, ma l'evento non riporta nel titolo il termine “naturale” e gli organizzatori spiegano il perché

Cento vini in degustazione e oltre trenta piccoli produttori. Debutta il 17 febbraio la prima kermesse sui vini naturali a Sidney, il Rootstock Wine Festival.

La location è l'Italian Forum Cultural Center di Leichhardt. Non ci saranno solo vini australiani insieme a loro, protagonisti di questa prima edizione, anche quelli del Vecchio Continente, in esposizione alcune etichette dall’Italia, dalla Francia, dalla Spagna e dalla Grecia. Parteciperanno anche gli Sati Uniti e i vini della vicina Nuova Zelanda. Più che una fiera l’evento si propone come un festival, così recita il sottotitolo “Sustainable and Artisan Wine and Food Festival”. Nasce da un’idea di Giorgio De Maria, proprietario del wine bar 121 BC, Mike Bennie che scrive di vino, e James Hird proprietario del Wine Library bar. Una risposta al crescente interesse verso questa tipologia di vini e filosofia. “C’è una maggiore attenzione sulla provenienza e su come vengono fatti. Quelli naturali sono ricercati e hanno successo qui”, spiega Bennie. 

Gli organizzatori hanno preso spunro dalle tante fiere oltre oceano dedicate a questo settore e che oramai richiamano migliaia di visitatori, punto di riferimento degli amanti del genere. E come accade dalle nostre parti, anche in Australia il termine “naturale” solleva qualche controversia e l’etichetta, la categorizzazione, sembra non essere gradita a qualche vigneron. Motivo per cui il termine naturale non ricorre nel titolo dell'evento. A Decanter.com Bennie spiega il perché: “Non vogliamo essere dogmatici. In fondo i termini artigianali e sostenibili sono indefiniti tanto quanto il termine naturale, spesso confusi. Ma abbiamo deciso di utilizzarli solo perché non c’è altro modo migliore per spiegare al consumatore che questa tipologia è leggermente differenti da quella proveniente dalla produzione convenzionale, che sono fatti in modo artigianale, che provengono da un mondo più rustico, agreste, rispetto a quello meccanizzato”. E prosegue Bennie: “In Australia la gran parte dei vini vengono prodotti in modo industriale, ma al livello delle piccole produzioni, molti produttori australiani stanno cercando di fare vino nel modo più sostenibile. Il fatto che il termine “naturale” venga usato per esprimere una sorta di ribellione da molti viene considerato non corretto, ingiustificato”.

La questione sul concetto di naturale, come testimonia lo stesso Bennie, è più una cosa che però accende e fa discutere il mondo del vino, per il giornalista il consumatore non ha la percezione di tutto questo, del peso della parola e delle sue sfumature. “Ci sono consumatori attenti che ricercano vino naturale perché ne comprendono il significato. Alla maggior parte degli australiani interessa solo che il vino sia buono”. Il tracciare la linea di demarcazione “noi/loro” che poi inevitabilmente salta fuori quando si tratta del tema (in Italia soprattutto, aggiungiamo noi) non  è abitudine, o meglio costume degli Australiani, precisa l’organizzatore. “Lo spirito di questa fiera – dichiara infine – è quella di includere e no di escludere. Pensiamo che i vini siano un argomento cardine che possa aiutare a mettere di più in comunicazione i produttori con il consumatore”. 

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