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La fiera

Vini naturali, Vivit potenzia? Maule e Bea: “C’è spazio per tutti”

19 Dicembre 2012
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Angiolino Maule e Giampiero Bea

Adesso  sono tre gli appuntamenti nazionali di riferimento sui vini naturali.

Alle due tappe tradizionali di VinNatura  e Viniveri  si aggiunge quella del Vinitaly, Vivit lo spazio all’interno di Veronafiere dedicato ai vigneron che fanno vino naturale e che ha debuttato con grande affluenza di pubblico l’anno scorso. L’Ente Veronafiere ha oramai deciso, confermandolo con questa seconda edizione, di aprirsi definitivamente  al comparto del biologico e del biodinamico. Per le cantine un ulteriore vetrina a disposizione attraverso la quale presentarsi agli operatori del settore di mezzo mondo. Proprio qualche giorno fa sono stati dati gli ultimi aggiornamenti su Vivit 2013 (dal 7 al 10 aprile). Adesso questo spazio sarà aumentato per accogliere più cantine. L’obiettivo di Veronafiere è quello di ampliare l’offerta. Ed è lo stesso dei due eventi che, a ridosso della fiera veronese bacino d'attrazione per buyer e operatori esteri, si svolgono a pochi chilometri. Appuntamenti oramai diventati tradizionali, sebbene più recenti del Vinitaly: VniNatur  a Villa Favorita (che quest’anno si terrà dal 6 all’8 aprile) e ViniVeri a Cerea (dal 6 all’8 aprile). Le mete diventate un must per gli appassionati del genere.

Per gli organizzatori Angiolino Maule di VinNatur e Giampiero Bea presidente di ViniVeri la scelta di Vinitaly di offrire una vetrina al mondo del “naturale” non costituisce alcuna minaccia. Nessun cono d’ombra ai due eventi ed entrambi assicurano, già a qualche mese dalle date di aprile, un aumento della partecipazione dei vigneron, e anzi accolgono con favore il Vivit. “Significa che si toglie più chimica ai vigneti, se vogliamo dirla così, quindi ben venga il Vivit”. Anche Bea pronuncia parole simili: “Il Vinitaly è una piazza importante ed è in linea adesso con quello che abbiamo iniziato a fare dieci anni fa. Non temiamo nessuna erosione di quote. Noi continuiamo a dare continuità al nostro lavoro, anzi aumenteremo sempre di più la qualità dei vini proposti e anche il numero di cantine. Abbiamo già spedito gli inviti di partecipazione e ricevuto l’ottanta per cento delle adesioni ancora a mesi di distanza dall’evento. Allargheremo ulteriormente anche la partecipazione ai produttori stranieri”. Cosa che anche la seconda edizione del Vivit proporrà, altra novità questa, allestendo all’interno del padiglione 1, in alternativa alla partecipazione diretta delle cantine, alcuni dispenser con vino biologico e biodinamico prodotto fuori dall’Italia. Solo un appunto fa Bea: “Noi riconosciamo al Vinitaly grande capacità di attrazione – dichiara – e non lo nascondiamo ma non accettiamo l’aggettivo di parassiti che fino ad ora ci è stato dato. Organizziamo l’evento a nostre spese, sosteniamo le cantine, non prendiamo soldi pubblici e chiediamo la presenza ad invito”.

C’è poi un dato che emerge confrontando le fiere in questione, compreso il Vivit:  il numero degli espositori partecipanti. Guardando gli elenchi della scorsa edizione, si aggira intorno ai 120.  Un numero significativo per capire, sapendo che vi sono produttori che sposano la filosofia di VinNatur  o di Viniveri, chi partecipa invece a Verona. Probabilmente molti produttori hanno scelto di non mancare a più appuntamenti nelle stesse date, dividendosi tra l’uno e l’altro salone. O vi saranno cantine che scelgono per la prima volta di esporre a Verona trovando uno spazio consono alla loro filosofia di produzione. Verona potrebbe costituire ancora la piazza di riferimento soprattutto per allacciare rapporti con i mercati esteri, ma la motivazione del successo di Vivit la apprenderemo con l’edizione 2013 e le successive. Comunque, sta di fatto, secondo quanto dichiarano gli organizzatori, per tutte e tre le tappe si prevede una crescita del numero di cantine presenti. Se la tipologia di vini a cui si aprono i tre eventi è la stessa, la politica del prezzo, in termini di costi di partecipazione, è diversa. Mentre VinNatur e Viniveri chiedono una quota al produttore di circa 600 euro Vivit risulta più caro, intorno ai mille euro a banchetto.

C.d.G.