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La manifestazione

Polenta, focaccia, ma anche hot dog, canguro e coccodrillo: a Roma il trionfo dello street food

21 Marzo 2019
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(Lo stand siciliano)

Torna dopo il grande successo delle prime due edizioni, con la partecipazione alle numerose tappe in giro per l’Italia, e circa quattro milioni di persone, la Terza Edizione del Festival Internazionale dello Street Food 2019, ideato ed organizzato da Alfredo Orofino.

Il primo appuntamento, per tutti gli appassionati di street food, è stato a Roma a piazzale della Radio, vicina alla nota Porta Portese. La manifestazione nasce dall’idea di portare nelle piazze, all’aria aperta, il  cibo che generalmente non si ha modo di mangiare a casa, gustando sapori di varie nazionalità. Ristoranti su ruote che girano l’Italia e propongono le prelibatezze gastronomiche, tipiche dei cibi di strada, all’insegna della qualità e realizzate con estrema professionalità. International street food ha come protagonisti circa 30 chef su strada, che impastano, friggono, bollono, infornano, arrostiscono come se fossero tra le mura dei loro laboratori, immutando così la passione per la buona cucina e la qualità del risultato.


(Lo stand argentino)

In Italia acqua, farina, olio e pomodoro per creare tante specialità come i maccheroni e la pizza, simboli della cucina italiana, nati proprio come cibo di strada, a New York con i carretti di Hot dog, a Istanbul con i chioschi del Kebab o le creperie sui boulevard di Parigi sono tutti luoghi simbolo dello Street Food. Rimanendo in Italia, basti ricordare che a Napoli, nelle strade, si mangiavano i maccheroni e la pizza a portafoglio, in Valle d’Aosta la polenta con il lardo di Arnad, in Liguria la focaccia di Recco, la farinata o la panissa genovese, in Emilia Romagna la piadina o lo gnocco fritto senza dimenticare il pinzone di Ferrara ma il palato è esigente non ci si ferma solo ai sapori tradizionali, un buon viaggio che si rispetti ci deve far spaziare almeno con il gusto anche verso altre parti del mondo. Il circuito del 2019, coinvolgerà un maggior numero di città, ampliando l’interesse  a cucine più ricercate come quella australiana con il canguro, il coccodrillo, la zebra, l’emu in padella e nel panino, quelle provenienti dai Balcani con il kulak, la tolumba o il sultan jash e tante altre che hanno arricchito i gusti e i sapori dei tanti presenti .


(Lo stand australiano)

Dopo Roma, il tour, si sposterà ad ad Aprile a Ivrea, Gorizia, Napoli, Como; nel mese di maggio Milano, Pescara, Cosenza, Busseto; a giugno Vasto, Latina, Nettuno, Lucca, Formia; a luglio Falconara Marittima, Trieste, Silvi Marina, Sabaudia; ad agosto Reggio Calabria; a settembre Ostia, Frosinone. Il pubblico ha potuto gustare molti piatti regionali italiani, alcuni non conosciuti ai più, come le seadas fritte, culurgionis di Ogliastra, una prelibatezza sarda, il classico panino alla nuorese con crema di pecorino e salsiccia sarda, il carciofo alla giudia romano, la bombetta di Alberobello, la salsiccia rossa e l’hamburgher rosso di Castelpoto (Presidio Slow Food  dal 2009), piccolo paese del beneventano, l’hamburgher piemontese con carne di fassona, formaggio toma, pancetta caramellata e salsa verde, il Bubble tea, servito sia caldo che freddo, con palline aromatizzate alla frutta che quando le bevi salgono dalla cannuccia ed “esplodono in bocca”. 


(Lo stand pugliese)

Nel 2018 il Festival è stato il primo a livello nazionale, toccando in lungo ed in largo l’Italia con tantissimi appuntamenti, l’edizione  2019 si prepara ad essere all’altezza delle aspettative e  sempre all’insegna dell’eccellenza;  grazie al suo know how, le sue manifestazione sono anche arricchite da dell’intrattenimento di qualità che varia di città in città,  passando da Dj  famosi ad artisti di strada. Il patron Alfredo Orofino ha raccontato come il successo avuto nella capitale ha richiesto la possibilità di un altro appuntamento oltre quello di questa giornata. Quello a cui tiene molto è quello di non definire una sagra questo evento, ma un appuntamento culturale popolare dove alla base di tutto c’è la ricerca della qualità. La selezione che avviene è scrupolosa, e come dice Orofino, “ho detto molti “no”, perché per me viene prima di tutto, la qualità dei prodotti, il rispetto dei canoni di igiene e sanitaria, la diversificazione dei piatti, ed anche e non da ultimo l’estetica della presentazione. Sono molto orgoglioso di aver avuto la fiducia degli operatori stranieri che hanno fatto molta strada per poter partecipare. Esportare il format all’estero? Ci sono state molte proposte, sintomo di un grande interesse per l’argomento, e sto vagliando alcune possibilità, certo che un grande freno deriva dalla differente legislazione che c’è tra i vari Stati, che rende un po’ complicata l’organizzazione.

Marco Sciarrini