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La manifestazione

Salone del Gusto. Dalla Svezia al Brasile, gli appuntamenti con gli chef

14 Settembre 2012
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Beto Pimentel, Gaston Acurio, Magnus Nilsson, Lorenzo Cogo

Ci sarà quella del profondo Nord Europa, quella dei giovani, quella che proviene dai tropici e dal Nord Africa, quella etnica albanese.

Ecco la cucina che sarà protagonista al Salone Internazionale del Gusto di Slow Food in programma a Torino dal 25 al 29 ottobre. Tanti gli appuntamenti, dentro e fuori il Lingotto, con incontri e degustazioni sul cibo dedicati ai piatti del territorio e alle produzioni artigianali, frutto del lavoro di piccoli agricoltori.

Giovedì 25 ottobre al Teatro del Gusto, alle 19,  i sapori verranno da oltreoceano nel sipario “Que maravilha, quanta fruta hoje”. Un viaggio a base di frutta. A fare da cicerone sarà lo chef Beto Pimentel del ristorante Paraìso Tropical, locale che si trova nel cuore di Salvador de Bahia. Qui lo chef brasiliano, che vanta una formazione di agronomo, porta avanti il suo progetto di valorizzazione delle varietà tipiche del territorio, con un frutteto da 60 ettari con oltre 6000 alberi da frutto indigeni. Ognuna di queste varietà diventa un ingrediente nelle mani di Beto, che ha abbracciato completamente la filosofia del buono, pulito e giusto. Il Paraìso si presta anche a laboratorio e banco di prova per tutte quelle produzioni tradizionali a rischio che Slow Food tutela nella vicina regione del sertão.  

Sabato 27 ottobre in programma c’è il Laboratorio del Gusto con la cucina di Altin Prenga,che a Lezhë nel suo ristorante Mrizi i Zanave coniuga essenzialità e creatività. I ricordi dell’infanzia di Altin sono legati alla realtà del regime comunista, con i prodotti senza marchio, senza varietà, senza possibilità di scelta. La svolta arriva a nemmeno vent’anni, quando, trasferito in Italia, lavora come lavapiatti in un ristorante stellato in Trentino: «Forse è proprio lì che mi sono innamorato della cucina e del buon cibo». Dopo dodici anni Altin rientra in Albania, e usa ciò che ha imparato per valorizzare la tradizione culinaria della sua terra, ispirato da realtà come Slow Food. 

Il 28 ottobre alle 20,30 in Corso Trapani 91 b, a Torino, alla Fabbrica dell “e” sede del Gruppo Abele, l’appuntamento è con Lorenzo Cogo, il giovanissimo chef proprietario di El Coq di Marano Vicentino, Damiano Donati del Serendepico a Gragnano di Lucca, Iuri Chiotti del ristorante Antiche Contrade di Cuneo ed Enrico Panero del Marin di Eataly Genova, che cucineranno insieme mettendo sul piatto la loro filosofia di cucina che ha un unico filo conduttore: la materia prima.

Sempre il 28 alle 20,30 a sventolare sarà anche la bandiera della biodiversità di Gaston Acurio, uno dei cuochi più famosi dell’America Latina, il primo tra i peruviani. Nella sua cucina c’è il nocciolo dell’esperienza ricavata lavorando fianco a fianco con Ferran Adrià, ma anche un’idea sociale di rilancio del Perù, partendo prima di tutto dalla cucina dove rappresenta già un’eccellenza, anche grazie alle straordinarie risorse offerte dal territorio. L’appuntamento con i suoi piatti è all’Hotel Golden Palace – Winner Restaurant, in via dell’Arcivescovado 18 aTorino.

Il 29 ottobre alle 13 al Teatro del Gusto, si potrà assaporare la cucina di Magnus Nilsson, firma del ristorante Fäviken Magasinetdi Jarpen, che a Torino porterà un po’ di Svezia con i piatti della regione dello Jämtland. Nilsson introdurrà i commensali alla scoperta del suo Paese con uno stile innovativo che lega la natura, i prodotti locali alla contaminazione globale. Esponente della new generation di chef di alta cucina del Nord Europa, chiamata appunto l’onda del Nord. Il pubblico potrà assaggiare le proposte che lo chef offre nel suo locale immerso nei boschi della Svezia settentrionale: elvaggina e pesca, ma anche bacche, erbe, licheni e quanto altro offre l’orto del Fäviken Magasinet.
 
Ancora il 29 ottobre alle 14,30 al Lingotto Fiere, l’appuntamento è con il cous-cous. Laboratorio del Gusto tra Sicilia e Algeria. A prepararlo saranno Sid Alì Lahou e Marilù Terrasi. Sid oggi guida una cooperativa che produce fino a tre tonnellate di semola al giorno per 14 tipi diversi di cuscus. Dall’altra sponda gli fa eco Marilù, che serve il suo cuscus accompagnato da ballate e canzoni tradizionali. E tra i segreti di questo piatto, uno dei più importanti è certamente la lentezza, unita a una gestualità che sembra dare alla preparazione l’aspetto di una celebrazione sacra.

C.d.G.