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Carlo Cracco si fa in “5”: apre in Galleria a Milano il nuovo regno dello chef stellato

21 Febbraio 2018
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(Carlo Cracco)

di Michele Pizzillo, Milano

Cinque piani nel corpo centrale della Galleria che collega il Duomo a Palazzo Marino e al Teatro alla Scala, è il nuovo regno di Carlo Cracco che aprie ufficialmente oggi contestualmente con l’inizio della settimana della moda. 

Una location unica, dove ogni livello ha un “ruolo” da svolgere: caffè-bistrot al piano terra, ristorante al primo piano, salone privato per eventi speciali al secondo piano, cantina nel seminterrato. Alla presentazione della nuova location ha partecipato il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il Soprintendente alle belle arti Antonella Ranaldi – con Fabio Fazio presentatore -, per sottolineare che questo è un progetto che può contribuire a restituire alla Galleria progettata da Giuseppe Mengoni e inaugurata nel 1877, il suo ruolo originario di “Salotto di Milano” che, secondo il sindaco Sala, per un po’ si era appannato, “per questo mi piace dire grazie a chi ha voluto questo progetto ambizioso, ai responsabili degli enti di controllo che ne hanno agevolato la realizzazione, a chi ha saputo interpretare il ruolo della galleria”. Una location che unisce le diverse anime della ristorazione: dal bistrot-café del piano terra, lungo la passeggiata coperta della galleria – che proporrà colazioni e pasti veloci – al ristorante del primo piano, affacciato sugli stucchi e i decori dell'Ottocento – con una carta in continuità con le proposte del ristorante di via Victor Hugo – fino alla Sala Mengoni del secondo piano, riservata agli eventi; nel seminterrato, infine, le cantine.

“Carlo ha fatto le cose in grande e proprio quando la Galleria è tornato ad essere il salotto dei milanesi”, ha aggiunto Sala. Tutto firmato dagli architetti Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli, che non hanno solo inventato un luogo inedito eppure immediatamente familiare, perché espressione di una legacy architettonica che spazia dalla seconda metà dell’800 a Gio Ponti, ma un’idea di stile milanese al tempo stesso sobrio, raffinato e leggero, presente nell’immaginario a livello intuitivo, pur senza avere prima d’ora trovato una sua forma realizzata. Punto di partenza, il necessario gioco di corrispondenze con la Galleria e il suo vocabolario architettonico: lesene, trabeazioni, bassorilievi, grottesche, mosaici oltre, naturalmente, al mosaico della cupola. Al piano terra, per esempio, le pareti sono in stucco, dipinte a  mano con un motivo  a damasco che ricorda i disegni Fortuny, il pavimento in mosaico è in accordo cromatico con l’esterno, il grande bancone-bar della fine dell’800 è stato trovato a Parigi. Di grande impatto è l’ascensore, che ad ogni piano subisce una metamorfosi per sintonizzarsi con l’ambiente circostante, costruito interamente in ferro e decorato a finto bronzo con inserti in vetro al piano terra che ai due livelli superiori diventa rispettivamente in specchio e metallo dorato, e in cantina dipinto con una patina scura.

E, la proposta gastronomica? Al piano terra il bistrot-cafè, sotto la guida di Alessandro Troccoli, offrirà piatti meno elaborati per pranzi e cene veloci e informali, con uno spazio tutto dedicato alla pasticceria e alle creazioni in cioccolato del pastry chef Marco Pedron, con brioche, torte, praline e biscotti preparati nel laboratorio dedicato al piano ammezzato e disponibili sia per essere gustati in loco che per essere acquistati.

Al primo piano il ristorante, articolato in tre sale e due privè, con grandi finestre che si affacciano sull’Ottagono e la Galleria, piastrelle su disegno di Gio Ponti, che ha pure ispirato i servizi di piatti Richard Ginori, ideati dagli architetti e realizzati appositamente per Cracco. Qui la cucina – con Luca Sacchi sous chef – sarà all’insegna della continuità con quella del ristorante di via Hugo. Non mancheranno piatti classici, dall’insalata russa caramellata al tuorlo d’uovo marinato, dal risotto allo zafferano e midollo alla piastra al rombo in crosta di cacao. Una carta a parte, con proposte come ostriche e spaghetti al caviale e selezione speciale Spigaroli, per lo scenografico Fumoir: bancone in mogano e zinco, bottiglieria con specchio ed elementi nichelati di gusto Art Deco messi in risalto da pareti rivestite in filato metallico verde muschio. Il secondo piano, infine, è raggiungibile privatamente dal cortile affacciato su via Pellico ed è riservato alle occasioni speciali con la sua Sala Mengoni.


(Alex Bartoli)

Nel seminterrato la cantina, che insieme al ristorante sarà controllata dal giovanissimo Alex Bartoli, che ospita oltre 2.000 etichette e 10 mila bottiglie, con un’importante selezione di vini francesi – “è quanto ci chiedono i nostri clienti”, confida Alex che prima da arrivare qui è stato quattro anni da Pinchiorri – che è dedicata, oltre che alla vendita, alle degustazioni. Un progetto mastodontico anche nei numeri: 50 i coperti al piano terra, dehors incluso, 50 al primo piano, e fino a 100 posti seduti e 150 in piedi per il secondo livello. Ad aprile, poi, partirà il progetto “Galleria Cracco”, che coinvolgerà una serie di artisti italiani contemporanei nel realizzare 3 volt all’anno interventi per le lunette dell’ammezzato, trasformate in tre vetrine d’arte fruibili giorno e notte dagli oltre 100.000 visitatori quotidiani della Galleria.