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La novità

Richard Geoffroy dallo champagne al sakè: “Vi dico perché mi sono innamorato del Giappone”

30 Settembre 2021
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di Marco Sciarrini

Elegante appuntamento al Jardin de Russie a Roma, dove è stato presentato alla stampa italiana l’uscita del Saké Iwa 5 Assemblage 2 di Monsieur Richard Geoffroy.

Qui la cucina dello chef Nazzareno Menghini ha idealmente abbracciato la cultura enogastronomica italiana e giapponese, i valori e lo spirito di Iwa 5 con un Sake a tutto pasto. Richard Geoffroy, nasce nel cuore della regione dello Champagne, ed è diventato il quinto chef de cave della Maison Dom Pérignon. Nel 2018 ha dato concretezza alla sua passione per il saké, il tradizionale vino di riso giapponese, dopo essere stato per 28 anni alla guida delle Maison di uno dei marchi culto dello Champagne. L’approccio di Geoffroy risulta rivoluzionario per la produzione del distillato più rappresentativo del Giappone puntando sull’armonia dell’assemblaggio, in un abbraccio tra la cultura artigianale ed enogastronomica di Oriente e Occidente. Assemblaggio probabilmente è il termine che rappresenta di più il percorso professionale e umano di Richard Geoffroy, dove armonia ed equilibrio sono i componenti principali. Il Sake è nihonshu, così unicamente giapponese come lo Champagne è unicamente francese. La passione per il Giappone risale già dal 1991, e la passione per il sakè è giunta subito dopo tanto da diventare l’oggetto principale del suo studio, conclusa la sua esperienza come Chef de Cave di Dom Pérignon. Non avendo conoscenze dirette, Geoffroy in linea con la fama di spirito audace e visionario, ha fondato una sagakura, una distilleria di Sake, in un momento in cui il numero di kuras attivi si riduce e vengono concesse pochissime licenze per la distillazione. La distilleria nonostante l’ispirazione alla tradizionale architettura rurale giapponese, favorirà la sperimentazione, e sarà inaugurata nel prossimo ottobre.

L’obiettivo è quello di essere fedele allo spirito del Sakè, ma diventare al contempo una proposta completamente internazionale. La sperimentazione sarà il filo conduttore nella produzione del Sake, la sfida ad un processo finora rimasto quasi immutato per secoli, attraverso una maestria nell’Assemblage unica. In giapponese Iwa significa “Roccia” o “Roccia bianca” e deve il suo nome al sito di Shiraiwa, situato nella città di Tateyama (prefettura di Toyama), immersa in una risaia di dieci ettari in una linea che demarca le colline pedemontane dalla pianura coltivabile, con accesso alla pura acqua locale in arrivo direttamente dalle fonti sul tetto del Giappone, con nevicate tra le più abbondanti al mondo. A sud, i monti Hida si estendono per tutta la regione. Sono dominati dal Monte Tate, una delle “Tre Sacre Montagne” del Giappone. A nord-ovest si erge la città di Toyama, all’orizzonte: il Mar del Giappone. Montagne, terra, mare, villaggio, città: un paesaggio giapponese per eccellenza. Principale protagonista dei primi passi di Iwa in Giappone: l’archistar Kengo Kuma, il cui stile che gioca tra ombra e luce e l’attenzione per il paesaggio e la sua natura rappresentano quei valori simbolici ed estetici in cui si riconosce Iwa. Kuma ha poi introdotto al progetto Ryuichiro Masuda, Ceo di Masuda Shuzo, azienda di Sake a conduzione familiare fondata nel 1893. La sua regione natale di Toyama sarebbe poi diventata la città sede di Iwa e il luogo in cui Kengo Kuma avrebbe costruito la sua prima Distilleria di Sake. A completare quell’Assemblage unico che ha dato vita a Iwa, concorrono anche il designer Marc Newson, che ha letteralmente scolpito Iwa nel vetro, reinterpretando i codici estetici dei tradizionali recipienti per il Sake e che ha scelto di rifinirla con una lucentezza vellutata e insieme scura, mentre l’ideogramma è stato realizzato dalla calligrafa Mariko Kinoshita in collaborazione con il designer Hideki Nakajima.

(Jardin de Russie – ph Igor Gentili)

“Si dice spesso che la seconda fase di un progetto sia la più difficile – afferma Richard Geoffroy – Quanto è vero. Ma qui è stato per puri motivi di contesto. A causa della pandemia, ho dovuto, tristemente, rimanere a casa, in Francia, lontano dal Giappone dove nasceva Assemblage. I campioni di ogni singolo componente dovevano essermi spediti, e io dovevo trarre il massimo dal telelavoro. Pur dovendo affrontare così tante difficoltà logistiche e così tante sfide, sono rimasto focalizzato, dando priorità alle mie scelte. E questa è stata un’occasione di apprendimento e di esperienza, tanto a livello personale che per lo stesso progetto Iwa 5. Credo che questi vincoli mi abbiano spinto a lavorare e performare ad uno standard ancora più elevato”.

La realizzazione di questo Sakè avviene attraverso un processo sperimentale riconsiderato ogni anno e si evolverà in modo sottile, facendo emergere nuove caratteristiche, nuove sfaccettature. La filosofia di produzione rispetto al sakè classico è spostata verso un maggiore equilibrio tra naso e palato. Le sensazioni sono fini. La sua opulenza è contenuta ed eterea, la sensazione di dolcezza conferma il suo equilibrio. Intensità, lunghezza e persistenza sulle note saline, sapide, con spiccato carattere di umami. Complesso e stratificato, Iwa 5 Assemblage 2 pone un’enfasi particolare sugli aromi puri e intensi: un profumo sottile e vibrante di chiara percezione. Le caratteristiche continuano ad evolversi all’aumentare della temperatura e della respirazione: a 10 gradi è sobrio, teso, preciso, puro, luminoso, cristallino, vegetale, floreale, a 14 gradi è energico, più persistente, vibrante, speziato, fruttato, a 18 gradi è ampio, corposo, finemente suadente, tattile/minerale/persistentemente amaro, sapido, appetitoso, leggermente terroso, con sentori di liquirizia. Dalle parole di Monsieur Geoffroy, Iwa 5 continua a migliorare nel tempo con la capacità di conservarsi per anni a basse temperature, in tutta sicurezza aprendo a nuove prospettive.