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La proposta

Il territorio del Parmigiano Reggiano si candida a Patrimonio dell’Unesco. Deserti, direttore Consorzio: “Abbiamo tutte le carte per farcela”

27 Febbraio 2013
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Il territorio dove nasce il re dei formaggi italiani, l'eccellenza casearia che ci rappresenta in tutto il mondo, si candida a Patrimonio mondiale immateriale dell'Unesco.

L'areale che comprende l'Emilia Centrale e la Bassa Lombardia, terra del Parmigiano Reggiano, punta all'inserimento nella prestigiosissima lista dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura che raccoglie i siti e le opere che rappresentano eccezionale importanza dal punto di vista culturale e naturalistico.

Il progetto è seguito dal club Unesco di Reggio Emilia in collaborazione con il Consorzio del Parmigiano Reggiano. Lo studio redatto per la candidatura verrà presentato venerdì nell'Aula Magna dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Riccardo Deserti, direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ci ha dichiarato in anteprima: “Lo spirito con cui il Consorzio guarda a questa opportunità è di assoluto favore e attenzione. Riteniamo assolutamente auspicabile questo riconoscimento per il nostro territorio, la sua cultura e tutti gli aspetti immateriali che lo compongono e lo rendono unico e di cui il Parmigiano Reggiano è il prodotto materiale. In questo senso non siamo gli attori principali di questa candidatura, che riguarda soprattutto l’identità del territorio, ma in quanto tale ci piace pensare al formaggio Parmigiano Reggiano come ad un guanto che calandosi sul territorio trasforma l’immateriale in materiale”.

Le carte per potere ambire a tale riconoscimento quindi ci sarebbero tutte. “L'iniziativa – sottolinea in una nota Silvio Cari Gallingani, curatore dell'iniziativa per il Club Unesco di Reggio Emilia – parte dalla considerazione che questo territorio rappresenta un 'unicum' particolare, caratteristico, complesso e delicato che si è modificato nel tempo per opera di una pluralità di fattori umani, storici, culturali, ambientali e che, come tale, sia degno di particolare valorizzazione e tutela”. 

Daniela Corso